Alle 7.30 di domenica mattina un contadino di nome Pietro Landi, residente poco distante, si reca presso la vigna chiamata “Le Fontanine” per sistemare dei pali.
Si tratta della piazzola detta “Le Fontanine” sita nella frazione Rabatta di Borgo San Lorenzo.
Arrivato sul posto nota una automobile parcheggiata, una FIAT 127 blu, e vede una persona all’interno appoggiata sul lato sinistro come se dormisse. Incuriosito si avvicina e vede dietro alla macchina una figura che in un primo momento scambia per una statua, solo avvicinandosi ulteriormente capisce che si tratta di una donna nuda a gambe e braccia divaricate e piena di sangue. Pietro Landi scopre i corpi di Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore.
Il Landi torna verso casa dove incontra Manicarchi Gioacchino a cui racconta tutto. Il Manicardi gli suggerisce di rivolgersi alla famiglia Fusi che possiede un telefono per chiamare i Carabinieri. Il Landi va a casa Fusi ed incontra Francesco Fusi (figlio di Aldo Fusi) a cui riferisce cosa ha visto.
Francesco si reca con l’auto alla stazione dei CC di Borgo San Lorenzo. Si presenta alle 7.45 e qui riferisce al CC MM Michele Falcone quello che Pietro Landi aveva visto alle Fontanine di Rabatta e cioè un corpo di sesso femminile steso a terra, completamente nudo, dietro una macchina al cui interno giaceva un altro corpo insanguinato.
Presso la stessa stazione dei CC, intorno alle 8.00, arrivano anche due uomini di nome Andrea Pettini e Vincenzo Gentilcore che sono preoccupati in quanto il due figli, Stefania e Pasquale, non sono ancora rincasati.
Il CC MM Michele Falcone, con alcuni carabinieri della stazione di Borgo San Lorenzo, si dirige presso le Fontanine di Rabatta con la convinzione che i corpi segnalati appartengono ai ragazzi scomparsi. Nel tratturo indicato viene trovata una automobile Fiat 127, con lo sportello destro aperto, al limitare di un campo di grano e una vigna, distante pochi metri da un palo dell’alta tensione e a circa 300 metri dal fiume Sieve. I Carabinieri, accertata la presenza dei corpi di due ragazzi, comunicano con la propria stazione CC chiedendo di avvisare via radio il Comando CC di Firenze il quale si mobilita immediatamente con il Nucleo Investigativo e il Comandante Compagnia Carabinieri di Firenze.
Contemporaneamente il Pretore di borgo San Lorenzo convocava Chini Maria Grazia e Silvano Marinai per identificare la ragazza e Gerardo Luordio per identificare il ragazzo. L’identificazione di entrambi è positiva per Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore.
Il Pretore convoca quindi il medico condotto di Ronta, Dr. Michele Mercatalli come perito per procedere alla ricognizione e descrizione dei cadaveri. Procedeva inoltre alla delimitazione dei luoghi, all’identificazione della vettura FIAT 127 targata FI 598299 che risulta intestata a Vincenzo Gentilcore.
Da una prima osservazione si evince che il ragazzo è seduto al posto di guida, appoggiato allo sportello sinistro che presenta il vetro infranto. Il suo braccio sinistro risulta incrociato sotto la gamba sinistra. Il ragazzo indossa solo i calzini e gli slip. Al momento si notano svariate ferite imputate però ad arma da taglio ed una da punta, solo in seguito all’esame autoptico si accerterà l’uso di un’arma da fuoco. Risulta raggiunto da cinque proiettili che hanno generato svariate ferite. Al braccio sinistro, all’emitorace sinistro, al cuore, alla regione lombare, alla regione inguinale sinistra e la zona ombelicale. Sono presenti inoltre alcuni colpi da arma bianca all’emitorace destro di cui alcuni profondi anche per 10 cm.
La Ragazza invece giace distesa a terra supina dietro l’automobile, il suo volto è praticamente sotto il tubo di scappamento. Si presenta completamente nuda con gli arti superiori e inferiori divaricati. E’ stata raggiunta da tre proiettili al fianco destro, al ginocchio della gamba destra, anche in questo caso accertato dopo l’esame autoptico. Presenta inoltre numerose ferite da arma bianca alcune con forte penetrazione ed altre superficiali. Le ferita da arma bianca sono distribuite su tutto il corpo e si concentrano soprattutto in zona toracica sinistra, addominale e sulla regione pubica. Presenta inoltre un tralcio di vite discretamente lungo, ripiegato su se stesso, ed abboccato alla vagina. Al davanti dello sportello destro c’è una piccola pozza di sangue coagulato che si continua con una strisciata fino alla mano destra della ragazza.
L’automobile si presenta con la portiera destra aperta, la sinistra chiusa con la sicura con la sicura e il finestrino infranto.
Il sedile anteriore destro è reclinato completamente indietro, mentre il sinistro è in posizione normale, lo specchietto retrovisore interno è distaccato dalla sede ed è sul fondo della vettura dalla parte del passeggero. La radio è accesa con il mangianastri in funzione ma gira a vuoto.
A una distanza di circa 2 m. dalla ruota anteriore destra in corrispondenza dello sportello destro vi è un una parte delle mutandine blu appartenenti a Stefania Pettini macchiate di sangue. Ad una distanza di circa 3.5 m. Dall’auto posizionati sotto una pianta di vite vengono ritrovati degli indumenti ed un foglio di carta con stampata l’intestazione di una lavanderia. Gli abiti, che sembrano essere stati ripiegati, sono due paia di pantaloni da uomo, un paio da donna. Uno dei pantaloni da uomo è avvolto in una carta con stampata l’intestazione di una lavanderia. Presenti poco distanti gli slip di Stefania Pettini a cui manca il brandello di stoffa su menzionato. Gli slip sono sporchi di Sangue. Ad una distanza dall’auto di circa la metà rispetto a questi indumenti c’è una camicia (giubbotto?) da uomo. Esaminando i pantaloni da uomo, in uno di questi, è ritrovato il portafogli di Pasquale Gentilcore contenente 33.800 lire.
Una volta svolta la prima ricognizione cadaverica da parte del Dr. Mercatelli ed eseguite le fotografie di rito da parte della squadra P.G. di Borgo San Lorenzo e dal nucleo P.G. dei CC di Firenze i cadaveri dei due ragazzi vengono rimossi e trasportati con le ambulanze della Misericordia presso l’Istituto di Medicina Legale di Firenze. Assieme ai giovani corpi vengono inviati alcuni reperti, il tralcio di vite, le scarpe, recuperate all’interno della macchina di Pasquale Gentilcore con all’interno dei tovagliolini rattrappiti ed un paio di mutandine strappate e insanguinate repertate fuori dalla macchina. Le scarpe erano sul pianale lato anteriore sinistro, di guida, vi si ritrovano le scarpe di entrambi i ragazzi e alcuni fazzolettini. Sul divanetto posteriore ci sono due cuscini e la maglietta di Pasquale Gentilcore. Vengono repertati in seguito due fori sul sedile sinistro e una lacerazione da arma da taglio della stoffa del sedile.
Viene eseguita una ricerca delle impronte digitali sull’auto e sugli oggetti in essa contenuti ma non risultavano impronte rilevabili.
Sinceramente questo risulta quanto meno assurdo, nessuna impronta rilevabile, nemmeno quelle dei ragazzi o del padre di Pasquale proprietario dell’automobile. Certo il maniaco può aver pulito l’automobile, ma appare poco credibile e di notevole difficoltà farlo.
Non vengono ritrovati ne la pistola usata ne il coltello, vengono impiegate le unità dalle unità cinofile che non individuano niente.
Secondo una ricostruzione degli oggetti appartenuti ai ragazzi, e che dovevano essere presenti, risulta mancante una borsa di stoffa di Stefania con all’interno documenti, soldi, fotografie ed oggetti vari, manca inoltre un pullover bianco della stessa Stefania.
L’auto viene rimossa e trasportata presso la stazione dei Carabinieri di Borgo San Lorenzo dove viene sottoposta ad un successivo esame. All’interno vengono rinvenuti: Un’agendina telefonica rossa con annotati alcuni nomi e relativi numeri di telefono e il portafoglio di Pasquale Gentilcore con all’interno L. 33.800, alcune fotografie con ritratto lo stesso Pasquale e alcune con ritratta la fidanzata Stefania.
Questa risulta una incongruenza in quanto il portafoglio di Pasquale era stato ritrovato nei pantaloni fuori dall’auto ed adesso viene nuovamente ritrovato dentro l’auto. Probabilmente invece di essere marcato con identificazione univoca al ritrovamento qualcuno deve averlo riposto all’interno dell’automobile. Esistono altre incongruenze, tipo non aver citato nel verbale le scarpe della ragazza inviate insieme all’auto stessa, eppure sono sul pianale accanto a quelle del ragazzo. Il fatto che qualcuno sostiene che ci fosse il libretto di circolazione a terra (Nino Filastò) ma questo non è citato in nessun verbale. Insomma, sembra che questi sopralluoghi siano stati fatti in maniera molto imprecisa e omettendo o sbagliando svariati particolari. Come vedremo non ultimo il reggiseno rosso di Stefania Pettini.
Buongiorno, mi pare non sia presente l’esame autoptico dei due ragazzi, o mi sbaglio?
Non ne disponiamo, lei li ha? Se si e ce li fornisce li rendiamo di dominio pubblico.
No, non c’è li ho, altrimenti li avrei immediatamente forniti.
Grazie lo stesso.
Il fatto che il retrovisore interno sia staccato e trovato sul retro dell’auto può significare due cose: la prima che la ragazza ferita ma in grado di opporre resistenza si sia attaccata allo specchietto nel vano tentativo di non essere trascinata via, il secondo (meno probabile ma più suggestivo) che il MdF sia entrato dal lato passeggero, dopo aver ucciso la Pettini ma prima di averne dilaniato il corpo, per infliggere le pugnalate al ragazzo e si è visto allo specchio e in quel frangente abbia visto il suo viso travisato dall’eccitazione e dallo sforzo e abbia strappato lo specchietto in un gesto di ira e disgusto. I panni fuori dall’auto e ripiegati è un fatto inspiegabile e se è stato il MdF significa che lo abbia fatto prima di agire sul corpo della Pettini. Che non abbiano trovato impronte è incredibile se non impossibile. Il MdF avrà usato dei guanti ma devono esserci almeno le impronte dei ragazzi. Non credo che il MdF si sia messo a pulire l’auto perché non avrebbe avuto tempo oltre che non avrebbe senso.
i guanti sono da escludere visto che, tra le poche certezze di questa scena, c’è il segno di un’ unghia lasciata sul volto della vittima durante la colluttazione.