Circa alle 3.30 arrivano sul posto i Carabinieri di Signa con a capo il Maresciallo Maggiore Gaetano Ferrero. Il Ferrero è accompagnato dai carabinieri Alberto Fanelli, Corrado Giacomelli e Mario Giacomini. E’ il Ferrero che compie un primo sopralluogo, identificando le vittime. Il Ferrero descrive l’auto indicando che i finestrini e portiere risultano tutti chiusi, tranne la portiera posteriore destra che è accostata e che il finestrino anteriore di sinistra è aperto per tre centimetri mentre il posteriore sinistro è aperto a metà. La vittima maschile è identificata come Antonio Lo Bianco, muratore siciliano residente a Lastra a Signa, questo grazie a uno stato di famiglia rinvenuto nel cruscotto dell’auto. L’uomo giaceva supino sul sedile anteriore destro ribaltato e le mani reggevano i pantaloni con cinghia e bottoni slacciati.
La Barbara Locci identificata probabilmente dai documenti contenuti nel borsellino che viene notato sul pavimento tra sedile e portiera destra anche se nel verbale viene indicato che non sono stati toccati. La donna giaceva sul sedile anteriore sinistro (posto di guida); semisdraiata, con il capo reclinato sulla spalla sinistra e gli arti superiori di fianco al tronco.
All’apertura della portiera anteriore sinistra una scarpa, la sinistra, del Lo bianco rotola a terra. Aprendo la portiera anteriore destra viene notato, nello spazio fra la portiera e il sedile, un borsellino di colore verde e un fazzoletto.
Il Ferrero redige il suo rapporto il 22 agosto 1968 Verbale del sopralluogo MM Gaetano Ferrero. Il rapporto sostanzialmente indica il ritrovamento di alcuni bossoli e descrive il primo sommario esame del medico legale.
Il MM Gaetano Ferrero redige un secondo rapporto il 25 agosto 1968. in questo secondo rapporto evidenzia che:
– l’autovettura stessa si trovava nella posizione rilevata successivamente dal Dottore CAPONNETTO, Sostituto Procuratore della Repubblica :in sede di sopralluogo e fotografata dagli specialisti del Nucleo Investigativo del Gruppo CC, di Firenze. Ugualmente dicasi per i cadaveri a bordo;
– La freccia luminosa destra era in funzione di lampeggio;
– tutte le portiere erano chiuse, tranne quella posteriore destra che era semiaperta;
– tutti i cristalli delle portiere erano alzati in posizione di chiusura totale, tranne quello della portiera posteriore sinistra che era abbassato a metà e quello della portiera anteriore sinistra pure abbassato’ di circa tre centimetri;
– la località era completamente buia, cielo coperto con leggera foschia e molta umidità. I vetri del lunotto posteriore erano completamente appannati; quelli delle portiere e del parabrezza si presentavano meno appannati. La superficie dell’autovettura era ricoperta da un leggero strato di rugiada. Nessun segno si rilevavano sulle parti bagnate;
– per ispezionare l‘interno dell’autovettura è stato necessario da parte di noi M.M.c.s. FERRERO Gaetano aprire con cautela la porta anteriore sinistra;
– durante l’operazione l’apertura di detta portiera, una scarpa da uomo che appoggiava nell’interno contro la portiera stessa, scivolava a terra all’esterno.
– Con l’ausilio di una torcia elettrica attraverso la portiera aperta veniva eseguito un sommario esame per accertare l’eventuale esistenza di armi, con esito negativo;
– per identificare i due cadaveri a bordo, veniva anche aperta la portiera destra;
– contro codesta porta, fra il sedile alla base poggiava un portamonete color verde e in fazzoletto da naso che non sono stati rimossi;
– infine i1 cadavere veniva identificato da una “situazione di famiglia” rilasciata dal comune di Lastra a Signa intestata a LO BIANCO Antonio rinvenuta nel cruscotto […]
Tutto ciò premesso e accertato che i due cadaveri si potevano identificarsi belle persone del LO BIANCO Antonio e della LOCCI Barbara entrambi da Lastra a Signa. Veniva disposto il piantonamento dell’autovettura a mezzo dei carabinieri GIACOLELLI E GIACOMINI suddetti mentre il M.M.s.c. FERRERO, col C/re FENELLI, si riportavano in questa caserma, dove veniva interrogato il bambino MELE Natale e, quindi, telefonicamente si avvertiva dell’accaduto il Maresciallo Filippo Funari comandante della Stazione di Lastra a Signa, affidandogli l’incarico di accertare la posizione del marito della LOCCI (cui il figlio asseriva essere a casa ammalato) e quella dei familiari del LO BIANCO e di accertare per identificare tutte quelle persone che ebbero rapporti comunque con i predetti e di convocarli in caserma e, quindi, segnalava L’accaduto a chi di dovere.