Il 4 ottobre 1985 il Procuratore della Repubblica Aldo Izzo e il Colonnello Nunziato Torrisi si muovono verso Como, più precisamente a Cremelle, per incontrare Annamaria Steri, la sorella più piccola di Barbarina Steri.
Nell’occasione Annamaria riferisce che non ha mai sentito Barbarina riferirsi al suicidio ed in compenso ha spesso visto dei segni sul suo corpo che potrebbero essere ricondotti ad una violenza familiare. Riferisce inoltre che proprio lei sentì, il giorno precedente alla morte di Barbarina, Salvatore dire alla moglie che andava comprata una nuova bombola di gas, che quella che avevano era finita. Raccontò inoltre di aver sentito dire da suo padre che quando entrò nella stanza dove c’era Barbarina morta non aveva sentito nessun odore di gas. In fine disse di ricordare che le persone che videro il cadavere dissero che presentava dei graffi sul viso e sul collo. Le dichiarazioni possono cosi essere riassunte:
− di ricordarsi che la Barbarina aveva sofferto molto i maltrattamenti subiti dal marito e molto spesso portava i segni delle percosse;
− di essere a conoscenza che in una circostanza Salvatore ha addebitato alla moglie di essersi fatta fotografare nuda, mentre questa piangendo si proclama innocente, sicura di trattarsi di un fotomontaggio;
− che, nonostante i maltrattamenti, Barbarina non aveva mai espresso propositi suicidi;
− di aver potuto notare e sentire che il pomeriggio prima, mentre la sorella ed il cognato si trovavano a casa loro, questi avvicinatosi alla moglie, sottovoce e come se non volesse farsi ascoltare le ha detto di comprare una nuova bombola di gas, perché quella in casa era quasi vuota e che la Barbarina ha sfruttato sino all’ultimo e che avrebbe pensato lei o comprare quella nuova;
− di aver saputo, poi, che la bombola era vuota, perché la sorella era andata di sera a scaldare il latte dal vicino di casa STERI Francesco;
− di aver sentito dire al padre che non vi era puzza di gas;
− di aver saputo da persona intervenuta che Barbarina portava sul viso e sul collo tracce di unghiate e che qualcuno aveva ipotizzato fossero di Salvatore;
− di ricordarsi bene che suo fratello Salvatore era molto amico del cognato perché si conoscevano sin da ragazzi e che questi è stato l’unico in famiglia a prendere le sue difese, dando torto alla sorella;
− che in famiglia, e lei in modo particolare, non hanno creduto al suicidio.
Izzo e Torrisi si spostarono poi a Lecco dove incontrarono Giuseppina Steri, sorella maggiore di barbarina, che confermò quanto affermato da Annamaria. Le dichiarazioni possono cosi essere riassunte:
− di non aver mai espresso la sorella propositi suicidari, anche se ha parlato spesso delle sue pene;
− di essere a conoscenza che la Barbarina aveva chiesto aiuto ad una certa signora Piera, ostetrica, e che aveva espresso la volontà di separarsi dal marito;
− di aver sospettato che qualcuno avesse ucciso la congiunta;
− di ricordarsi che suo padre ha commentato di non aver sentito gran puzza di gas e che la Barbarina evidenziava sul collo dei segni, come lasciati dalle dita di una mano che fosse stretta intorno al collo, e che forse i Carabinieri avevano invitato Salvatore a provare meglio a confrontare la sua mano con quei segni;
− che suo fratello aveva escluso la responsabilità del cognato, sostenendo che questi era stato al cinema con lui quella sera;
− di aver saputo in Sardegna che uno dei due fratelli, Salvatore o Francesco, avendo scoperto che una donna, amante di uno dei due, si accompagnava con un altro, ed essendosi essa rifiutata a continuare la relazione, avrebbe istigato ed armato la mano del marito di lei, rivelandogli il luogo ove avrebbe potuto sorprenderla con l’amante;
− di ricordarsi che in famiglia VINCI Salvatore è ritornato troppo presto per chiedere aiuto, dal momento in cui si erano lasciati con il fratello;
− di esserle sembrato strano che Salvatore avendo sentito piangere il bambino non si fosse preoccupato di raggiungerlo, invece di scappare subito;
− che sua mamma non ha mai voluto in casa il piccolo Antonio, temendo che Salvatore frequentando la loro abitazione, per via del bambino, avesse potuto approfittare di loro.
Vedi Rapporto Torrisi del 22 aprile 1986.