L’11 settembre 1985 la guardia giurata Nicola Esposito si presenta per rilasciare testimonianza di un episodio successo nell’estate del 1981.
Questo il verbale: 11 Settembre 1985 Testimonianza di Nicola Esposito
Questa la trascrizione:
LEGIONE CARABINIERI DI FIRENZE
COMPAGNIA DI PRATO
NUCLEO OPERATIVO E RADIOMOBILE
PROCESSO VERBALE: -di sommarie informazioni testimoniali rese da:-
ESPOSITO Nicola, nato a Bovino (FG) il 13 Marso 1943, residente Prato via del Castagno n.5, guardia giurata dalla Metronotte, coniugato, tel 37815.
L’anno 1985 addi 11 del mese di settembre in Prato, nell’Ufficio del Nucleo Operativo e Radiomobile Carabinieri, alle ore 18.00.
Avanti a noi sottoscritti Tenente Fichero (NdR: ?) Giovanni e Brig Antonio Amore, il primo comandante del predetto reparto ed il secondo addetto al medesimo Nucleo.
è presente Esposito Nicola in rubrica generalizzato il quale, opportunamente sentito dichiara quanto segue:
Sono guardia giurata, presso l’istituto della metronotte di Prato. Lavoro presso detto istituto dal 17.12.1989. Sono sposato, anzi preciso che nel 1966 mi sono portato in Inghilterra per lavoro, presso a fornace di mattoni. Con me vi era la mia signora Greco Angelina, originario di Casalnuovo (FG). Nel 1975 mentre eravamo in Inghilterra, per motivi personali ci siano separati, ottenendo subito a divorzio. Dopo di ché sono rimasto altri tre mani e Peterboro (NdR: Peterborough) in Inghilterra. Nel 1978 sono tornato in Italia e ho lavorato a Milano come metronotte per circa un anno e qualche mese. L’anno successivo sono venuto a Prato e mi sono arruolato nel corpo vigili giurati di Via S. Giorgio a Prato. Ho militato in questo corpo per circa 7/8 messi passando poi alla metronotte di Prato. Nella metronotte avevo l’incarico di fare ??? e da un anno e sei mesi circa faccio la guardia presso la Banca Toscana agenzia di S. Paolo di Prato, Dal lunedì al venerdì sto presso la Banca ed il sabato e la domenica faccio il pronto impiego. Nell’apprendere la notizia del fatto avvenuto a Scopeti, relativo al duplice omicidio della coppia, dai giornali, ho ritenuto opportuno farvi presente che quattro anni dietro e precisamente nell’estate del 1981, mentre ni trovavo a sorbire un caffè presso il Bar sito in località “Nome di Gesù” di Calenzano, venivo avvicinato da un tale che io non conoscevo e che stava bevendo una birra al banco. Questo tizio vedendomi in divisa si avvicina e mi fece alcune domande sull’arma in dotazione che tenevo nella fondina. Per fermi capire che anche Ini si intendeva di armi mi mostro n.3 proiettili calibro 22 LR, piuttosto vecchietti e ossidati. Io non pronunciai parola e lui mi di sponta emette testuali parole: “li vuoi tanto io a casa ne ho altri 5 o 600”. Io li presi li misi in tasca e me ne andai, Premetto che questo incontro avvenne tra le ore 23,30 e le ero 24,00 di una sera di quell’estate. Ricordo che in quel periodo ero comandato di servizio nella zona nord di Celenzano e precisamente nei pressi della località la Querce. Per avere un’idea del giorno che ho ricevuto i proiettili da quel tizio, ricordo che quella notte preso il cimitero di Capalle, mi ero insospettito di alcuni movimenti che si svolgevano all’interno. Infatti vi erano degli zingari che asportavano dei portafiori in ottone delle tombe. Chiamai i Carabinieri e precisamente quelli di Signa che intervennero ma senza riuscire a prendere i responsabili.
A.D.R.: l’uomo che mi ha dato i proiettili posso descriverlo come segue, anche se non lo ricordo al 100% altezza 1,80 circa, corporatura robusta con un po’ di pancia davanti le spalle più larghe delle mie, viso era abbastanza rotondo con le gote rossicce, capelli molto corti tirati indietro color biondo-rossiccio, senza barba o né baffi non aveva occhi azzurri e non aveva cicatrici sul volto, il collo normale, era abbastanza stempiato, accento verosimilmente toscano non accentuato, indossava camicia a maniche corte a quadretti color bianca, pantaloni color beige. Non ricordo se portava fede ed, orologio e né tantomeno catenine al collo.
A.D.R.: Ho lasciato il bar ed ho ripreso il mio normale servizio con la Fiat 126 della metronotte ed ho finito il mio turno alle ore 05,30. Ho lasciato la macchina di servizio ed ho preso la mia personale Alfa Sud FI B17400 di colore nero ed avevo in tasca i tre proiettili.
A.D.R.: non ho più rivisto qual signore, anche se sono andato più volte a quel Bar.
A.D.R.: non ho pensato a consegnarvi i proiettili subito anche perché spesso le cose mi ???? la casa mi ???? di notte anche perché lavoro tanto e sono stanco. Ricardo di averli subito la mattina stessa nella mia abitazione dentro in un cassetto ????
A.D.R.: fino alla data di oggi non ho più ripreso i proiettili che sono rimasti nello stesso posto di dove gli avevo messi allora.
A.D.R.: alla data di oggi fin dal 1978 convivo con una ragazza madre di nome Tigri Caterina nata a ????? (CT) 36 anni fa. Non abbiamo alcun figlio e questa ragazza, poiché lei ha un seno malato e non può averli. Sin da quando l’ho conosciuta aveva questo problema. Lei ha una figlia di 13 anni, avuta dal precedente partner. Lei ????? più volte dal ginecologo che ha confermato questa malattia. Andiamo perfettamente d’accordo e ci vogliamo bene.
L’ufficio da atto che il teste ha consegnato spontaneamente i tre proiettili calibro 22 LR, con sotto il fondello la lettera “H” ed il proiettile semi-blindato, pertanto con il presente atto gli stessi vengono messi in sequestro per gli ulteriori accertamenti.
F.L.C e S. in data e luogo di cui sopra.
Nicola racconta che nell’estate del 1981, si trovava a prendere un caffè presso un bar in località “Nome di Gesù” a Calenzano, erano circa le 23.30. Mentre consuma la bevanda si avvicina un signore, che non conosceva, alto e robusto. Questo tale, vedendolo in divisa, gli rivolge alcune domande sull’arma in dotazione. In seguito gli mostra tre proiettili calibro 22 LR, piuttosto vecchiotti ed ossidati. Disse: “Li vuoi? Tanto io a casa ne ho altri 5 o 600.“. Nicola li prese e messi in tasca se ne andò.
Nicola Esposito descrive l’uomo in questi termini: “L’uomo che mi ha dato i proiettili posso descriverlo come segue, anche se non lo ricordo al 100%: altezza 1,80 circa, corporatura robusta con un po’ di pancia davanti e le spalle più larghe delle mie, viso abbastanza rotondo con gote rossicce, i capelli molto corti tirati indietro color biondo-rossiccio, senza barbe e né baffi, non aveva occhi azzurri e non aveva cicatrici sul volto, il collo normale; era abbastanza stempiato, accento verosimilmente toscano non accentuato.” Vedi: 17 Ottobre 1985 Rapporto Giudiziario N. 248/39 di Nicola Giordano.