Inizia il processo a Stefano Mele presso la Corte D’Assise di Firenze presieduta dal Dr. Saverio Coniglio. Il PM è Antonio Spremolla e Avvocati difensori per il Mele sono Dante Ricci e Sergio Castelfranco. Oltre alle accuse di omicidio di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco ci sono anche le accuse di calunnia a danno di Salvatore Vinci, Francesco Vinci e Carmelo Cutrona.
Stefano Mele sentito in aula accusa apertamente Francesco Vinci negando la sua presenza sul posto e affermando che questa sua deduzione è data dal fatto che il Vinci aveva dimostrato gelosia nei confronti di barbara e che aveva minacciato più volte di volerla uccidere, inoltre lo accusa di detenere una pistola che nascondeva nel bauletto della lambretta. In seguito, dopo una consultazione con i suoi avvocati aggiunge che in realtà lui era presente, erano arrivati insieme sulla lambretta, che aveva sparato il Vinci mentre lui osservava e che poi se ne era andato portando via la pistola. Lui era rimasto perchè Natalino si era svegliato dopo che il Vinci si era allontanato, e lo aveva accompagnato alla casa del De Felice. Ammette di aver riscosso un risarcimento assicurativo di 480.000 lire e che le aveva consegnate, come ogni stipendio, alla moglie.