Il giorno 28 giugno 1985, dato che le due perquisizioni del 26 giugno 1985, mattina e sera, a casa di Salvatore Vinci avevano dato esito negativo, fu nuovamente convocata Ada Pierini che messa alle strette ammise di essersi inventata la minaccia con l’arma per vendicarsi di tutti i maltrattamenti subiti. Essa nel confermare il particolare delle magliette descritte di cui una di queste dice di avergliela regalata lei, dichiara, di aver taciuto sui rapporti intimi con il Salvatore. La Pierini prosegue affermando di aver avuto rapporti sessuali con altri uomini in presenza del Vinci; che di volta in volta le ha procurato gli uomini, al cinema a luci rosse ed altrove; che i loro rapporti sono avvenuti al magazzino, alle Cascine, al Motel; che Salvatore ha cercato sempre uomini di suo gradimento, soprattutto ben dotati; di averlo visto prendere il pene in bocca ed anche nell’ano; di essere stata indotta, in una circostanza, a farsi leccare da un cane; che il Salvatore si serve della P.I.C. (Pronto Intervento Casa), di scarsa resa, per coprire la sua attività delittuosa, in quanto è solito trattenere le copie delle chiavi relative alle serrature che smonta. Al termine dell’interrogatorio, la Pierini viene tratta in arresto per falsa testimonianza e viene tradotta alla Casa Circondariale di Sollicciano.
Vedi Rapporto Torrisi del 22 aprile 1986.