Il 24 gennaio 1984 vengono perquisite le due abitazioni di Giovanni Mele. La prima è quella che possiede insieme alla sorella Maria Mele ed occupata da Stefano Mele e la seconda quella dove convive assieme al cognato Piero Mucciarini. In casa vengono ritrovati svariati strumenti da punta e taglio che il Mele giustifica per l’intaglio del sughero. Nel suo portafoglio ci sono due lame per bisturi e un seghetto modificato affilando la lama. Vengono inoltre ritrovati blocchi con appunti, piantine territoriali e agende. Su una di queste un appunto: “1 dicembre, luna piena, giorno favorevole“, oltre che svariati numeri di targhe. Viene perquisita anche la sua auto e all’interno del bagagliaio viene ritrovato un grosso coltello, delle riviste pornografiche, delle corde e dei flaconi con liquido per detergersi profumato, esattamente come aveva dichiarato Iolanda Libbra nella sua testimonianza del 22 gennaio 1984.
Nella perquisizione dell’abitazione di Giovanni Mele, di cui Stefano Mele è ospite, eseguono anche un controllo degli oggetti di Stefano Mele. Fu rinvenuto nel portafoglio di Stefano un biglietto con riportate delle frasi sia in stampatello che in corsivo. Sul lato corto è annotato il numero di telefono del direttore della casa per ex-detenuti di Ronco all’Adige, della quale è ospite Stefano Mele. Per il lato lungo sono scritte tre frasi, divise ciascuna da una linea. I caratteri sono misti in maiuscolo e corsivo minuscolo.
RIFERIMENTO DI NATALE RiguaRDO
LO – ZIO PIETO
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Che avesti FATO il nome doppo
SCONTATA LA PENA.
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come RisuLTA DA ESAME Ballistico
dei colpi sparati
Il biglietto ha le dimensioni di 9×17 cm. ed è ricavato da un blocco in uso aziendale. Il retto reca alcune annotazioni presumibilmente di lavoro, in un reticolato prestampato, la qual cosa dimostra che è già stato usato, secondo il uso originario.
Su fianco del foglietto c’era uno schizzo di una maglia e alcuni numeri. Sull’altro fianco il numero di telefono del parroco che gestisce Casa San Giuseppe, il luogo dove risiedeva Stefano Mele. Nella parte bassa del foglietto era vergato il nome di una tipografia di Mantova.
Ecco che il parente della Locci Barbara torna ancora fuori.