Il 12 giugno Enzo Spalletti viene prelevato e portato in questura per essere interrogato. Sono presenti i due magistrati Silvia Della Monica e Adolfo Izzo oltre che il commissario Sandro Federico e il colonnello Olinto Dell’Amico.
Spalletti tenta di sottrarsi negando la sua presenza sul posto affermando in prima istanza di essere andato con una prostituta che aveva trovato a Firenze sul Lungarno Vespucci e che si era appartato con lei nella zona di Roveta.
Spalletti racconta che la mattina dopo, circa alle ore dodici, pranza a casa e subito dopo va a prendere il caffè al solito bar. Presso questo bar afferma di aver letto il giornale La Nazione dove la prima pagina è dedicata al duplice delitto. “C’erano le fotografie dei due giovani uccisi, un ragazzo e una ragazza. Io non ho comprato i giornali. Io lo compro tutti i giorni per la Misericordia e, pertanto, non lo compro la domenica. Dal P. c’erano vari amici, quelli soliti. Ricordo di avere commentato la notizia con il P.“
Gli inquirenti dimostrano di non credere alle parole di Enzo Spalletti il quale ribadisce di aver letto la notizia del delitto al bar la domenica. “Io sono certo d’aver appreso la notizia dal giornale come ho detto sempre. Escludo di averla appresa dalle chiacchiere degli amici del bar“. Il colonnello Dell’Amico interviene affermando: “Non è uscita la notizia su quello di domenica“. Lo Spalletti allora ritratta: “Mi sarò sbagliato. Sono confuso, è la prima volta che mi capita una cosa del genere“. A questo punto Spalleti ammette di aver mentito, non è stato con nessuna prostituta quel sabato, è andato a spiare le coppie da solo.
“Io ho sbagliato, non ho detto la verità. Sabato sera ho cenato a casa mia e vi erano tutti i miei familiari, ossia mia moglie e i miei tre figli. Sono uscito verso le 21.30 con la macchina e poi ho preso il caffè dal P. Mi sono trattenuto un po’ e quindi con la macchina sono andato a Roveta alta nella zona dove sta la Taverna Del Diavolo. Lì vi era una macchina ferma in un prato distante circa trecento metri dal ristorante predetto e precisamente una Fiat 128 rossa con a bordo una coppia di giovani. Preciso che sono arrivato lì verso le 22.30 e mi sono messo a una cinquantina di metri dalla macchina. Si tratta di un viziaccio che io ho e mi dispiaceva ammetterlo. Sono stato lì dalle 22.30 fino a mezzanotte e sono tornato a casa verso mezzanotte e trenta, o mezzanotte e quaranta“.
L’orario di rientro non torna però con le dichiarazioni a verbale della moglie Carla Agnoletti che testimoniò che quando lei aveva deciso di andare a letto, il marito non aveva ancora fatto ritorno a casa e l’orario era circa le una di notte.
L’interrogatorio prosegue ed ad un certo punto Spalletti dice: “Spontaneamente voglio dire la verità. Mi dispiace mettere di mezzo un’altra persona, ma a questo punto è necessario che io lo faccia. Mentre io mi trovavo sul posto, verso le 22.40 è arrivato un certo Fosco Fabbri di Scandicci, che ha lo stesso mio vizio ed è rimasto con me. Quando io andai via a mezzanotte salutai il Fosco e lo vidi avviarsi alla sua macchina però non l’ho visto andare via in quanto quando mi sono allontanato lui era ancora lì. Escludo che quella sera fossimo a Roveta bassa, altrimenti avremmo visto chi commise quel fatto orribile. Lei mi chiede se io abbia sentito dei rumori, delle grida, degli spari, ma io non ho sentito nulla, oltretutto ero a distanza di tre chilometri dal posto ove era successo il fatto ed oltretutto lì vicino vi è una discoteca e quindi si sente musica e frastuono.“
Inoltre aggiunge: “Appresa la notizia io non sono andato sul posto dove è successo il fatto. Io ieri sera sono andato a fare una giratina una mezzoretta a San Vincenzo che dista circa una decina di chilometri. A Roveta bassa le macchine si mettono nei viottoli vicino alla discoteca, ma per i guardoni restano scomodi. Io di preciso dove è successo il fatto, non lo so. Sono certo che sabato sera io sono arrivato a Roveta alta verso le 22.30 e sono rimasto lì senza muovermi fino a mezzanotte, mezzanotte e un quarto“.
L’interrogatorio di Spalletti viene interrotto e riprende più tardi. Spalletti afferma di aver chiamato Fosco Fabbri anche giovedì 11, telefonata che Fosco fabbri nega sia avvenuta, ammette solo di aver ricevuto quella del lunedì 8. Questo il racconto di Spalletti della Telefonata avvenuta l’11 giovedì: “C’è poco da fare, e chi ce l’ha il coraggio di tornare lassù», commenta Fosco. A questo punto Enzo propone all’amico di ritrovarsi alla Taverna Del Diavolo per organizzare degli appostamenti e poter sorprendere l’assassino delle coppie”
Interrotto dal magistrato dice: “Lei mi fa notare che io e Fosco da soli senza alcuna arma non avremmo potuto affrontare un assassino armato di pistola e di coltello, ma io le dico che qualcosa avremmo fatto anche se non so precisare cosa“.
Spalletti continua: “Escludo di essere tornato a Roveta o di essere andato a vedere il luogo del delitto del giorno 6 giugno 1981 in cui preciso io non ho visto il posto del delitto“.
Il magistrato però continua a contestarlo e alla fine Spalletti ammette di essere andato sul posto del delitto giovedì 11, armato di pistola. Dichiara: “Ho questa scacciacani, proviamo se si piglia?” Poi però dice che arrivato a San Vincenzo ha avuto paura ed è tornato indietro. “Io non so sparare. Io non vado a caccia nemmeno da ragazzino ci sono andato“. Il magistrato gli contesta ancora che la moglie testimonia che ci andava a sparare ed era pure bravo. “Mi confonde con mio cugino“, afferma Enzo.
Spalletti dichiara: “La pistola scacciacani io ce l’ho da 7-8 anni e l’ho acquistata per tenerla in casa per difesa. L’ho messa in macchina ieri sera. Mia moglie non sa che io faccio il guardone. Siccome sono rimasto molto colpito dall’omicidio, io, ieri sera ho preso la pistola con l’intenzione di recarmi nella zona sperando di poter ritrovare l’omicida, d’altra parte si dice che l’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Ho detto a mia moglie se non ci pensiamo noi guardoni l’assassino non si troverà“. Della Monica gli contesta: “Ma non ha appena detto che la moglie non sa della sua particolare attività voujeristica?” Spalletti risponde: “La frase io l’ho detta per scherzo“.
Poi Spalletti continua la sua dichiarazione: “Che io questa mattina mi sono sbagliato, mi ero confuso e tutt’ora lo sono, il giornale domenica non riportava dell’omicidio ed io l’ho appreso dai conoscenti davanti al bar G. di Montelupo Fiorentino. Perlomeno mi è parso di sentire parlare dell’omicidio ma ora mi chiedo se l’hanno trovati alle 11, come è possibile che a mezzogiorno già si era sparsa la voce a Montelupo? Penso pertanto di averlo appreso più tardi sempre davanti al bar G.“
Ed ancora: “Escludo che furono raccontati particolari. Io ricordo che pensai, ma come sono stato lassù fino a mezzanotte ed essendo sconvolto mi misi subito in macchina e tornai a casa. Che i corpi furono ritrovati alle 11 di mattina me l’hanno detto anche i suoi colleghi, non lo so“
Lo Spalletti appare piuttosto confuso, afferma di essere rimontato in macchina sconvolto, ma questo a poco senso se non ha visto niente di strano. Inoltre comincia a farneticare di non ricordare più se domenica mattinaha davvero raccontato alla moglie del duplice omicidio. dice che forse gliel’ha raccontato la sera dopo, dopo che lui stesso lo ha appreso dagli amici presso il bar. “Ricordo che verso le ore 15 io andai al bar P. e lì ne parlavano dicendo che avevano assassinato due fidanzati nella Roveta e che prima avevano sparato loro e poi li avevano sfregiati. Dicevano che il corpo del giovane lo avevano trovato in macchina e quello della ragazza fuori a una decina di metri“.
Le dichiarazioni della moglie però dicono cose diverse e da alcune testimonianze raccolte da avventori del Bar dove si era recato Spalletti la mattina del 7 giugno emerse che lo Spalletti avesse appreso del delitto prima ancora della scoperta dei due cadaveri da parte di Vittorio Sifone. In pratica racconta alla moglie: “…dopo un po arrivò intorno alle 12.30 e si iniziò a mangiare. Ricordo che nella circostanza mio marito mi disse che aveva visto la sera nei pressi di Scandicci in una strada vecchia, mi ha precisato anche la località che attualmente non ricordo, che avevano ucciso una coppia di fidanzati. Mi precisò che il ragazzo lo avevano ucciso in macchina con alcuni colpi di pistola mentre la ragazza era stata uccisa e portata qualche metro più in la.”
Questa circostanza poneva lo Spalletti in una condizione critica in quanto solo l’assassino o solo un testimone oculare poteva sapere, la domenica a pranzo, dell’omicidio, ma soprattutto dei particolari su come fosse avvenuto. Ricordiamo che la domenica i giornali non erano ancora usciti con la notizia. Quindi, o Spalletti aveva assistito o qualcun altro lo aveva fatto e gli aveva raccontato l’episodio.