Stefano Mele

Un nuovo interrogatorio da parte del Giudice Istruttore Dr. Giovangualberto Alessandri e del PM Gaetano Premolla, presente anche il Tenente Olinto Dell’Amico. A Stefano Mele viene fatto presente che Natalino nega la presenza di Francesco Vinci sul posto, ma colloca un suo parente, tal Pietro sulla scena. Mele confessa indirettamente che lui ha fatto il nome di Francesco, come quello degli altri perché erano gli amanti della moglie. 

Quando il g.i. pone Mele di fronte al dilemma di chi debba essere creduto tra lui stesso e suo figlio, che ha chiamato in causa persone diverse da quelle indicate da lui, ed egli dichiara: “La legge non crederà a me, ma naturalmente a mio figlio, perché è più giovane ed è innocente. Io con questo non ho detto che dobbiate credere a mio figlio“. Il giudice gli rappresenta che il figlio ha accusato del duplice omicidio un suo parente e Mele risponde: “Mio figlio chiamava zii anche gli amanti di mia moglie“. Aggiunge: “Non so spiegarmi perché mio figlio parli in questi termini. Mio figlio, dopo il mio arresto, è stato anche a trovare un giorno il fratello della mamma…“.
Gli si prospetta l’eventualità di un confronto con il bambino, ed egli dice: “Va bene. Può darsi che parlando con il bambino anch’io mi ricordi meglio le cose“.

Il confronto non si farà, e il bambino in Assise, ritratterà ogni indicazione, fuorché contro suo padre. Vedi Sentenza Rotella 13 dicembre 1989 Pag. 42/43

Un riferimento di Mele nell’interrogatorio del 26 maggio 1969 (già citato stesso luogo) ad una visita fatta da Natalino nel marzo ’69 al fratello della mamma, della quale egli avrebbe saputo, stando in carcere, anche dalla viva voce del figlio. Si noti che questo riferimento è fatto da Mele proprio per spiegare perché Natalino, come gli contesta il giudice, accusi un parente (nella cui casa di abitazione, ed è il caso di Mucciarini, sarebbe stato dopo il fatto) di concorso con lui. Vedi Sentenza Rotella 13 dicembre 1989 Pag. 56/57

26 Maggio 1969 Interrogatorio Stefano Mele (12°)
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