Alle ore 7,00 i carabinieri si presentano presso l’abitazione di Stefano Mele in via via XXIV Maggio a Lastra a Signa. Suonano il campanello dell’inquilino del piano di sotto rispetto l’appartamento del Mele, ma prima che l’inquilino aprisse il Mele si era già affacciato per vedere chi fosse e dicendo: “aspettavo che mi portassero la notizia se del caso fosse capitato qualche cosa”. I Carabinieri comunicano al Mele della morte della moglie e dell’amante. Il Mele afferma che è rimasto sveglio tutta la notte, in attesa della moglie e del figlio, ma che non è uscito a cercarli perché si sentiva male. I carabinieri trovano Stefano Mele già vestito e con le mani sporche di grasso, viene condotto dagli stessi carabinieri presso la caserma di Lastra a Signa per accertamenti.
Dal rapporto giudiziario Matassino.
“Si comunica al Mele che la moglie, unitamente all’amico “Enrico”, identificato poi per Lo Bianco Antonio, è stata uccisa durante la notte, in località “Castelletti” di Signa, mentre trovavasi a convegno amoroso. La reazione dell’uomo è relativa e poco genuina, non si preoccupa di sapere come è successo, bensì immediatamente precisa che lui per tutta la notte non si è mosso da casa. Dichiara di non sapere dove la moglie dovesse andare con l’amico né se vi fosse qualche persona che avesse interesse ad uccidere i due. Parla delle visite ricevute a casa durante il giorno 21 e nomina il Lo Bianco ed un tale “Virgilio”, giovane siciliano non meglio conosciuto, affermando che anche questi è stato amante della moglie circa un anno prima. Non fornisce altre indicazioni e precisa nuovamente che lui non si è mosso da casa perchè malato. A suo dire ha avuto sul posto di lavoro dei conati di vomito con forte bruciore di stomaco. Chiede infine notizie del figlio, ma con tale fare che lascia chiaramente intendere che ne conosce di già le sorti.”
Una rapida indagine fra il vicinato conferma che Francesco vinci era un assiduo frequentatore della casa del Mele. Il Mele viene accompagnato presso la stazione dei carabinieri.
Alle 9.30 circa comincia l’interrogatorio di Stefano Mele da parte del Maresciallo Maggiore dei carabinieri Filippo Funari. Stefano Mele racconta che la Moglie è uscita di casa per andare al cinema e ha portato dietro Natalino. Che lui si sentiva poco bene e che ha atteso il rientro della moglie per tutta la notte. Inoltre fa varie dichiarazioni soprattutto elencando gli amanti della moglie fra cui i tre fratelli Vinci, Lo Bianco che lui conosce come Enrico, un certo Virgilio che in realtà è Carmelo Cutrona. Racconta inoltre che sia Cutrona che Lo bianco erano stati a trovarlo nel pomeriggio del 21 agosto e Cutrona può certificare il suo stato di malattia dato che era rimasto con lui quasi un’ora. Poi comincia ad esternare dei sospetti sugli amanti della moglie, in particolare su Francesco Vinci.
Stefano Mele dichiara: “Non so chi potesse avere interesse a uccidere mia moglie. Francesco Vinci, un amante di mia moglie a giugno l’ha minacciata di morte. Carmelo Cutrona è un amante di Barbara e quando ieri pomeriggio è venuto a casa si è molto turbato a veder lì Enrico (che in realtà è Antonio Lo Bianco)”.
Da notare che a causa del dialetto sardo con cui Stefano Mele si esprimeva, forse volontariamente per ritardare l’interrogatorio, i CC furono costretti a trovare qualcuno che riuscisse a tradurre il dialetto. Si trattava del CC Francesco Mostallino nato a Cagliari.
Dato le affermazioni del Mele viene anche rintracciato Francesco Vinci e convocato.