Duplice omicidio avvenuto il giovedì 22 Agosto 1968 tra le 00.15 e le 00.25.

Verso le 21:30 del 21 agosto 1968 Antonio Lo Bianco, con la sua auto, una  Alfa Romeo Giulietta bianca targata AR 53442 si ferma sotto casa di Stefano Mele e Barbara Locci. Barbara Locci esce per andargli incontro, come se fosse un appuntamento fissato.

Dato che Natalino Mele era già in strada sale sull’auto del Lo Bianco e non vuole scendere tanto che la madre lo porta insieme a loro. Natalino ha già conosciuto il Lo Bianco il giorno prima e lo chiama “zio” come è abitudine per ogni amante della madre. I tre a bordo dell’Alfa Romeo si dirigono verso Signa.

Quella sera Antonio Lo Bianco e Barbara Locci con il figlio di lei Natalino Mele escono dal cinema salgono a bordo della Giulietta del Lo Bianco, ma invece che tornare verso Lastra a Signa si dirigono verso via di Castelletti dove raggiunto il ponte sul Vingone. Qui, subito dopo il ponte, l’auto svolta in una stradina sterrata che costeggia il torrente e si ferma a circa 100 metri dalla strada asfaltata.

Castelletti di Signa è una zona relativamente isolata e buia il terreno in piano; lateralmente dove è parcheggiata l’auto è presente vegetazione non molto folta né molto alta. Il tempo necessario al trasferimento da piazza Cavour a questa posizione può essere quantificato dai 5 a 10 minuti. L’auto quindi si ferma nella stradina sterrata non oltre le 00:25.

I due si fermano per consumare un rapporto sessuale in un luogo tranquillo con Natalino, che durante il tragitto, si è addormentato sul sedile posteriore della macchina.

Giulietta sul luogo dell’omicidio

La macchina è posizionata sulla stradina sterrata a fianco del torrente Vingone ad una distanza circa di 100/150 metri dalla via asfaltata e con il muso in direzione di Sant’Angelo a Lecore.

I due amanti vengono raggiunti da una serie di proiettili sparati dall’esterno della macchina.

Il figlio di Barbara Locci, Natalino, si sveglia e visti la madre e lo “Zio” morti scende dall’auto e raggiunge, alle 2.00 di notte, la casa di Francesco De Felice in via Vingone 154/1 di S. Angelo a Lecore, tratto della via Pistoiese in comune di Campi Bisenzio, ed a questi suona il campanello.

Il De Felice risulta sveglio perchè il suo bambino piccolo ha difficoltà a dormire ed ha chiesto un bicchier d’acqua. Il De Felice è certo nel riferire l’orario  in cui Natalino suona il campanello avendo consultato l’orologio data la sorpresa che qualcuno suonasse a quell’ora. In risposta al campanello si affaccia alla finestra dal lato strada. Natalino gli dice: “Aprimi la porta perché ho sonno, ed ho il babbo ammalato a letto. Dopo mi accompagni a casa perché c’è la mi’ mamma e lo zio che sono morti in macchina.

Il De Felice apre la porta pensando ad un incidente stradale. Il bambino risulta illeso, è solo e privo delle scarpe, ai piedi solo dei calzini. Dal Rapporto Giudiziario Matassino risulta indossare un maglione grigio, pantaloni corti marrone scuro, calzini gialli e non calza scarpe.

Il De felice parla con Natalino il quale gli racconta: “Era buio, tutte le piante si muovevano, non c’era nessuno. Avevo tanta paura. Per farmi coraggio ho detto le preghiere, ho cominciato a cantare la tramontana… La mamma e’ morta, e’ morto anche lo zio. Il babbo e’ a casa malato.” Il De Felice continua a fare domande per cercare di capire che cosa è successo. “dov’è la tu mamma, perche’ è morta?” e Natalino “è laggiù nella macchina con lo zio, vicino al cimitero” Il De Felice “ma no, vedrai che non è morta, dormiranno” e Natalino “no sono morti, davvero… L’ho vista. Alla mamma ho preso la mano, è proprio morta” ancora il De Felice “ma dove sono?” e Natalino “laggiù, in mezzo ai campi, nell’auto

Il De Felice chiama il padrone di casa Marcello Manetti, che abita al piano di sopra, ed insieme usando la macchina del Manetti, raggiungano la caserma dei Carabinieri di San Piero a Ponti a Signa. Raccontano la storia e il De felice puntualizza che quando si è affacciato alla finestra non ha visto altre persone allinfuori di Natalino.

Il De Felice e il Manetti assieme al piantone della caserma dei Carabinieri Mario Giacomini, tornano a casa del De Felice e poi circa alle 3.15, i tre assieme a Natalino percorrano la strada inversa fatta dal bambino.

Tutti e quattro imboccano la stradina che, superato il fosso di fronte a casa, si inoltra nei campi. L’andare, dopo un po’, si fa disagevole, perché la via è ostruita da cumuli di pietre. Superati i primi ostacoli, sono costretti a tornare indietro. Passando per Signa, e seguendo le indicazioni del bambino, che afferma di essere stato ivi a cinema, imboccano la strada di Castelletti e, poco dopo il bivio di Comeana a sinistra, girano in una strada campestre sulla destra, fiancheggiata dallo stesso lato dal Vingone, che non è visibile, per l’argine alto e per la fitta vegetazione estiva.

A circa cento metri dall’inizio, scorgono il posteriore di una Giulietta bianca tg. AR, con il lampeggiatore destro in funzione. Con l’ausilio di una lampada portatile, notano all’interno della Giulietta i cadaveri di un uomo e di una donna.
Non vi è nessuna luce d’intorno e neanche quella della Luna. Accertatesi della presenza dei cadaveri il Giacomini con il De Felice e il Manetti si recano alla stazione locale comunicando il ritrovamento. Vedi: Rapporto Matassino 21 settembre 1968 e Sentenza Rotella 13 dicembre 1989 Pag.10-11

Un aspetto che ci ha lasciato sempre perplessi è il tempo, inteso come intervallo tra una posizione e l’altra.  Ad esempio il lasso di tempo per trasferirsi da piazza Cavour al luogo dell’omicidio o il lasso di tempo tra il momento dell’omicidio e il momento in cui Natalino suona il campanello al De Felice.

Come abbiamo scritto, cioè il parere più comune fra le letture fatte, la macchina del Lo Bianco si ferma nel punto dell’omicidio al massimo alle 00.25. Nella realtà è molto probabile che uscendo dal cinema alle 00.00, orario di termine del film, 25 minuti per raggiungere il luogo in macchina siano anche troppi. Oggi con Maps è facile fare un calcolo anche se approssimativo (considerando che la circolazione stradale può essere cambiata); il software ci indica un tempo di sei (6) minuti, arrotondiamo anche a 10 (dieci) minuti.  Quindi è probabile che la macchina si sia fermata sulla stradina sterrata a 00.10 e che a 00.25 l’omicidio si fosse già consumato. Sappiamo che l’assassino sorprese i due in “effusioni” iniziali, quindi al massimo 10/15 minuti dopo che si erano fermati, quindi l’orario 00.25 può essere compatibile.

Sappiamo anche che Natalino suonò al De Felice alle 2.00 del 22 agosto, cioè un ora e trentacinque minuti dopo l’omicidio. La distanza che c’è fra l’automobile e la casa del De Felice è circa 2 chilometri e 300 metri, su una strada sterrata, senza scarpe e di notte. Sempre che Natalino ci sia arrivato da solo. Sicuramente un’impresa difficile per un bimbo di 6 anni spaventato a morte, ma cosi difficile da richiedere 1 ora e 35 minuti di tempo?  Sempre con Maps proviamo quanto ci metterebbe un adulto, risulta circa 26 minuti, che per tutte le condizioni avverse del terreno e la giovane età del bimbo vogliamo raddoppiare e arrotondare a 60 minuti pieni, e siamo non larghi, ma davvero ampi. Avanza quindi 25/30 minuti che non sappiamo come sono stati impiegati da Natalino.

Qui una possibile teoria.

22 Agosto 1968 Delitto di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco a Signa

20 pensieri su “22 Agosto 1968 Delitto di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco a Signa

  • 12 Marzo 2021 alle 08:40
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    Aprimi la porta perché ho sonno…e poi scagiona subito il padre! E’ probabile che la Tramontana l’ha cantata con lui mentre assieme andavano dal Sig. De Felice. Se a 6 anni canti per esorcizzare la paura, cammini dopo l’omicidio di tua madre per 2 km allora ti puoi anche infilare le scarpe! Ma la cosa più sconcertante è che non parli dei colpi di fuoco che hanno squarciato il silenzio della notte. Per me Stefano Mele era nel luogo del delitto.

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  • 1 Giugno 2021 alle 00:08
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    Il piccolo Natale quella triste notte aveva un rossore intorno agli occhi, più marcato a quello destro…era sdraiato sul sedile posteriore col volto in direzione del volante, forse le fiammate degli spari della .22 la causa principale, e uno dei bossoli era nell’incavo del sedile posteriore. Chissà se all’epoca qualcuno gli ha chiesto nell’immediato, se udiva bene, si aveva qualche certezza in più.
    Curiosa la data, 21/22 (quest’ultimo è anche il calibro dell’arma)
    Curiosa ricorrenza poco nota, il 21 agosto 1614 moriva la contessa ungherese Erzsebet Báthory, macchiatasi, secondo un suo stesso diario, di 650 omicidi con tortura, di giovani donne.

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    • 18 Dicembre 2022 alle 01:05
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      Mamma mia, che storia orribile, quella dell’Ungheria. Storia cmq vera! Purtroppo, mbeh, certo! Centinaia di giovani donne morte. Storia peggiore delle più brutte, di cui si viene a conoscenza ora, in Italia e nel mondo.

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      • 18 Dicembre 2022 alle 10:01
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        Non cogliamo il nesso, le morti in Ungheria, e il caso in oggetto.

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  • 1 Giugno 2021 alle 15:31
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    Ecco, il 1614 mi mancava proprio nelle vicende del Mdf.
    Chissà se negli annali romani sia possibile trovare anche qualche spunto che potesse aver ispirato la contessa Báthory a morire proprio quel giorno.

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    • 1 Giugno 2021 alle 22:01
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      Quanto poco rispetto per gli altri, disegnino.

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  • 15 Settembre 2021 alle 23:17
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    In effetti è difficoltoso ritenere questo delitto azione di chi uccise negli altri duplici omicidi…in comune c è solo l’introvabile Beretta e i proiettili spillati nel faldone -che non dovevano trovarsi lì ma distrutti visto il giudizio già definitivo sul Mele Stefano-
    Egli era (cor)reo, positivo al guanto di paraffina, nonostante cospicue macchie di grasso sulle mani,chi dice tentativo di cancellare le tracce di sparo o grasso proveniente dalla catena della sua bici “saltata” forse nel concitato fuggire in quella scurissima notte di agosto tra il
    -21, anniversario di morte della femminicida E. Báthory- ed il
    -22, Beata Vergine Maria Regina
    L’occulto che poi prevaricherà Maria (donna per eccellenza) ipotesi non peregrina se consideriamo, anche, le confidenze di Pacciani ad un suo difensore…”queste storie sono minestre del Diavolo”

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  • 17 Settembre 2021 alle 15:57
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    “in comune c è solo l’introvabile Beretta”…
    quindi poca roba anzi niente, se paragonate alle evidenze relative a medici, dottori, mandanti, sette, stragismo neofascista, minacciatori di estetiste, combriccole di avvinazzati, oligofrenici ed magari pure alieni verdi con le antennine.

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  • 28 Settembre 2021 alle 00:24
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    Io leggerei bene prima di sminuire posts altrui…
    Penso che il delitto del ’68 sia avulso dalla serie attribuibile a/i mdF -qui, credo, la ricorrenza particolare sia un caso ma niente nega possa aver ispirato i “successori” dei seguenti omicidi-
    è diverso il modus operandi niente escissione né ferite di arma bianca, ci fu un reo confesso -positivo al g.di paraffina- e l ipotesi di complici dal “rapporto Torrisi” non sembra campata in aria -cmq FV risultò negativo al guanto di p., mano dx, per completezza.
    La pistola “guarda che ci sono otto colpi” poi ne sparerà
    -dieci proiettili contro S.Baldi e Cambi Susanna
    -dieci all’ultimo delitto detto “degli Scopeti”
    La stessa ed un altra arma?
    Forse il Vampa ne custodiva per l’alt(r)o livello?

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  • 4 Gennaio 2022 alle 23:00
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    Tutto vero quello che racconta Natalino, il percorso l’ha fatto da solo….Forse c’è una spiegazione perchè non ha sentito gli spari.. il bambino dormiva…secondo me era stato fatto dormire di proposito con qualche sonnifero………

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    • 4 Gennaio 2022 alle 23:51
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      Tutto vero… Fra Natalino e suo padre ci sono state decine di versioni diverse, tutto vero in base a cosa?

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  • 30 Marzo 2022 alle 14:20
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    Mi chiedo sempre se il futuro mostro di Firenze conoscesse la coppia “Locci-Lo Bianco”…se al posto di loro due ci fosse stata un’altra coppia cosa sarebbe successo…domanda…il luogo era freqauntato da coppiette…

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    • 2 Febbraio 2023 alle 17:44
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      Questa è una gran bella domanda, che ho posto più volte e a cui nessuna fonte da me consultata è stata in grado di fornire una risposta. Ci riprovo: qualcuno ha a disposizione anche minime prove che fosse una zona frequentata da coppiette? Grazie

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  • 4 Gennaio 2024 alle 12:24
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    È initile contare i minuti di un bambino, si è trovato da solo, con i morti in auto, ha detto di aver pregato. Il fatto di essersi presentato al De Felice alle 2 di notte è possibile, avrà dapprima aspettato un po’ prima di cercare aiuto presso qualche abitazione.

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  • 3 Aprile 2024 alle 08:35
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    Buongiorno chiedo gentilmente alla Redazione la fonte di due passaggi riportati nel testo che se confermati sarebbero piuttosto interessanti. Il primo é il dialogo virgolettato tra De Felice e Natalino:

    Il De felice parla con Natalino il quale gli racconta: “Era buio, tutte le piante si muovevano, non c’era nessuno. Avevo tanta paura. Per farmi coraggio ho detto le preghiere, ho cominciato a cantare la tramontana… La mamma e’ morta, e’ morto anche lo zio. Il babbo e’ a casa malato.” Il De Felice continua a fare domande per cercare di capire che cosa è successo. “dov’è la tu mamma, perche’ è morta?” e Natalino “è laggiù nella macchina con lo zio, vicino al cimitero” Il De Felice “ma no, vedrai che non è morta, dormiranno” e Natalino “no sono morti, davvero… L’ho vista. Alla mamma ho preso la mano, è proprio morta” ancora il De Felice “ma dove sono?” e Natalino “laggiù, in mezzo ai campi, nell’auto“

    Il secondo è passaggio in cui si dice che:

    Tutti e quattro imboccano la stradina che, superato il fosso di fronte a casa, si inoltra nei campi. L’andare, dopo un po’, si fa disagevole, perché la via è ostruita da cumuli di pietre. Superati i primi ostacoli, sono costretti a tornare indietro. Passando per Signa, e seguendo le indicazioni del bambino, …

    Credo id avere consultato tutti i documenti pubblici sul caso ed ho anche letto il testo di G.P. Zanetti che riporta per intero gli atti d’indagine e non mi pare di essermi imbattutto in questi passaggi, per cui immagino possa trattarsi di una libera interpretazione (il primo) e di un equivoco (il secondo). Però preferisco chiedere conferma perché sarebbero molto interessanti.

    Grazie mille!

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      • 4 Aprile 2024 alle 14:57
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        Grazie mille, credo di avere in larga parte chiarito i miei dubbi.

        Il secondo passaggio é effettivamente riportato nella sentenza Rotella, presumibilmente frutto degli interrogatori di De Felice e Manetti tenutisi nel 1985 e mai resi pubblici (o perlomeno non li trovo sul vostro sito).

        Il primo passaggio invece, quello con il virgolettato tra De Felice e Natalino, non lo rintraccio in nessuno dei due documenti. Facendo una ricerca sul web lo si ritrova per intero nella pagina Wikipedia dedicata al Mostro, e in quella sede la fonte citata é “Storia delle merende infami” di Nino Filastò, che a sua volta l’avrebbe preso dalla perizia Matassino. Questo resterebbe l’unico mistero perché io nella perizia Matassino quel dialogo non lo trovo, mentre non dispongo del testo di Filastò per effettuare un controllo incrociato.

        Grazie mille per la risposta

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  • 8 Luglio 2024 alle 16:22
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    Questo delitto non c’entra proprio niente coi successivi. Ma poi … e’ stato pacciani? vanni? lotti? si conoscevano allora? oppure era solo pacciani che in futuro ha preso a uccidere con lui gli altri due ubriaconi. da ridere se non ci fosse da piangere.

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