Il 15 giugno 1981 viene interrogato, presso gli uffici della Squadra Mobile della Questura di Firenze, Enzo Spalletti. Lo Spalletti viene sentito dal Sostituto Adolfo Izzo ed è assistito dall’Avv. Franco Anticaglia.
Ammette di non aver percorso via delle Croci alle 21.30 dopo aver preso il caffè al bar, infatti: “Preciso che innanzitutto non è vero che io sono stato al bar del P. perché il sabato è chiuso“. Ammette che alle 22.00 si trovava già in via delle Croci per cercare una Fiat 127 rossa appartenente ad una coppia che aveva già spiato nei giorni precedenti. Individuata una coppia che si era distesa di fianco ad una Renault 5 grigia si era appostato, ma l’uomo si è accorto della sua presenza ed urlando si sono entrambi allontanati.
Spalletti dice quindi di essere rimontato in auto ed essere salito verso via dell’Arrigo dove circa alle 23.00 ha incrociato una FIAT 500, ricorda perfettamente che ha dovuto rallentare per permettere il passaggio contrapposto delle due vetture (NdR si tratta della 500 di Guido M.).
A quel punto arriva alla Taverna del Diavolo, e nota alcune auto parcheggiate, una FIAT 128 rossa, una FIAT Ritmo grigia, Ford Capri blu. Presso la Taverna incontra l’amico Fosco Fabbri con cui parla per circa un’ora aspettando che in una delle suddette auto si sviluppi la situazione, ma non succede nulla.
Testimonia che: “Quando ci siamo congedati sarà stata la mezzanotte e venti. Insisto nel dire che io ho preso la macchina e sono andato via verso Montelupo. Difatti, all’altezza della Taverna Del Diavolo, dove c’è l’incrocio, io ho svoltato a destra, nella direzione di Montelupo e quando ha svoltato a destra la Taverna ce l’avevo di fronte“.
A quel punto ammette di essere tornato alla Roveta la sera della domenica 7 ma insiste di non aver affatto incontrato il Fosco Fabbri come invece quest’ultimo continua a dire. Conferma anche di non aver affatto cercato attorno alla discoteca Anastasia la Ritmo color rame che aveva notato una sera verso le 22.30 uscire da una strada in disuso e che da quella volta non l’aveva più vista. Verbalizza: “Ho letto di quel tipo di macchina con quel colore sul giornale La Nazione, l’unico giornale che io leggo alla Misericordia ove lavoro e perciò anche feci la telefonata al Fosco per giovedì pomeriggio, proprio per domandargli se lui l’aveva mai notata quella macchina. Come ho già detto io volevo organizzare i miei amici per tentare un’azione per scoprire l’assassino“. Questa è la telefonata che Fosco fabbri nega di aver mai ricevuto.
Lo Spalletti insiste nel dire che non sa esattamente quale sia il punto dove è avvenuto il duplice omicidio ed è questa la ragione per cui voleva coinvolgere Fosco Fabbri in quanto più esperto della zona bassa di Roveta. Specifica che lui andava alla Roveta bassa solo quando non trovava coppie da spiare intorno alla Taverna del Diavolo. Spalletti però ammette che la Roveta bassa, essendoci la discoteca vicina: “il posto era buono e qualche coppia si trovava sempre“.
Quando gli fanno notare che, data la serata piuttosto deludente, era logico che fosse sceso alla Roveta bassa lo Spalletti risponde: “Era già tardi“.
Tornando alla testimonianza della moglie rispetto all’orario di rientro Spalletti ribadisce che sua moglie sbaglia giornoe che lui ricorda bene di averle parlato del duplice omicidio solo il lunedì 8 giugno mentre pranzavano. Insiste dicendo che fino a quel momento non gliene aveva parlato perché non aveva dato molta importanza alla notizia che aveva sentito da un imprecisato cliente del bar la domenica pomeriggio.
Quando i magistrati gli contestano di essere tornato più volte sul luogo del delitto risponde: “Io non ho mai detto luogo del delitto, ho sempre parlato di Taverna Del Diavolo. Io mi sono interessato della cosa perché i giornali riportavano ampiamente la notizia del delitto“.
L’interrogatorio procede ma Spalletti è stanco e decide di porre fine alle domande dicendo: “Io rispondo che sono confuso, questa è la mia spiegazione e non ho altro da aggiungere“.