Il 30 Luglio 1984 i Carabinieri si presentarono per una perquisizione presso l’abitazione di Salvatore Vinci in Via Cironi 8 a Firenze. Durante la perquisizione fu rinvenuta, all’interno di un armadio sotto alcune coperte, una borsa di paglia da donna.
La borsa era di paglia, di forma circolare di colore beige e strisce multicolori verticali. Questa borsa conteneva all’interno tre stracci di cotone, di dimensioni similari, ripiegati l’uno sull’altro. Aperto il fagotto e rilevato che i primi tue stracci di stoffa erano puliti si evidenziò il terzo straccio che invece mostrava alcuni segni particolari.
Su questo terzo straccio vi erano delle macchie rosse scure, altre macchie giallastre ed una striatura grigia evidente accompagnata da altre due parallele meno evidenti.
Le macchie scure sembravano essere sangue e furono contate 38 di queste macchie. Le macchie grigie sembravano poter essere ricondotte alla pulizia di un’arma.
Lo straccio fu sequestrato ed inviato successivamente dal Giudice istruttore ad un laboratorio di analisi forense per eseguire una perizia chimico-ematologica e merceologica da una equipe di esperti ognuno per la parte di competenza. L’equipe era così formata:
− prof. ANGELINI Rota, Istituto di Medicina Legale dell’Università di Roma;
− prof. CHIACCHERINI Ernesto e dott.ssa LUCCHETTI Claudia, entrambi dell’Istituto di Merceologia dell’Università di Roma;
− Ten. Col. TEATINI Luciano, Direttore del Centro Carabinieri Investigazioni Scientifiche;
− Capitano Luciano Garofano, addetto al Centro Carabinieri Investigazioni
Scientifiche.
Nell’occasione la borsa fu mostrata alla compagna del momento di Salvatore Vinci, Antonietta D’Onofrio, che non la riconobbe e nemmeno ne rivendicò la proprietà.