21 Agosto 1982 viene registrata un’intercettazione fra Antonietta Mele e Maria Mele. La sorella Teresa Mele abita a Piombino con marito e figli.
Riferisce che suo fratello Stefano, presso il quale erano accorsi lei, suo marito Marcello Chiaramonti, ed il cognato, marito di Antonietta, Piero Mucciarini, la mattina di due giorni dopo il delitto, e cioè del giorno in cui egli avrebbe confessato (23 agosto 1968), le aveva detto di essere innocente e che tuttavia sarebbe finito alle Murate. In seguito, durante le visite in carcere, le aveva ripetuto la professione d’innocenza e manifestato rassegnazione, senza spiegare il perché. In altra occasione alle Murate, un detenuto le aveva detto: “Io so che non è stato lui, povero tonto!”
E ancora: La stessa mattina, in cui aveva parlato con il fratello ancora libero, riceveva in custodia il nipote Natalino, al quale chiedeva di riferirle che cosa ricordasse di quella notte e Natalino le aveva risposto che stava dormendo, che ricordava un’ombra che gli diceva di camminare e che l’aveva portato a suonare ad una porta. Teresa aggiunge che i carabinieri interrogarono il bambino mentre questi era ospite della sorella Antonietta e che a costoro parlò poi di un certo zio Pietro che loro (familiari) non capirono chi fosse.
Vedi Sentenza Rotella 13 dicembre 1989 Pag.70 71