Il 26 febbraio 1985 Il Giudice Istruttore Mario Rotella e il Colonnello Nunziato Torrisi condussero Natalino Mele sul luogo del delitto di Signa del 1968 in maniera che il Mele potesse percorrere la strada che dal punto del delitto arrivava sino a casa del De Felice.
Durante il sopralluogo Natalino disse di non ricordare molto del percorso fatto e dichiarò: “Ricordo che io toccai la mano di mia madre in macchina dopo il delitto e questa ricadde abbandonata. Chiamai, piansi e poi uscii dalla macchina. Lungo la strada mi son sentito chiamare da una voce amica e ho sentito dei rumori tra le canne. Lungo la strada ricordo che qualcuno mi ha detto di dire che il babbo era malato a letto. Posso ora dire che penso che questa persona fosse mio padre stesso. E la voce che mi aveva chiamato prima doveva essere la voce di mio padre. Non ricordo di aver udito altre voci, ne di aver visto altre persone. Sono tuttavia sicuro che ci fosse qualcuno che faceva rumore tra le canne oltre mio padre. Non ricordo se mio padre mi abbia condotto a mano o in braccio oppure a cavalluccio.
Oltre questa testimonianza Natalino dice di aver fatto visita al padre in novembre 1984 assieme alla zio Giovanni e aver sentito da suo padre che l’omicidio era stato commesso da un pastore sardo di nome Giuseppe Vargiu (NdR. si tratta forse di Silvano Vargiu?). Lo zio Giovanni dimostrò stupore da questa affermazione di mio padre e disse che non aveva mai sentito parlare di questo Vargiu. Aggiunge Natalino che ricorda che la zia Maria, quando lui era piccolo, ha sempre detto che l’assassino era Francesco Vinci.
Il verbale di questo sopralluogo fu redatto il 4 marzo 1985.
Vedi libro di Cochi pag. 85