‘NON PARLATE DEL MOSTRO, O CI SFUGGIRA”
FIRENZE (p. v.) – “Se abbiamo la speranza di catturare il mostro? Cred che anche per questo caso sia valida la regola che si applica a tutti gli omicidi: o si risolve in pochi giorni o ci vuole un lavoro lungo e paziente. Per questo dico che non bisogna attendere risultati immediati”. E’ il sostituto procuratore Francesco Fleury che parla. Ha 49 anni ed è in magistratura da 20. Per molto tempo si è occupato di sequestri di persona, dell’ anonima sarda, tanto che dalla prossima settimana sarà impegnato nel processo contro i rapitori di Susanne e Sabine Kronzuker e Martin Watchler. Dottor Fleury all’ inizio degli anni settanta lei cominciò a indagare sui sequestri. Oggi si occupa del mostro. E’ un caso ancora difficile da risolvere? “In linea generale è sempre più difficile l’ indagine su un delitto singolo e specialmente sui delitti come quelli commessi dal maniaco svincolati da qualsiasi movente. Dove esiste un’ organizzazione invece c’ è un ambiente su cui indagare. La sensazione che ho provato quando ho cominciato a occuparmi di questo caso è un po’ analoga a quella dei primi sequestri quando i rapiti sparivano. Era un reato nuovo per questa regione e non si sapeva da che parte cominciare”. Viene da pensare che il mostro vi ha colti impreparati. “No, le cose non stanno proprio così. Quando i delitti sono stati collegati c’ è stata la speranza di individuare l’ assassino partendo dal primo omicidio, quello del 1968. Una speranza che è durata a lungo. Dopo il duplice delitto di Vicchio avvenuto lo scorso anno abbiamo deciso di usare un sistema di indagine diverso sperando di arrivare anche alla conferma di certi dati emersi nell’ omicidio del ‘ 68. Siamo partiti da un’ indagine sulla personalità dell’ assassino fatta attraverso una serie di perizie affidate a vari specialisti”. Ma sembra che il maniaco abbia sempre qualche sorpresa. L’ assassinio dei due turisti francesi pare un po’ diverso e poi c’ è stata la lettera inviata al sostituto procuratore Silvia Della Monica. Una presa di contatto raccapricciante ma inattesa. “Non è del tutto esatto. L’ ultimo omicidio è uguale agli altri. Non è cambiato nulla. Le diversità sono puramente accidentali. Non ci aspettavamo la lettera, questo è vero. Ma guardando la casistica criminologica si vede che negli omicidi in serie, tipo questo, c’ è sempre stata da parte dell’ assassino una forma di rivendicazione, o un gesto di sfida. Fino ad oggi in questo caso non c’ era mai stato nulla di simile. Quest’ ultima circostanza quindi lo fa rientrare nella casistica. Scompare così un aspetto di singolarità”. Nel parcheggio dell’ ospedale di Santa Maria Annunziata è stato trovato uno dei proiettili solitamente usati dal mostro. Perchè proprio lì, avete già una spiegazione? “A questa domanda preferisco non rispondere”. C’ è mezzo miliardo a disposizione degli informatori. Questa taglia serve a qualcosa? “Serve a limitare il numero di segnalazioni anonime. Aumentano le persone che fanno conoscere le loro generalità. Ci aiuta nell’ inchiesta”. In città però avviene il contrario. Le voci si accavallano, c’ è chi assicura che il mostro è già in carcere. “Capisco che certi episodi sono tali da suscitare degli aspetti morbosi. Il fatto però è seccante. Devo anche aggiungere che ora la pubblicazione di un eccesso di notizie sulle indagini rischia di compromettere le indagini stesse”.
PANE AL PANE, MOSTRO AL MOSTRO
DUNQUE, non bisogna dire “mostro”. E perchè? E chi lo dice? Non bisogna chiamare “mostro” nemmeno il mostro di Firenze, perchè, se così si fa, lo si considera un “diverso” e un “estraneo”. Si nega la comune umanità che a lui ci lega. E chi lo dice? Lasciamo stare i nomi e le fonti. Perchè infierire? Ce lo dicono – per intenderci – da “sinistra”. Poi ci si meraviglia che da qualche anno la sinistra prende solo botte. Ne prenderà sempre di più, se continuerà a credere che stare “a sinistra” significhi crogiolarsi in questo sciabordio sentimentale, patetico e velleitario. Che per stare “a sinistra” bisogna praticare almeno una volta al giorno l’ esorcismo dell’ eufemismo. Per cui gli handicappati non sono più handicappati, ma “portatori di handicap”; le cameriere non sono più cameriere, ma “collaboratrici domestiche”; i ciechi non sono più ciechi, ma “non vedenti”. In realtà, li chiamiamo “non vedenti” per non vederli. Per proteggerci con le parole da un duro doloroso confronto con realtà umane e sociali irrimediabilmente diverse dalla nostra, più sfortunate della nostra. Per raccontare a noi stessi che in fondo siamo tutti uguali (magari fosse ferro). Chissà cosa accadrebbe se i nostri fervidi esorcisti della sinistra – e dell’ ultrasinistra – ripensassero a certi precedenti “mostruosi” famosi. In apertura del primo libro del “Capitale”, Karl Marx afferma che il mondo capitalistico è un “mostruoso” ammasso di merci. In apertura della “Metamorfosi”, Franz Kafka racconta che Gregor Samsa si svegliò una mattina trasformato in un “mostruoso” insetto (ed usano tutti e due, Marx e Kafka, proprio lo stesso aggettivo tedesco “ungeheuer”). In apertura dei “Fiori del male”, Charles Baudelaire descrive la noia che divora il cittadino della città moderna, e si rivolge direttamente al lettore: lo conosci anche tu, lettore, questo “mostro” delicato: “ce monstre dèlicat”. Caro il mio lettore ipocrita: “Hypocrite lecteur, mon semblable, mon frère”. Dobbiamo immaginarci che il lettore o l’ elettore di sinistra di oggi contesterebbe. Ma no, non si usa il sostantivo “mostro”, non si usa l’ aggettivo “mostruoso”. Si dice, semmai, che nascere per ritrovarsi in un confuso ammasso di merci è imbarazzante. Che svegliarsi trasformati in uno scarafaggio è sconcertante. Che scoprirsi travagliati dalla noia e dall’ angoscia è un po’ pesante. Ma mostruoso, no. Non è di sinistra. In realtà, quando Marx Baudelaire Kafka usano il sostantivo “mostro” o l’ aggettivo “mostruoso”, lo fanno proprio per ribellarsi, per protestare. Per dire: la vita è così, la società è così. Ma non dovrebbero essere così. Che siano fatte così, è inaccettabile, è mostruoso. Contestano, si ribellano proprio usando quei termini, invece di edulcorarli. E anche noi, quando definiamo mostro quel tale signore di Firenze (o dintorni), quel “monstre dèlicat” che manda agli inquirenti i pezzettini ben tagliati delle sue vittime, lo facciamo per dire che l’ umanità (la sua, la nostra) non dovrebbe mai ridursi a tanto. Essere di sinistra, malgrado tutto, ha ancora un senso. E ancora ne avrà uno. Significa pur sempre avere dentro una passione e un progetto: indirizzati a fare il mondo più umano. Ma tenendo viva la passione. Ma mettendo a punto i progetti. Non dando una ritoccatina al vocabolario: caro e ipocrita elettore (di sinistra).
di BENIAMINO PLACIDO