Il 24 gennaio 1984 a Stefano Mele, interrogato presso la caserma dei carabinieri di Borgo Ognissanti, gli viene mostrato il biglietto sequestrato nell’occasione della perquisizione avvenuta quello stesso giorno. Le sue parole in merito: “Prendo visione del biglietto, sequestratomi stamani durante la perquisizione e trovato nel mio portafogli. …l’ha scritto mio fratello circa un anno fa e me lo ha dato a Ronco all’Adige“. Probabilmente durante un incontro avvenuto il 25 agosto 1982.
Alla domanda se Francesco Vinci era con lui la notte del 21 agosto 1968 il verbale riporta: “Si dà atto che il testefa una pausa lunga, e invitato a proseguire…” dichiara: “No, Francesco Vinci non era con me la notte del 21 agosto 1968. L’ho accusato per vendicarmi di essere stato l’amante di mia moglie. Quella notte con me erano tutti e due, mio fratello Giovanni e Piero. Andammo sul luogo dell’omicidio con la macchina di Giovanni, io poi sono andato in galera, quindi sono andato a Verona e non so cosa abbiano fatto loro dell’arma“.
ADR: “La decisione di uccidere era stata presa una settimana prima, a Ferragosto. Avevo incontrato mio fratello, che lavorava a Mantova e tornava solo nel fine settimana, a casa di nostra sorella Antonietta. «non ce la faccio più a sopportare i suoi tradimenti» gli ho detto. E lui ha deciso che l’avremmo uccisa mentre era con un amante“.
ADR: “Li ho trovati all’ora prefissata vicino a casa di mio fratello e siamo andati con la sua macchina“.
ADR: “La verità è che ho sparato io. Non voglio aggravare la posizione di mio fratello, almeno lo posso agevolare in qualche modo“.
ADR: “E’ vero che il bambino vide Mucciarini sul posto del delitto. Se ha detto così vuol dire che è vero. Mio fratello invece non lo ha visto. Dopo il delitto gli altri due se ne tornarono con la macchina, io invece accompagnai il bambino, per dirgli appunto di ricordarsi di dire che io ero malato a casa e di non fare il nome di Mucciarini“.
ADR: “A me la paraffina risultò positiva dunque ho sparato io. La signoria vostra mi fa osservare che ai fini della responsabilità è indifferente chi abbia sparato. E’ vero però a distanza di tanti anni non potreste trovare tracce sulle mani degli altri due. Tuttavia è stato Mucciarini”.
ADR: “La verità è che è stato mio fratello a sparare. Poi mi fu messa in mano la pistola. Qualche colpo l’ho sparato anch’io ma non ricordo quanti colpi ho sparato, se prima o dopo. Sono passati 15 anni, gli restituii subito l’arma“.
ADR: “Però è vero che a Salvatore Vinci della pistola di Francesco glielo avevo detto io. Anche Salvatore era un poco di buono. In Sardegna la moglie gli morì con il gas, ma anche lì fu salvato il bambino. Non, non voglio dire niente contro Salvatore. Non c’è nessuna allusione. Salvatore Vinci aveva la macchina a quattro ruote“.
Ed ecco che per la prima volta Stefano Mele racconta in parte la verità del delitto del 1968 a Signa.