Il 16 gennaio 1984, il Giudice Istruttore Mario Rotella, presso la Stazione Gruppo CC di Firenze, interrogò Stefano Mele.
Nella mattinata conferma le sue accuse contro Francesco Vinci. Dopo una breve interruzione gli viene contestato le discordanze tra le versioni rese nel 1982 e quelle del processo del 1968, dandogli anche lettura di brani significativi.
Mele corregge man mano il tiro, prima affermando che è stato lui stesso a sparare e ad accompagnare il bambino dopo il duplice omicidio, infine dichiarando: “In verità nel 1968 non mi hanno dato la possibilità di essere sincero. Mi stavano tutti attorno e mi interrogavano per ore ed io avevo paura. Ed insomma cercavo di cavarmela e perciò facevo nomi non veri. Non era vero neanche il nome di Francesco Vinci. Adesso non ricordo chi fosse con me. Prendo atto che la cosa è poco credibile. In ogni caso non si tratta di persona a me cara. I miei cari, oltre ai miei familiari, adesso che ci penso erano anche i parenti della Locci e poi il bambino un nome lo fece. Era lo zio Pietro, il fratello di Barbara“.
I magistrati dimostrano di non credergli e Mele cerca di porre rimedio alla manifesta incredulità di chi lo ascolta, significando che andava d’accordo con suoi parenti, ma che non era stato nessuno di loro.
A questo punto comincia ad accusare un anonimo muratore generico siciliano, forse Angelo, forse Salvatore, di circa 25 anni di cui fornisce anche i dati somatici, persona che non avrebbe più visto dopo il delitto e che non sarebbe mai stata coinvolta nelle indagini.
Poi passa a parlare di Salvatore Vinci: “Però è vero che a Salvatore Vinci della pistola di Francesco glielo avevo detto io. Anche Salvatore era un poco di buono. In Sardegna la moglie gli morì con il gas, ma anche lì fu salvato il bambino. No, non voglio dire niente contro Salvatore. Non c’è nessuna allusione. Salvatore Vinci aveva la macchina a quattro ruote“.
Passa poi di nuovo ad accusare il fantomatico siciliano, Salvatore o Angelo, che poco dopo si trasforma in Virgilio.
A questo punto: “Alla domanda se con me quella sera fosse Francesco Vinci, rispondo: NO. Alla domanda: allora chi? — rispondo: quello che ho detto. Se però mi fate fare il confronto con Francesco Vinci gli dico in faccia che è lui. Ho imparato a mie spese che chi vince il confronto se la cava e chi perde paga“.
In questo interrogatorio, come è successo in altri, sembra quasi che il Mele attraverso una negazione dica la verità. Indicando che: “non si tratta di persona a me cara” sembra voler affermare il contrario e lo ribadisce dicendo sia “I miei cari oltre i miei familiari, adesso che ci penso erano anche i parenti della Locci” e ancora “il bambino un nome lo fece Era lo zio Pietro”. Sembra quasi palese che indichi nei parenti della moglie ed in particolare in uno il vero colpevole da ricercare. Addirittura mettendo gli inquirenti davanti al fatto che il bambino un nome lo aveva fatto. Questo accenno era già stato fatto in passato, ad esempio nell’interrogatorio del 26 Maggio 1969.
I magistrati spiegano al Mele che il confronto si impone tra posizioni inconciliabili e che la nuova versione lui ha fornito, riferendosi al muratore siciliano, non è convincente al pari delle altre, al che Mele ribatte: “Allora è stato Francesco Vinci“.
Gli viene contestato che il risultato del guanto di paraffina, nel 1968, appariva positivo — tracce di nitrati — per lui ed il Cutrona e negativo quanto al Vinci.
Dopo una pausa di alcuni minuti, ripresa la discussione in termini bonari, egli dichiara: “Voi cercate sempre la pistola. Io non lo so a chi l’ho data, non me lo ricordo”. E chiude ribadendo: “Se domani mi mettete a confronto con Francesco Vinci, gli dirò ancora che è stato lui“.
Stefano Mele, in questo frangente, è ospite di suo fratello Giovanni e sua moglie Maria.
Estratto dalla sentenza Rotella.
La perquisizione ove verra’ rinvenuto il biglietto sara’ effettuata il 24 Gennaio successivo
Fonti:
– al di la di ogni ragionevole dubbio,(I vers.) pag. 71
– sentenza Rotella, pagg. 104, 105, 106.
eeehhhh questo è un punto controverso, ci sono due versioni. Nello stesso libro di cochi scritte entrambe. Vedrò su la sentenza Rotella a tempo debito. Adesso ho altro per la mani.
Ovviamente, prendetevi il vostro tempo. L idea del vostro lavoro e’ buona. E l impegno vale 10. Se posso permettermi di darvi un consiglio: partite prima dai doc. Ufficiali e poi usate i dati bibliografici ad integrazione. Quando vedete discrasie tra piu’ fonti (in questo caso i due libri di cochi o cochi-Rotella) citatele tutte e due (Es. La sentenza Rotella dice questo, nel libro di Cochi invece e’ riportato diversamente). Non pretendo che lo facciate subito, ma puo’ esservi utile come consiglio futuro.
Si certo ha un senso. In fondo il sistema progressivo che stiamo usando, e il fatto che si tratta di un blog e quindi modificabile in qualsiasi momento, ci permette di rivalutare continuamente il nostro lavoro. Mi sarebbe piaciuto avere una funzione che indichi agli interessati non solo i nuovi articoli, ma anche ogni modifica ai vecchi già pubblicati. Articoli che vengono riaggiornati continuativamente con correzioni ed aggiunte.