Mostro: si scatena il tam – tam delle voci. E ora si cerca anche una moto con targa” di Mario Spezi. Dice: “Una strana atmosfera si è creata da quarantotto ore a Firenze attorno all’indagine sul suo mostro. Inspiegabilmente in città corre voce che l’inafferrabile assassino è stato da alcuni giorni individuato e addirittura arrestato. Il mostro sarebbe tenuto segregato in qualche caserma dei carabinieri o in un ufficio della questura lontano dalla portata dei giornalisti. Gli inquirenti starebbero aspettando di trovare la prova definitiva per inchiodarlo”. La voce è partita da Firenze, è arrivata sino a Roma, ha fatto il giro di importanti uffici, compreso il Viminale ed è ritornata, amplificata, a Firenze. Ieri 2 ottobre, Fleury smentisce fermi o arresti, dice di non poter prevedere sviluppi positivi a breve scadenza ma sottolinea che nessuno avrebbe potuto vietare loro di dire che tra qualche giorno, tra qualche settimana o tra un mese la fortuna avrebbe potuto premiarli. Invita i giornalisti a non creare nuovi falsi mostri. Aggiunge Spezi che le voci di possibili arresti già avvenuti erano cominciate a circolare negli ambienti della stampa due notti prima. Sembrava che “qualcosa di strano e di poco convincente stava avvenendo in questura”. Durante la notte, si erano accese le luci del terzo piano dove opera la SAM, i cronisti avevano fatto le ore piccole ma poi se ne erano tornati a casa a mani vuote. Gli investigatori stavano effettuando controlli sulle targhe di auto di residenti in San Casciano e stavano interrogando tutti i possessori di moto con obbligo di targa. Tali controlli derivavano da un cospicuo numero di segnalazioni di persone che avevano visto nelle ore precedenti il delitto e in prossimità degli Scopeti, certi mezzi. La sensazione era che gl’inquirenti non avevano abbandonato la speranza di poter condurre un’indagine su piste precise, ma che esisteva il timore che nell’arco di pochi giorni potessero essere costretti a tornare a un’indagine sui grandi numeri. Il proiettile di Ponte a Niccheri era stato verosimilmente lasciato da qualcuno che trascorreva all’ospedale le sue giornate e, forse, le sue nottate.
A colloquio con l’uomo che ha trovato, davanti all’ospedale di Ponte a Niccheri, il proiettile calibro 22. “Da quando è successo non dormo più, ho paura” di Giovanni Morandi. Si dice che l’assassino è andato in quell’ospedale non la notte del delitto, ma probabilmente la notte successiva, tra il lunedì e il martedì. L’assassino ha parcheggiato la macchina o il motorino sotto la rampa che porta al pronto soccorso. E’ qui che ha perso il proiettile che è stato trovato vicino al garage delle ambulanze, dove in genere c’è un via vai di gente. Il maniaco non ha cercato di nascondersi. “Una faccia conosciuta nell’ambiente e che non desta sospetti”. Per arrivare al punto dove è stato rinvenuto il proiettile, bisogna fare una specie di gimcana. Lì vicino ci sono sette cassonetti dei rifiuti. Il dipendente dell’ospedale che ha rinvenuto la cartuccia non dormiva più. L’ha rinvenuta dieci minuti alle sette del mattino di martedì mattina, uscendo dal turno di notte, proprio sul marciapiede, a un metro e mezzo dal muro e all’altezza dello sportello di una macchina parcheggiata. Aveva iniziato il turno alle 20 del lunedì precedente e il proiettile non c’era. Ha nascosto il proiettile nel suo armadietto per quattro giorni, poi l’ha dato a un carabiniere. Quando il giornalista gli chiede di cosa ha paura, l’uomo risponde: “ Ho paura che sia vicino. Se fosse nell’ospedale ?”.
“La Nazione” (ed. Umbria) del 3.10.1985. Il mostro lo “vedono” dappertutto. Una signora perugina: “ Era lui; mi ha fissata per un’ora…” (senza autore). Probabilmente, martedì 17 settembre, una giovane signora perugina che abita in Viale Pellini in un appartamento a livello stradale. La signora dice che era molto caldo e che aveva visto, appoggiato alla ringhiera in ferro, al di là della finestra, un uomo che cercava di guardare cosa stesse succedendo in casa. Riconosce l’uomo dell’identikit, solo che aveva più capelli in testa e la bocca più larga. Aveva un aspetto giovanile ed era alto, abbastanza alto. La signora cerca di fargli notare che lo ha visto e spalanca la finestra. Lui rimane freddo, impassibile e continua a guardare in casa, per più di un’ora. La signora avverte un’inquilina ed esce con la figlia giovanissima che lo guarda. Quando le vede uscire, va verso un’autovettura e (come riferisce alla madre la bimba) l’uomo non riesce a mettere la chiave nella serratura perché la mano gli tremava. Mancavano pochi minuti alle 17. L’auto era di colore verdolino, come le dirà la figlia, perché la signora non si era voluta voltare. Poco tempo prima, l’appartamento della signora era stato visitato da qualcuno, mentre erano in vacanza. La porta era stata forzata e chi era entrato, aveva solo frugato nella biancheria intima. “La bigiotteria, una macchina fotografica, altre cose di un qualche valore, erano state sparse con un po’ di soldi, sul letto”. Vi erano in quei giorni continue segnalazioni alle redazioni e alla polizia. I carabinieri hanno poi smentito la notizia secondo cui l’uomo visto a Pianello, dopo l’acquisto, fosse andato in un bar dove gli sarebbero state prelevate le impronte digitali.