Il fascicolo del delitto Barbara Locci – Antonio Lo Bianco del 1968, per cui è stato condannato Stefano Mele, viene restituito alla Cancelleria della Corte d’Assise di Firenze, (Sembra quasi uno scherzo, leggendo la data). Come vedremo in seguito al fascicolo di un processo chiuso in via definitiva sono allegati i bossoli e i proiettili repertati in occasione del delitto del 1968 a Castelletti di Signa. Come vedremo questo fascicolo e soprattutto i corpi di reato, nel 1982, assumono un’importanza notevole ed aprire la, cosi detta, Pista Sarda.
Questo la ricevuta di invio a Firenze degli atti del fascicolo Mele:
Si devono notare due cose, la prima è che non c’è la firma del cancelliere fiorentino a certificare di essere entrato in possesso del faldone Mele, la seconda è che la ricevuta sembra riferirsi solo agli atti del processo Mele e non ai corpi di reato.
Secondo l’art. 622, secondo comma c.p.p. previgente, si prevedeva che le cose sequestrate come corpo del reato e appartenenti al condannato, debbano essere confiscate e devolute allo Stato; mentre la normativa successiva di cui all’art. 6 della l.n. 152/75 ne prevedeva il versamento alla Direzione d’Artiglieria. Comunque sia, come prova a carico, non doveva essere conservata allegata al fascicolo ma presso il deposito competente all’ufficio corpi di reato.
Possibile Che nessuno, alla Corte d’Assise di Firenze, alla Corte d’Assise di secondo grado di Firenze, alla Corte d’Assise di Cassazione a Perugia e poi, ancora, presso la Cancelleria della Corte d’Assise di Firenze, per otto anni circa, nessuno, si sia accorto che al fascicolo processuale erano allegati i bossoli appartenenti ai proiettili utilizzati per un duplice omicidio in aperta violazione delle disposizioni del codice?
Un evento che menti critiche che analizzano il caso non possono ritenere un incidente di percorso che, ne Giudici, ne avvocati, ne periti ne funzionari, abbiano notato e fatto correggere.
Ciao a tutti, intanto complimenti per l’impostazione del blog, che mi pare improntata a una doverosa sobrietà. Spero continui così.
Volevo dire la mia su alcuni punti riguardo la presenza nel fascicolo dei reperti del 1968. Innanzitutto una nota di carattere operativo. La legge da voi citata, riguardo ciò che è di nostro interesse, recita “Le munizioni e gli esplosivi confiscati devono essere versati alla competente direzione di artiglieria”. Le disposizioni si applicano ad armi, munizioni e materie esplodenti, ma è quantomeno controverso, tutt’oggi, se i bossoli siano da considerarsi munizioni. Una circolare del 22 marzo 1999, chiarisce che “i bossoli risultanti dallo sparo di munizioni per arma da guerra non possono essere considerati parti di munizioni per armi da guerra, mancando il requisito della destinazione espressamente previsto dall’art. 1, comma 3, della legge n. 110/1975”.
Ma c’è dell’altro. Non è affatto acclarato che bossoli e palle siano stati conservati negli archivi allegati al fascicolo. Sappiamo solo che così li trova il GI Tricomi quando riceve il fascicolo sulla propria scrivania. Questi, però, aveva fatto espressa richiesta di ottenere, insieme al fascicolo, anche i reperti. Infatti, scrive al Cancelliere della Corte di Appello di Perugia: “In uno al procedimento mi si vorrà trasmettere anche il Corpo di Reato onde effettuare le comparazioni balistiche tra bossoli repertati in occasione dell’omicidio Locci/Lo Bianco con quelli repertati nei duplici omicidi commessi in Firenze e in oggetto indicati”. Fascicolo e reperti dovevano essere trasmessi a Firenze “tramite sottufficiale del Reparto Operativo CC di Firenze latore della presente”. Quindi è possibile, anzi molto probabile, che i bossoli e le palle siano stati recuperati nell’ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Firenze (ove il tutto era tornato, come da voi detto), per essere poi imbustati, spillati al fascicolo e il tutto consegnato, in blocco unico, al sottufficiale in attesa. Tricomi manifesta sorprese, certamente, ma spiega nel suo libro in cosa restò sorpreso. Quando fece la richiesta dei reperti temeva che fossero andati ormai distrutti, ma non per una disposizione di legge, ma semplicemente perché, di tanto in tanto, anche nell’Ufficio Corpi di Reato si fanno le pulizie. Grazie mille per lo spazio concessomi e buon proseguimento.
Grazie, la sua ipotesi può essere tenuta in considerazione da chi legge. C’è da dire che se il GI Tricomi avesse voluto chiarire questo aspetto, e magari l’ha fatto e per questo era sorpreso, poteva domandare al sottoufficiale del N.O. CC se era stato lui a spillare la busta di plastica o se aveva ritirato il plico già con la busta spillata.
La Redazione.
Questo è un elemento chiave della vicenda, se non temessimo depistaggi ci sembrerebbe una procedura magari non consueta, niente più
Salve Luca (aggiorno)
Esistono disposizioni, che fra l’altro cerco per metterle in articolo, che indicano che i reperti devono essere conservati separatamente presso appositi depositi rispetto ai fascicoli e perizie. Immagino, ma sarebbe da chiarire, che se tu ritiri il fascicolo firmerai una ricevuta per presa consegna e altrettanto per il materiale probatorio. Non solo, per il materiale probatorio probabilmente sussiste anche un lista, forse duplice, che accompagna il reperto e rimane presso il deposito. Una lista di cosa esattamente viene consegnato. Dico duplice perchè in caso di ritorno al deposito del materiale e viene sollevata una obbiezione che manchi qualcosa chi restituisce deve avere una lista esattamente di cosa ha preso per un eventuale confronto. Sappiamo che il nostro dubbio non c’è stato allora, anche se avrebbe dovuto esserci in quanto oltre la busta spillata probabilmente doveva esserci anche la ricevuta di cosa prelevato.
Altri magistrati, sapendo poi dell’episodio, si sono più che meravigliati.
A Firenze e Perugia c’è la Corte di Assise, magari ad Assisi ci sarà anche la Corte di Assisi
ehehehhe grazie, molto divertente, corretto.
Salve
Scusate se ripeto questa considerazione, ma ritengo più opportuno questo spazio per ribadire la domanda posta in calce ad altro articolo: nel rapporto giudiziario datato 21 9 68 si dice che i bossoli sono stati tutti fotografati, esistono ancora quelle foto? Sono mai state comparate con i bossoli effettivamente spillati alla busta?
Un conto sono le fotografie fatte dalle forze dell’ordine sul posto, altra cosa le fotografie, che non si trovano più, che dovrebbe aver fatto il perito Innocenzo Zuntini. Queste dovrebbero essere poste in confronto.
Nella perizia Zuntini 1968 non sono mai nominate fotografie dei reperti. La deduzione più semplice è che tali fotografie non vennero proprio fatte da Zuntini, o – in ipotesi subordinata e improbabile – fatte ma non allegate. Quindi non ci fu mai nulla da confrontare per i successivi consulenti balistici se non i reperti stessi. A questo punto conta solo la descrizione nel testo della perizia, sulla quale non ho le competenze per esprimermi.
Come giustamente rilevato, le foto dei bossoli all’interno dell’auto, cui sembra far riferimento Matassino (Allegato 6 del Rapporto) hanno il solo scopo di evidenziare il luogo del ritrovamento e non possono essere utili per confronti.
D’altra parte, Lorenzo Mencaccini ha tempo fa attirato la mia attenzione su un disegno in calce alla perizia Zuntini 1974, nel quale viene descritto il rigonfiamento del fondello dei bossoli 1974, attribuito ancora “ad arma usurata con molla esausta”. Forse è già stato evidenziato, nel caso mi scuso della ripetizione.
Tutto corretto, ci rimane però il dubbio, dato il livello tecnico dell’epoca, che un perito come Zuntini non abbia fatto degli scatti fotografici. Il dubbio permarrà. La comunanza indicata da Zuntini sia nel 1968 che nel 1974 del rigonfiamento imputato ad una pistola usurata e con molla esausta viene oggi confutato da alcuni esperti che ritengono non sia dovuto ad usura ma alla conformazione della camera. Non essendo, a nostra volta, esperti prendiamo solo atto. Resta il fatto che le descrizioni di estrattore ed espulsore differiscono nelle due perizie definendo l’arma del 1968 usurata e quella del 1974 in piena efficienza.
Indubbiamente. Resta però anche il fatto che Zuntini, a quanto pare, nota il medesimo rigonfiamento nei bossoli del 1968 e 1974,dandone la stessa spegazione, giusta o sbagliata che fosse. E’ questo a mio parere il punto significativo.
Possibile. Se prendiamo in esame il singolo dato ed eliminiamo gli altri possiamo eliminare anche i dubbi.
Salve a tutti.
Sembrerebbe che Zuntini avesse fisicamente allegato alla perizia consegnata al sost. proc. dr. Caponnetto una bustina di plastica contenente i bossoli.
La fonte sembra autorevole perché si tratta dell’avv. Filastò che conosceva molto bene sia Zuntini sia il suo metodo di lavoro
Salve. Questo può essere probabile. Il perito non è che può trattenersi le prove, le deve restituire alla Procura e la procura depositarle a sua volta. Il problema è come questo sacchetto sia finito allegato al faldone Mele.