La mattina del 7 giugno 1981 il Brigadiere Vittorio Sifone, in forza al locale Raggruppamento di PS, sale sulla propria autovettura in compagnia del figlio Massimiliano di 4 anni e si dirige verso le campagne di Roveta.
Lo scopo della gita e una passeggiata domenicale e l’approvvigionarsi di acqua da una fonte della zona.
Raccolta l’acqua i due proseguono con la macchina lungo via D’Arrigo verso Mosciano. Arrivati all’altezza della piazzola il figlio gli chiede di fermarsi per raccogliere dei fiori. Parcheggiata la macchina i due per mano si dirigono attraverso la strada sterrata perpendicolare a via D’Arrigo verso la piazzola.
Il Sifone nota, appena superato il lieve dosso, una macchina parcheggiata e avvicinatosi vede sul fianco sinistro della macchina, all’altezza dello sportello di guida, una piccola borsa a terra. Volendo controllare disse al figlio di rimanere fermo sul posto e si avvicinò.
Vide quindi una persona al posto di guida e avvicinandosi si rese conto che era stata colpita a morte. Non essendoci nessuno vicino decise di tornare indietro, prendere il bambino, e con la macchina raggiunse un esercizio pubblico con un telefono in piazza del Vingone ed avvertì la centrale operativa. Il proprietario dell’esercizio era un conoscente a cui affidò il bambino e la sua macchina perchè li riportasse a casa sua e lui attese la volante per portarla sul luogo del ritrovamento.
Ritornato sul posto fu individuato dagli agenti un secondo corpo nella scarpata alla destra della strada sterrata parallela a via D’Arrigo. Gli agenti di pubblica sicurezza operano solo per cercare di identificare le vittime senza toccare niente di più della borsa che era a terra e già aperta, con il contenuto sparso attorno alla stessa. Viene trovata la carta d’identità della donna. Vittorio Sifone non vede l’atto di ricerca del documento sull’uomo.
Da puntualizzare che gli agenti intervenuti descrivono la borsa aperta, mentre invece nelle foto fatte dopo risulta chiusa, al massimo socchiusa. Possibile che per l’identificazione sia stata “manomessa” nel senso che un agente l’ha chiusa come gesto automatico dopo averla frugata.
Dopo poco arrivano sul posto il Commissario Dott. Sandro Federico e il Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Adolfo Izzo.