I CC intercettano, alle 7.06 di mattina, una telefonata dall’apparecchio telefonico di Maria Mele che risulta sotto controllo. La Maria Mele parla con la sorella Teresa Mele in merito a quanto riferitogli dalla sorella Antonietta Mele. Antonietta sostiene che Stefano dirà la verità solo in punto di morte. Teresa Mele risponde: “A me disse “non te lo posso dire, perché se ve lo dico ho paura anche per voialtri“”.
Nel resto della telefonata si capisce che Maria Mele e suo fratello Giovanni non avevano voluto in casa l’ex-detenuto e non vi volevano neanche suo figlio Natalino, ed avevano ostacolato un ricongiungimento dei due dopo la scarcerazione di Stefano.
Una telefonata intercettata (ore 7,06 del 19.8.82, brogliaccio e perizia di trascrizione loc. cit.) tra lei e la sorella Teresa, sembrerà confermare il diverso atteggiamento delle due congiunte di Stefano Mele.
Entrambe dicono di non sapere chi sia il complice o i complici del fratello (che forse non lo dirà mai) pur sospettando del Vinci. Teresa afferma di voler essere sincera con gl’inquirenti. Maria è preoccupata. Suo fratello Giovanni, in altra telefonata, mostra di condividerne le preoccupazioni, e afferma che bisogna stare attenti a ‘non farsi le scarpe l’uno con l’altro’ e sospetta che il telefono sia controllato (ore 19,52 st. data, loc. cit.). Vedi Sentenza Rotella 13 dicembre 1989 Pag.68