Il maniaco di Firenze”. Il mistero dei guanti si infittisce. Un’ipotesi: forse un poliziotto li ha lasciati nel bosco. Ma il giudice Fleury ha smentito. Una macabra messinscena ? Forse tracce di sangue sul fazzoletto: ma non c’è una perizia. Quattro interrogativi da sciogliere. Per ora nessuna risposta” di Paolo Gambescia. Il mistero dei guanti continua. Anzi si infittisce. A trentasei ore dal rinvenimento, non c’è stata ancora nessuna perizia. Fleury ha sostenuto ieri 5 ottobre che in tarda mattinata il medico legale avrebbe fornito le prime risposte: “A noi ovviamente interessa prima di tutto sapere se quel fazzoletto, che sembra di carta perché essiccato, ma che forse è di stoffa, sia intriso del sangue di Nadine Mauriot. Accertare se quella materia scura è sangue non può essere difficile. Più complicato è, eventualmente, definire il gruppo sanguigno. Comunque entro poche ore avremo la risposta”. Nel primo pomeriggio (del 5), invece, il Prof. Maurri, incaricato degli accertamenti, rispondeva ai giornalisti: “Io non ho ricevuto niente da analizzare. Ho visto i guanti e il fazzoletto di sfuggita negli uffici degl’investigatori. Nessuno mi ha ancora ufficialmente incaricato di svolgere accertamenti”. Com’è possibile questo ritardo di fronte a un elemento forse importantissimo delle indagini ?”. Secondo qualcuno gli inquirenti sanno chi ha lasciato nel bosco degli Scopeti i guanti e il fazzoletto. Secondo altri, qualcuno degli investigatori, durante un sopralluogo, potrebbe aver lasciato inavvertitamente la busta di plastica nella quale aveva messo roba raccolta sul luogo del delitto. Ciò è stato però recisamente smentito da Fleury. I giornalisti si sono portati sul posto e si sono resi conto che l’impressione non coincide con la sicurezza del magistrato. Prima di tutto, perché il rinvenimento è avvenuto oltre il perimetro recintato dagli inquirenti, perimetro segnato da una fascia bianca e rossa. Il pacchetto era sotto un cespuglio in un tratto di bosco letteralmente sommerso dai rifiuti, dai contenitori di plastica, pieni e vuoti. Roba che è lì da moltissimo tempo. Il cespuglio è al limite del sentiero che porta al lavatoio dove, secondo una tesi, il “mostro” si sarebbe lavato. Dice Fleury: “ Ognuno ha una testa per pensare e può trarre le sue conclusioni. Io posso solo dire che i guanti sono di quelli usati dal personale sanitario in genere e che sono comunissimi, si comprano in farmacia. Che apparentemente non sono macchiati, che sono stati sicuramente usati perché sono anche in parte rovesciati come avviene quando li si toglie; e sono stati riposti con una certa cura dentro l’involucro a forma di cartellina, aperto su tre lati; che il fazzoletto è un pezzo di stoffa, anche sporco di terra, che appare imbevuto di una sostanza scura, apparentemente sangue”. Il magistrato, insomma, fa capire che tutto sembra spingere per concludere che non si tratta di qualcosa di casuale, ma di una macabra messinscena. Ma in quel posto, il maniaco o chi per lui come poteva pensare che qualcuno sarebbe andato a vedere, a controllare dopo tanti giorni ? Un motivo di più, allora, per sapere in fretta qualcosa di certo su guanti e fazzoletto. Ma tutti sembrano prendersela comoda.

6 Ottobre 1985 Stampa: Il Messaggero – Il mistero dei guanti si infittisce. Un’ipotesi: forse un poliziotto li ha lasciati nel bosco
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