Trascrizione di Claudio Costa:
L’hanno ammazzato per un fagiano, una multa di poche lire, evitata al prezzo di una vita.
La barbarie che torna in queste campagne del Mugello dalle quali secoli fa è nata la cultura e la politica del Rinascimento. quella dei Medici e dei Corsini. E’ in questa campagna, al confine fra i comuni di Scarperia e San Piero a Sieve, che dopo ore di ricerche è stato trovato il corpo del marchese Roberto Corsini, 34 anni, era semi nascosto in un anfratto scavato dalle acque del torrente Levisone. L’intero busto era avvolto dalla vegetazione si vedevano solo le gambe: calzava una sola scarpa l’altra era sparita tra le stoppie del grano.In un primo momento si è pensato a un malore poi quando i carabinieri volontari hanno estratto il corpo dalla piccola grotta la realtà è apparsa diversa. Un colpo di fucile caricato a pallini aveva devastato la parte sinistra della faccia, leso gravemente il cervello e la zona posteriore del cranio: un colpo sparato a non più di mezzo metro che ha provocato la morte istantanea.
Un primo sommario sopralluogo ha permesso di stabilire che Roberto Corsini, il quartogenito di una delle più antiche famiglie toscane, era morto decine di metri più lontano dal torrente, in una zona delimitata da balloni di paglia pressata e capanne di caccia costruiti al limite tra la riserva Corsini e i terreni a caccia libera, anche quelli della famiglia. Su una delle presse di paglia infatti era evidente da gran chiazza di sangue. Come se la fucilata fosse stata sparata lì e lì fosse caduto il corpo. Da quel punto parte una scia evidentissima una traccia di sangue che conduce al macchione che delimita l’argine del torrente: il cadavere è stato fatto rotolare di sotto, quindi l’omicida è sceso e l’ha sistemato con fredda pazienza nell’anfratto, nella speranza che venisse ritrovato il più tardi possibile, ma la traccia rossa di sangue ha indicato altre due cose: un berrettino da caccia in tela mimetica che non apparteneva al Marchese Corsini e un piccolo bastone sporco di sangue: indizi lievi, ma pur sempre indizi. Fra il granoturco ancora verde a 100 metri dal morto, un guardaccia dei Corsini ha trovato un fagiano morto fucilato. Probabilmente è stato proprio a causa di quel fagiano che una battuta di caccia si è trasformata in una Barbara spedizione per un delitto.
Le ultime ore del marchese Roberto Corsini sono state ricostruite pazientemente dai carabinieri di borgo San Lorenzo: secondo il maggiore Sebastiano Anzà, che comanda la compagnia e a chi ha già notevoli problemi con le indagini del mostro, a Vicchio, il delitto è stato casuale. Un delitto feroce proprio per la sua meccanica estremamente semplice: un uomo chiede ragione di un abuso commesso sulla sua terra e la risposta è l’omicidio, la risposta ultima è la più infame. Non si esclude che il marchese Corsini abbia riconosciuto il cacciatore e che questi preso dal panico abbia sparato proprio mentre l’altro tendeva la mano per prendere il fucile.
Tutto era cominciato verso le 16:30 di domenica Roberto Corsini era in una delle case coloniche del podere Rialto stava giocando con due amici tedeschi a un gioco cinese, quelli che richiedono tanta pazienza. Roberto ha preso un binocolo dicendo che andava a vedere chi stava cacciando in riserva. Per le prime quattro ore non si è preoccupato nessuno che tornasse: il giovane Corsini amava fare lunghe passeggiate solitarie tra i campi: alle 21 parte l’allarme….
Alla mattina del giorno dopo verso le 10 il corpo è stato ritrovato semi nascosto nel torrente. E’ chiaro che l’assassino ha cercato di occultare il cadavere per evitare il più possibile il suo ritrovamento e avere tempo di cancellare ogni traccia che possa condurre a lui. I carabinieri stanno setacciando la zona alla ricerca di cacciatori che hanno il capanno al confine della riserva: possibile che nessuno abbia visto un uomo morire per nulla, sulla sua terra.
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