I magistrati Adolfo Izzo e Silvia Della Monica si recano da Giovanni Mele per interrogarlo. A lui non viene riferita la reale ragione della ripresa delle indagini (connessione del duplice omicidio del 1968 con quelli dal 1974 in poi), ma si prospetta una revisione del processo subito da Stefano.
Giovanni Mele spiega innanzitutto di essersi trovato a Mantova per lavoro al momento dei fatti, di aver stimato suo fratello incapace del delitto. Stefano era influenzabile dagli amici, più che dalla famiglia. Per quanto costantemente seguito e guidato da lui, non gli aveva mai voluto raccontare come fossero andate realmente le cose.
Non gli aveva mai parlato di minacce e neanche le sue sorelle.
Rappresentato a Giovanni Mele l’episodio riferito dal padre e dalla sorella Antonietta, la visita di Giovanni Vinci all’epoca del processo d’appello, egli afferma di averne sentito parlare vagamente e prende atto dei timori dei congiunti nei confronti dei Vinci.
Afferma, tuttavia, che suo cognato Mucciarini, che andava a lavorare la notte come fornaio nei pressi di Signa, aveva timore di una qualche aggressione.
Riferì che Natalino non gli raccontò nulla e lui aveva distolto i congiunti, ed in particolare la sorella Maria, dal turbarlo con domande. Tuttavia Natalino, entrato in rapporto molto stretto con la segretaria dell’avv. Ricci, potrebbe aver confidato qualcosa a costei, all’epoca del processo.
In effetti Giovanni Mele, in questa escussione, appare assai cauto, ed il riferimento alle preoccupazioni del Mucciarini non allarma.
Lo stesso Giovanni, dopo l’incontro con i magistrati, si propone di far incontrare padre e figlio, per combinare una versione comune intorno al 1968.
Vedi Sentenza Rotella 13 dicembre 1989 Pag.71 72
Ad integrazione (e correzione):
“Rappresentato a Giovanni Mele l’episodio riferito dal padre e della sorella Antonietta (visita di Giovanni Vinci, all’epoca del processo d’appello), egli afferma di averne sentito parlare ‘vagamente’ e prende atto dei timori dei congiunti nei confronti dei Vinci. Afferma, tuttavia, che suo cognato Mucciarini, che andava a lavorare la notte come fornaio nei pressi di Signa, aveva timore di una qualche aggressione.
Natalino non gli racconto’ nulla e lui aveva distolto i congiunti, ed in particolare la sorella Maria, dal turbarlo con domande. Tuttavia Natalino, entrato in rapporto molto stretti con la segretaria dell’avv. Ricci, potrebbe aver confidato qualcosa a costei, all’epoca del processo.
Finalmente le famiglie degli uccisi avevano mostrato, durante il processo, di credere nell innocenza di Stefano e i Lo Bianco in particolare nella responsabilita’ dei Vinci.
In effetti Giovanni Mele, in questa escussione, appare assai cauto, ed il riferimento alle preoccupazioni del Mucciarini non allarma” (sentenza Rotella, pag.72).
Da nessuna parte si parla di Giovanni Mele che riferi’ di aver saputo di minacce a Mucciarini fatte da Giovanni Mele. Va corretto.
Correggeremo, se necessario, quando la nostra cronologia arriverà alla Sentenza Rotella. A meno che non abbia il verbale di interrogatorio in oggetto in quel caso se ce lo fornisce correggiamo anche subito.
Sia ben chiaro che non c e’ nessuna polemica. Ma credo che il verbale dovreste fornirlo voi dal momento che sostenete che “Giovanni Mele riferi’ di minacce fatte da Giovanni Vinci a Piero Mucciarini”. Se avete voi una fonte, fornitela per favore (in questo caso mi sbaglierei io) perche’ non la trovo da nessuna parte. Altrimenti vale quanto scritto in sentenza.
Non ho detto che è cosi e basta, è cosi che ho trovato e non avendo il verbale lo prendo per buono sino a che non troverò qualcosa che lo renda non buono. Stiamo lavorando sull’84, quindi prima o poi arriveremo. Il nostro lavoro è più facile se qualcuno ci aiuta, le tue correzioni come vedi le ho adottate quando me le ponevi, ma non posso anticipare ciò che ancora abbiamo da elaborare. Se invece avevi il verbale, dato che è già stata elaborata la data, potevo tornare a correggere secondo verbale.
Sono contento della vostra apertura. Mi lascia solo perplesso una cosa: se non siete ancora arrivati alla sentenza Ritella e non avete il verbale dell’ escussione di Giovanni Mele, quale e’ la vostra fonte in merito alle sue dichiarazioni del 17 agosto? Come ho detto, puo’ esser che mi sbagli io, ma mi serve una fonte.
Per il resto, auguri per l 84, e’ una fase che sto studiando molto. Spero non vi dispiacera’ se ogni tanto intervengo a fini collaborativi dato che una timeline mi e’ utile per le mie ricerche
Se non ricordo male Mostro di Firenze – Al di là di ogni ragionevole dubbio. Ogni collaborazione è gradita. Meglio ancora se viene fornito materiale per noi inedito.
Grazie mille.
Ho controllato, pag. 54
Se posso aggiungere un episodio che non ritrovo in nessun articolo di cronaca. Nel 1983 lavoravo alla Gubela di Castiglione delle Stiviere (Mantova) dove Giovanni Mele lavorava come custode. Un giorno arrivarono i Carabinieri e settacciarono tutta l’azienda da cima a fondo alla ricerca della pistola o altri indizi. Se non ricordo male, trovarono alcuni bossoli e dei fori di proiettile nelle vetrate di un magazzino e Mele disse che li aveva fatti “giocando” di notte.