Estratto: “Il giudice istruttore, riesaminando gli atti del procedimento del ’68 e quelli già compiuti nel corso di questa istruttoria, a seguito di indagini svolte dai Carabinieri del gruppo di Firenze e particolarmente dal nucleo operativo, conseguiti nuovi e consistenti elementi probatori culminanti in atti istruttori di testimonianza e di confronto, ed acquisito nel corso di perquisizioni operate dagli stessi carabinieri materiale assai rilevante per lo sviluppo ulteriore delle indagini, nonchè atti istruttori di nuove contestazioni, ha deciso su parere favorevole del pubblico ministero l’immediata scarcerazione, se non detenuto per altra causa di Francesco Vinci e su richiesta del medesimo ufficio la cattura di due persone prossime al Mele, per gli stessi reati già contestati al Vinci.” Con questa dichiarazione il giudice istruttore Mario Rotella il 26 gennaio 1984 detta una svolta alle indagini. Il quotidiano La Città, a seguito della conferenza stampa, pubblicò l’intervista che segue.
Come si è arrivati alla svolta?
L’istruttoria si è sviluppata in questi mesi, piano piano samo arrivati al punto chiave: Mele mentiva. Perchè? Per esclusione, si è arrivati a stabilire che Mele mentiva per ragioni assai prossime ai suoi interessi personali. Copriva i suoi parenti. Esisteva già qualcosa nel processo nel ’68 ma non fu valutato perchè, non dimentichiamo, il Mele fu condannato per calunnia.
La chiave delle indagini?
Sta tutta nel ’68. Oggi si è solo riscontrato quello che traspariva dagli atti di quel processo. Mele non ha più cambiato versione perchè la cosa avrebbe potuto danneggiare i suoi familiari.
Gli altri delitti del “mostro”?
Esiste qualcuno che successivamente ha reiterato il duplice omicidio del ’68. Il paradigma di questa lunga serie di delitti è Signa, nel ’68 il mostro non esiste come concetto.
Giovanni Mele e Piero Mucciarini: siamo davanti a due maniaci?
Non voglio dire una cosa del genere, assolutamente, nè in un senso, nè nell’altro.
La calibro 22?
Non è stata trovata, altrimenti ve lo avrei già detto. Ci sono però delle prove inequivocabili. La noce del problema è già stata individuata, si va avanti un passo alla volta.
Quali sono queste prove?
Non ve lo posso dire ma sono inequivocabili.
Ha agito una persona sola o due?
La persona o le persone? E’ come giocare a poker: abbiamo delle carte in mano, aspettiamo. Il primo delitto, nel ’68, è stato sicuramente commesso da più persone. Per gli altri, aspettiamo i risultati ufficiali delle perizie già disposte. Non voglio dire quello che penso a proposito.
Erano mai stati sentiti in precedenza i due arrestati?
Si, dal giudice Tricomi, come testimoni. Io prima ho interrogato uno e poi l’altro, e alla fine degli interrogatori ho contestato ad entrambi i mandati di cattura.
Perchè la pistola ha colpito con un intervallo prima così lungo e poi breve: sei anni dal ’68 al ’74, sei anni dal ’74 all ’81 e altre quattro volte in breve tempo?
Direi per ragioni di cautela prima, perchè quella calibro 22 non doveva sparare a poco tempo dal ’68 prima e dal ’74 dopo e in un secondo tempo si deve essere scatenato in chi ha ucciso un senso di impunità che lo ha rassicurato. Ma le indagini sono in corso, non posso dirvi di più.
Il confronto Mele-Vinci di martedì 17 è stato decisivo?
E’ stato importante soltanto perchè ha segnato una rottura psicologica, ma gli elementi erano già stati acquisiti.
L’omicidio di Lucca?
Non mi risulta che faccia parte di questo processo, o almeno posso dire che non ho scatenato niente di importante.
Per il ’68, aveva ragione il figlio di Stefano Mele, Natalino, quando disse che la notte del delitto, lui che era in macchina insieme alla mamma e all’amante, aveva visto lo zio.
Il bambino era depositario di una verità che oggi ha trovato dei riscontri. Ora tutto va valutato e pesato e sono in grado di farlo grazie all’egregio lavoro svolto dal giudice che mi ha preceduto in questa inchiesta.
Aspetta una confessione dei due uomini arrestati mercoledì?
La confessione non è necessaria, la considero un atto religioso. I processi si fanno su altre cose.

27 Gennaio 1984 Stampa: La Città – Intervista a Mario Rotella
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