Il 30 agosto 1984 subito dopo la perquisizione della sua casa Salvatore Vinci fu condotto in caserma per essere interrogato.
Richiestogli un alibi per la sera precedente il Vinci disse che alle 17.00 aveva compiuto un intervento in via Costantino Nigra, presso un certo Duccio Santoro, per aprire una serratura di sicurezza rimasta bloccata, di essere rientrato a casa verso le 17.30.
Dalle 19.30 alle 21.00 di essere stato in famiglia ed aver cenato con la compagna Antonietta D’Onofrio, suo figlio Roberto Vinci e la bimba Michela.
Dopo cena di aver passato la prima parte della serata con la compagna Antonietta D’Onofrio e la sua bambina in quanto si erano recati in auto, con la FIAT 126 di proprietà della donna e con targa di Firenze, in via de Cerretani per mangiare un gelato al bar che si trova all’inizio della stessa via. Avevano poi fatto una passeggiata in via Nazionale ed erano rientrati in casa circa alle 22.00 – 22.30.
Rientrati a casa è arrivata una richiesta di intervento alla sua azienda di Pronto Intervento Casa. Il Vinci precisa che dell’intervento si occupò suo figlio Roberto Vinci e che quando lui giunse a casa aveva già risolto.
A quel punto il Vinci dice di essere nuovamente uscito di casa, 15/20 minuti, per recuperare il cane, ritrovato ai giardinetti di via Circondaria (in prossimità del viale Redi) e di essere rientrato a casa alle 23.30.
Prima di rientrare a casa, assieme al cane, si è fermato al laboratorio, fino alle 00.15, posto di rimpetto alla sua abitazione per poi rientrare a casa e mettersi a guardare la televisione, insieme al figlio Roberto, almeno fino alle 3.00 dato che trasmettevano le olimpiadi.
Poco dopo le 3.00 – 3.30 aveva deciso di allenarsi correndo e di averlo fatto ai giardini della Fortezza, assieme al cane, fino a circa le 4.30 – 5.00. Presso i giardini ha incontrato una persona di origine sarda, da lui non conosciuta, con la quale ha scambiato qualche parola di circostanza.
Ai giardini era stato raggiunto dalla sua compagna Antonietta D’Onofrio verso le 5.00. la donna è arrivata a bordo del pulmino e si è mostrata molto seccata per il fatto che lui aveva preso la sua autovettura che a lei serviva per recarsi al lavoro presso la sua ditta in Prato.
Di aver visto, nel corso del rientro a casa, nella vicina pasticceria, due Carabinieri intenti a far colazione e di aver chiesto ad uno di loro se il bar di via di Novoli fosse aperto, ed avuta risposta affermativa, si sono recati insieme lui e la D’onofrio presso il bar, dove hanno consumato la colazione.
A quel punto è rientrato a casa alle prime luci dell’alba, circa alle 6.00 mentre la D’onofrio si è recata a Prato.
Interrogato sulla borsa ritrovata nell’armadio Salvatore Vinci disse che la borsa non era sua e che probabilmente apparteneva ad una delle donne che avevano vissuto con lui.