Un nuovo giallo per il mostro chi ha fatto l’identikit?

FIRENZE – “Questa storia complica ancora di più le indagini”, dice uno degli investigatori che si occupano del mostro di Firenze. La storia è quella di un identikit pubblicato ieri da “La Nazione”, che secondo la Procura della Repubblica è un clamoroso falso ma di cui il quotidiano fiorentino sostiene l’ autenticità. Un identikit che ha fatto squillare i telefoni di polizia e carabinieri e che ha suscitato non poche preoccupazioni tra gli inquirenti perchè nel luglio del 1982, dopo che era stato diffuso ufficialmente il ritratto del presunto mostro (che ieri la polizia ha nuovamente diramato) si scatenò una vera e propria caccia alle streghe e a Valenzatico, vicino a Pistoia, ci fu anche un suicidio (il gestore di un bar, Giuseppe Filippi, somigliante all’ identikit e preso di mira dalla gente della zona). Questa volta gli inquirenti non hanno trasmesso identikit a quotidiani e agenzie anche se i disegnatori della polizia scientifica lavorano a pieno ritmo. Ci sono i ritratti di una ventina di persone viste o intraviste in Via degli Scopeti dove sono stati ammazzati i due turisti francesi. La notizia era nota da mercoledì ed era stata anticipata anche dal nostro giornale. Quello di ieri per la Nazione doveva essere uno scoop: prima pagina con identikit e accurata descrizione del mostro. Ma poche ore dopo che il quotidiano era arrivato in edicola il procuratore della Repubblica Cantagalli ha stilato un comunicato: “L’ identikit pubblicato dal quotidiano “La Nazione” risulta pervenuto a quello e ad altri giornali in allegato ad una lettera anonima, ed è stato consegnato anche a questa Procura da un giornalista. quindi destituita di ogni fondamento la notizia che l’ identikit medesimo sia stato elaborato nell’ ambito delle indagini svolte da magistratura e polizia giudiziaria sul duplice omicidio degli Scopeti”. I magistrati hanno poi aggiunto che quell’ identikit “non corrisponde alle persone viste nel bosco di San Casciano nei giorni precedenti al delitto e descritte da alcuni testimoni”. Non solo. venuta fuori la storia di una lettera che alla Nazione però giurano di non aver mai visto. L’ 11 settembre al quotidiano “La Città” e alla redazione fiorentina di “Paese Sera” arrivò la missiva di un anonimo “pittore e disegnatore” che spiegava di essersi casualmente trovato domenica 8 settembre, poche ore prima del delitto, “sullo spiazzo dello Scopeto” e di aver visto un uomo. Forniva una accurata descrizione di questa persona, allegava uno schizzo e diceva di aver inviato il tutto anche a “La Nazione”. Non fu pubblicata una riga. Per i magistrati era opera di un mitomane, di qualcuno che voleva fare uno scherzo a un amico. Ieri sul quotidiano fiorentino è apparso l’ identikit, somigliantissimo a quello preparato dall’ anonimo (diffuso dall’ agenzia “AP” con la didascalia “Un identikit del mostro secondo alcuni testimoni”) così come la descrizione non si discosta da quella della lettera (avambraccio robusti, spalle spioventi, indossava un giubbotto da cacciatore). “Non si tratta di un infortunio, io non ho ricevuto nessuna lettera anonima – assicura Umberto Cecchi, inviato della “La Nazione” e autore dell’ articolo – l’ identikit è autentico, girava nelle caserme dei carabinieri, era sulle loro auto. Indagano su questo tipo”. Ieri mattina a Firenze c’ è stato anche un vertice tra i dirigenti delle squadre mobili di tutta la Toscana per meglio coordinare gli accertamenti in corso nella regione. Nel frattempo proseguono le indagini sul primo delitto, quello di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, assassinati nell’ agosto del 1968. Nei prossimi giorni dovrebbe essere nuovamente interrogato il marito della donna, Stefano Mele che probabilmente conosce una parte della verità, ma non sembra disposto a parlare.

di PAOLO VAGHEGGI

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/09/22/un-nuovo-giallo-per-il-mostro-chi.html

Capitan Nemo, è vero che i mostri siamo noi?

MA COME, non avete ancora capito chi è il mostro? Eppure la Televisione lo ha mostrato. Non tanto lunedì sera, quando ci aspettavamo di vederne apparire il profilo, nel Tg1 Speciale dedicato, per l’ appunto, al Mostro di Firenze, quanto la sera successiva. Lunedì sera Alberto La Volpe ha costruito uno “Speciale Tg1” utile ed interessante. Non privo di una punta di involontaria comicità, che è venuta fuori alla fine. Un telespettatore ha chiesto per telefono: ma è proprio sicuro che i mezzi di comunicazione di massa – e la Televisione in particolare – fanno bene a parlare del Mostro? E se lui ci vede? E se lui ci sente? La risposta di La Volpe, attentamente meditata, e gravemente data, è stata: “è meglio parlarne, di queste cose, e bene, nel modo giusto”. Piuttosto – evidentemente – che non parlarne, e male. Riconosciamolo: Max Catalano (“Quelli della notte”) non si sarebbe espresso diversamente. Martedì sera, invece, il Mostro lo abbiamo visto. Il martedì sera va in onda – sempre sulla ReteUno – una serie molto avvincente (“Thrilling, appuntamento con il brivido”) di telefilm americani di qualità, interpretati da grandi attori. Il telefilm di martedì scorso si intitolava “Il sorcio” ed era interpretato da Kirk Douglas. Era lui, il Mostro. Lui, sì, il poderoso interprete di “Spartacus”. Qui è ridotto nella parte di un piccolo professore di biologia, timido e frustrato (sono gli studenti che gli hanno affibbiato quel nomignolo: “il sorcio”). Timido, frustrato e ampiamente vilipeso dalla moglie che lo lascia per un altro uomo, portandosi via il figlioletto. Ecco allora che il nostro “sorcio” comincia ad andare in giro con una bella provvista di rasoi in tasca. E quando gli capita una donna a tiro… Dopo aver visto questo telefilm non sappiamo chi è il Mostro, naturalmente. Ma sappiamo come è fatto. Ci immaginiamo meglio le frustrazioni – umane, sociali, professionali prima ancora che sessuali – che lo spingono a “vendicarsi”. Però, a ripensarci, quella comica domanda sui mass-media che ha animato l’ ultima parte dello “Speciale Tg1” di lunedì sera contiene una punta di veleno che si è espressa – in questi giorni – anche in altri modi. Ma come, non avete ancora capito chi è il Mostro? Il nostro Mostro è la Televisione. Il giornalista inglese David Yallop, che ha contribuito a scoprire a casa sua il Mostro dello Yorkshire, ha detto – in una intervista al “Manifesto” – che noi, diseducati dalla Televisione, seguiamo le ricorrenti malefatte del Mostro di Firenze come potremmo seguire un “serial” televisivo. E che, corrotti dalla passività televisiva, non facciamo niente per aiutare veramente la polizia. E’ una tesi suggestiva. Che si regge però in piedi a fatica, specie per chi è inglese, o sa qualcosa degli inglesi. L’ Inghilterra ha prodotto, sul finire dell’ Ottocento, il primo mostro di questo genere: Jack lo Squartatore. Non c’ era la televisione, ma i giornali ne parlavano. E sappiamo per certa testimonianza – qualche volta la testimonianza oltre che certa è anche letterariamente pregevole (è il caso di “Padre e figlio” di Edmund Gosse, pubblicato in Italia dall’ “Adelphi”) – che padri figli mogli mariti e amanti passavano le loro serate davanti al camino acceso, leggendo avidamente le cronache di quel delitto, di quei delitti. Il loro rapporto con i mostri criminali non era meno voyeuristico e passivo del nostro, che abbiamo la Televisione. Poi c’ è stato il caso – orrendo – della ragazza parigina stuprata in pubblico, senza che nessuno muovesse un dito. Anche qui qualcuno (l’ avvocato femminista Gisèle Halimi) è intervenuto per dire che è tutta colpa della Televisione. La quale ci avrebbe abituato ad assistere, indifferenti, ai fatti più truci che passano sul suo piccolo schermo. Per fortuna, Cesare Musatti ha ricordato di aver assistito ad un episodio consimile nella Milano del 1945, quando la Tv non c’ era ancora. Segno, ha saggiamente spiegato, che non è la Tv a creare l’ indifferenza. E’ la grande città: dove si può passare tutta la vita, scambiando con i vicini di casa solo un cenno di capo al mattino. Allora, davvero non abbiamo ancora capito chi è il Mostro? Eppure dovrebbe essere chiaro: i Mostri siamo noi. Ci troviamo difatti – questi fatti lo dimostrano – con la Televisione in un rapporto mostruoso: come quello del “sorcio” con la moglie. Apparentemente siamo in una situazione di onnipotenza. Rientriamo in casa la sera, accendiamo l’ apparecchio e gettiamo uno sguardo sul mondo. Può essere accaduta qualsiasi cosa (anche un terremoto nel Messico) ma noi stiamo al sicuro. Come il capitano Nemo, che dall’ interno del “Nautilus” allungava il periscopio per guardare in giro; e intanto si faceva – sicuro e potente – le sue ventimila leghe sotto i mari. Ma il capitano Nemo il periscopio lo indirizzava dove voleva lui, come voleva lui. Noi invece subiamo sempre le scelte di chi ha davvero il comando del periscopio in mano, sceglie le immagini che vuole e ce le manda in casa. E’ questo che ci rende avidi di onnipotenza, ma impotenti e frustrati come il mostruoso “sorcio” di Kirk Douglas. E’ questo che ci rende non giustamente esigenti, ma genericamente rabbiosi nei confronti della Tv. Che non è comunque peggiore dei mass-media di ieri. E’ solo diversa. Sicchè è meglio in fondo averla ed usarla bene, come direbbe Catalano, piuttosto che non averla e usarla male, come direbbe La Volpe.

di BENIAMINO PLACIDO

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/09/22/capitan-nemo-vero-che-mostri-siamo.html?ref=search

22 Settembre 1985 Stampa: La Repubblica – Un nuovo giallo per il mostro chi ha fatto l’identikit? – Capitan Nemo, è vero che i mostri siamo noi?
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