FERRAGOSTO CON SCALFARO PARLANDO DEL GRANDE CRIMINE

ROMA (g.f.) – Il monito lanciato dalla magistratura, all’ indomani della conclusione della voluminosa istruttoria “Moro-ter”, sui preoccupanti sintomi di ripresa del terrorismo rosso ha avuto un’ eco immediata al Viminale. In questi giorni nella Capitale non spopolata come gli anni passati, ma comunque disertata in massa dai politici, l’ unica autorità rimasta al suo posto, secondo consuetudine, è il ministro dell’ Interno Scalfaro. La giornata di Ferragosto il ministro ha visitato le sedi del comando dei vigili del fuoco, della polizia stradale e del comando generale dei carabinieri, inframmezzando le visite con una passeggiata a via Veneto. Col gruppetto di giornalisti che lo seguiva ha scambiato alcune battute e riflessioni sullo “stato della nazione”. “E’ impensabile che si possa allentare l’ attenzione sul terrorismo. Ci sia di insegnamento l’ uccisione del diplomatico statunitense Hunt, che è giunta, il 15 febbraio di quest’ anno, in modo imprevedibile e impensabile”, ha detto il ministro. Secondo Scalfaro, il terrorismo ha compiuto un aggiustamento di rotta nel proprio percorso strategico, puntando a una insidiosa manovra di inserimento nel dibattito politico. “L’ ultima risoluzione strategica delle Br – ha detto Scalfaro – ci dimostra che l’ eversione tende adesso a cavalcare la critica peraltro lecita e legittima, al governo e alle sue iniziative, cercando in questo modo quasi di inserirsi nella dialettica parlamentare”. L’ eventualità di una ripresa del terrorismo deve indurre a tenere gli occhi ben aperti, tuttavia è un dato incontrovertibile che il fenomeno è stato storicamente sconfitto, anche, se non soprattutto, grazie alle confessioni dei pentiti e alle prese di posizione dei dissociati. Ora si parla di adottare provvedimenti di clemenza nei confronti di questi ex terroristi, il ministro della Giustizia Martinazzoli ha annunciato un disegno di legge. Che cosa ne pensa il ministro dell’ Interno? “Mi è stato detto che nessuno degli assassini – ha affermato Scalfaro – ha mai pronunciato una sola umana parola nei confronti delle vittime. Queste cose sono vere, ma se fra costoro ve ne fossero uno, due che tendono la mano allo Stato, quale sarebbe la nostra responsabilità se non ce ne avvedessimo o se non volessimo credere?”. Il ministro ha poi nettamente respinto la proposta di Pannella di liberalizzare l’ uso della droga, affermando di non condividerla per due motivi. “Il primo – ha detto Scalfaro – è che il costo umano della “droga libera” verrebbe pagato da giovani sprovveduti in cerca di avventure. Il secondo è che il meccanismo, seppure facesse crollare il mercato, non fermerebbe la mafia che, come ha già fatto in passato, passerebbe ad altre, più redditizie attività”. Parlando poi della mafia (“in Sicilia lo Stato e il ministero dell’ Interno sono rappresentati in modo degno e capace”), dei delitti del mostro di Firenze (singolarmente giudicati “non tipici del temperamento italico”) e in genere del crimine organizzato in Italia, il ministro ha sostenuto che per sradicare questi fenomeni è necessario combattere “la crisi di valori umani nella quale si inserisce la volontà di arrivare comunque, costi quel che costi, alla ricchezza e al potere. Anche a questo tavolo uno potrebbe pensare al potere per il potere. Questo è il male maggiore e non tocca solo le organizzazioni criminali, ma può corrodere anche noi politici”.

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17 Agosto 1984 Stampa: La Repubblica – Ferragosto con Scalfaro parlando del grande crimine
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