Nell’occasione del sequestro a casa di Maria Mele il 16 agosto 1982, i magistrati Adolfo Izzo e Silvia Della Monica, interrogarono il padre di Stefano e Maria Mele, Palmerio Mele di 92 anni. Questo interrogatorio si svolse davanti a Maria Mele che appariva estremamente intimorita per quello che il padre poteva dire.
Palmerio Mele riferì: “Mio figlio Stefano di ha detto di essere innocente e mi ha fatto capire che è stato attirato in una trappola da uno dei fratelli Vinci. Lui non poteva recarsi sul posto dell’omicidio con un motorino perchè non ne disponeva, e comunque non lo sapeva guidare. Possedeva una bicicletta, ma questa non sarebbe stata un mezzo compatibile con una distanza tra il luogo del delitto e la sua abitazione. A mio avviso il responsabile del delitto fu Francesco, quello dei fratelli più alto e più snello, è il più feroce dei tre. Ritengo che Stefano andò sul luogo del delitto assieme a Francesco Vinci , sul motorino da questo condotto. Non ricordo bene la data ma durante la carcerazione preventiva di mio figlio Stefano, mia figlia Antonietta ricevette, in via Acciaioli, la visita di uno dei fratelli Vinci, che proferì minacce e disse di sapere chi era il vero assassino“.
Maria, presente a queste dichiarazioni del padre, a stregua del verbale ‘assume un atteggiamento reticente e si mostra spaventata’. Viene invitata ad una maggiore sincerità e tende ad ostacolare la visita dei magistrati alla sorella Antonietta, e rifiuta di firmare il verbale di sopralluogo.
Vedi Sentenza Rotella 13 dicembre 1989 Pag.69