Il 24 agosto 1968, verso le una di notte, Salvatore Vinci, chiamato in correità da Stefano Mele, viene prelevato dai carabinieri che lo conducono in caserma dove arriva circa alle 8.00 di mattina.
Verso le 9.30 arrivano il Procuratore Caponnetto e il Tenente Dell’Amico per sentire nuovamente Stefano Mele e più tardi Salvatore Vinci.
Stefano Mele viene nuovamente interrogato. Ad interrogarlo sono Caponnetto e Dell’Amico, che ne ha disposto l’arresto la sera prima.
Alla rilettura del precedente verbale Mele lo conferma. Dato però che i vigili del fuoco non hanno recuperato la pistola che Mele sostiene di aver gettato viene interrogato su questo aspetto. Il Mele cambia allora la sua versione e afferma di aver restituito la pistola a Salvatore Vinci: “C’è solo un particolare che non corrisponde a verità, quello in cui riferisco il modo in cui mi sono disfatto della pistola. In verità non gettai l’arma, ma la ridiedi a Salvatore dopo l’omicidio”.
In quel momento i carabinieri sono di nuovo sul luogo dell’omicidio per cercare ancora la pistola che Stefano Mele diceva di aver gettato.
Stefano Mele non sa che Caponnetto ha convocato sia Salvatore Vinci che è già stato interrogato.