Il 18 settembre 1985 Stefano Mele fu nuovamente interrogato dal Giudice Istruttore Mario Rotella e dal PM Adolfo Izzo. Sostanzialmente confermò quanto riferito nell’interrogatorio del 12 giugno 1985. Confermò le accuse sul fratello Giovanni Mele e su Salvatore Vinci ma non nominò ne Piero Mucciarini ne Marcello Chiaramonti, i due cognati.
Confermò che la pianificazione del delitto era ad opera di Salvatore Vinci in accordo con la famiglia Mele. Egli precisa di non aver mai avuto il coraggio di ammazzare la moglie perché tuttora le vuole bene, e che il secondo amante della moglie è stato Salvatore Vinci. È stato costui a prospettargli di voler ammazzare sua moglie e che anche Giovanni è stato d’accordo, perché la sua famiglia odiava sua moglie ed adesso mentre lui è dentro, il Vinci e suo fratello sono fuori tranquilli. Egli aggiunge, che è stato Salvatore ad accompagnarli con la sua autovettura, il quale è in possesso della pistola, quella che ha sparato e che gli hanno messo in mano.
Il MELE conclude dicendo che Salvatore ha accompagnato Natalino con l’autovettura, forse anche un po’ a piedi e per la strada, e questi gli ha detto: “Se dici qualche cosa ti ammazzo, a te e tuo padre“, mentre suo fratello, a suo avviso, si è allontanato per conto proprio.
Vedi Rapporto Torrisi del 22 aprile 1986.