In base a quanto dichiarato da Grazia Colombo nell’interrogatorio del 9 novembre 1982 viene interrogata Rosalia Barranca che rispetto alla pistola posseduta dal marito dichiara:
10 Novembre 1982 interrogatorio Rosalia Barranca 1
10 Novembre 1982 interrogatorio Rosalia Barranca 2
Grazie a Donatella Paganini per il documento
Gruppo di Firenze reparto Operativo
Nucleo Operativo
PROCESSO VERBALE di sommarie informazioni testimoniali rese da BARRANCA Rosalia
L’anno 1982, addi 10 del mese di novembre, in Firenze, nell’ufficio del Nucleo Operativo Carabinieri, alle ore 16.45.
Effettivamente, intorno al 1967, non ricordo con esattezza il mese, una sera, dopo cena, mio marito LO BIANCO Antonio, ucciso il giorno 22.8.1968, in Signa, prese un fagotto, non ricordo da dove, dal quale tirò fuori una pistola, mi sembrava a tamburo, con la canna lunga. Io, alla vista della pistola, brontolai mio marito in quanto avevo paura. Mio marito mi disse subito che non era sua ma gli era stata data dal suo amico Pietro Burgio, allora abitante, in Lastra a Signa, calzolaio. Ricordo che mio marito mi disse “sei una fifona”. In quel frangente arrivò mia sorella COLOMBO Grazia, alla quale mio marito disse: “Guarda Grazia, tua sorella ha paura, è una gran fifona”. Mia sorella prese la pistola, dalle mani di mio marito, Toccandola credendo che fosse un giocattolo, la puntò verso il cielo dalla finestra e, poi resasi conto che non era carica, la restituì a mio marito. Costui prese l’arma e l’avvolse nuovamente in un panno, mi sembra di colore giallo, quindi la levò di mezzo, dicendo che la dover restituire a Pietro Burgio.
A.D.R. -Si, ricordo che nella casa ove si verificò l’episodio della pistola in questione, vi era un sotto tetto che noi lo avevamo adibito a ripostiglio, tale casa, dopo andati via noi, mi sembra che la prese in acquisto il MELE Stefano, marito della Barbara Locci che fu uccisa insieme a mio marito.
Ora che mi trovo in questi Uffici, voglio riferire, un episodio che si verificò due giorni prima che venisse ucciso mio marito. Lo stesso infatti, quella sera, verso l’ora di cena, mi disse: “Ti piacerebbe avere una bella casa e io una bella macchina, il giorno a dormire e la sera a stare fuori?” Al chè io lo minacciai, dicendo che io sarei andata dal Maresciallo a raccontargli che lui andava a fare il magnaccio e lo avrei lasciato. Lui rispose: “Basta, basta non ti dico più nulla” Io aggiunsi che lo volevo a letto con me la notte e che il giorno doveva andare a lavorare onestamente. Lui mi rispose “va bene”. Dopo due giorni, ricordo che era dopo cena, mio marito mi disse che doveva andare e comprare le sigarette e che sarebbe tornato presto. Da quel momento non l’ho mai più rivisto, anzi lo rividi morto il giorno successivo, presso la Medicina Legale di Firenze.
A.D.R. Non saprei dire con sicurezza, comunque sapevo che, all’epoca sia il Vinci Francesco, Burgio Pietro, Trentaconte Giovanni e Ciro, si riunivano tutti insieme presso il Bar “Della Posta” sito in Lastra A Signa, precisamente vicino alla Caserma dei Carabinieri. Voglio precisare, inoltre, che prima, di morire mio marito, le donne del vicinato, dove abitavo, e precisamente in via di Calcinaia, criticavano la moglie di VINCI Francesco, anzi parlavano della moglie dello stesso Vinci, in quanto il marito aveva l’amante e minacciava la moglie, qualche volta anche con la pistola. La stessa moglie del Vinci chiudeva i suoi bambini in casa e si recava presso la LOCCI Barbara ove si tratteneva anche a mangiare. Chiaramente l’amante del VINCI Francesco era proprio la LOCCI Barbara
A.D.R. Non ricordo chi fossero le donne che criticavano la moglie del VINCI Francesco, anche perchè sono trascorsi tanti anni.
A.D.R. -Non ho altro da dire.
F.L.C.S.