L’8 ottobre 1985 il Procuratore della Repubblica Aldo Izzo, il Colonnello Nunziato Torrisi e il Maresciallo Salvatore Congiu si recano a Villacidro per incontrare Salvatore Steri, fratello di Barbarina Steri e Pierina Piscedda suocera di Salvatore Steri.
La Piscedda dichiara: “dichiara che la proria figlia, da vari anni vive separata con i due bambini, costrettavi per sottrarsi ai continui maltrattamenti inflitti dal marito. Essa, a specifica domanda, afferma che il genero era molto amico del cognato Salvatore Vinci e che all’epoca è corsa voce che avessero ammazzato la rispettiva moglie e sorella. La PISCEDDA prosegue chiarendo che talvolta si incontra con la TIBET, la mamma della defunta Barbarina, la quale dopo i primi anni dalla morte della figlia, non ha più manifestato sospetti sul figlio, dicendo di essersi convertita dopo una confessione, ed aveva perdonato. La stessa conclude affermando di essere contenta della separazione della figlia, perché ha avuto sempre la paura che potesse fare la stessa fine della Barbarina, e cioè che venisse soppressa.“
Salvatore Steri non appena convocato, prima ancora che il magistrato gli ponga delle domande, dice subito: “Credo di capire perché venite. Siete venuti per Salvatore VINCI. Io l’ho pensato subito, perché Salvatore VINCI era mio cognato. Io lo sapevo che è in mezzo alla giustizia” Confermò le sue dichiarazioni del 19 gennaio 1960 e aggiunse le seguenti dichiarazioni che possono cosi essere riassunte:
− di confermare le dichiarazioni a suo tempo rese ai Carabinieri (ha detto di essere rimasto assieme al cognato a diporto in paese, dalle ore 20,00 alle ore 23,45, ora in cui si sarebbero diretti nelle rispettive abitazioni);
− di aver visto nella camera da letto la bombola di gas e che nel pomeriggio, essendo stato a cena a casa di sua sorella, non ha notato in cucina la bombola del gas;
− di ricordarsi che suo cognato ha ricevuto incarico dalla Barbarina di passare dal rivenditore di bombole, detto “Carroga”, deceduto, perché portasse la bombola piena, evidentemente, secondo sua sorella, il ragazzo ha ritirato la bombola vuota e si è scordato di portare quella piena;
− di essere uscito con Salvatore nell’ora di buio e che dopo un po’ si è separato temporaneamente, rientrando in casa, mentre Salvatore ha detto di andare da “Carroga”, e di essersi incontrati nei pressi, trascorsi dieci minuti;
− di aver trascorso quella sera assieme a Salvatore a passeggiare, facendo, poi, insieme rientro nelle rispettive abitazioni;
− che dopo circa un quarto d’ora è sopraggiunto Salvatore, dicendo che c’era della gente in casa;
− di essere intervenuti subito e che non appena entrati Salvatore ha detto che la donna aveva la chiave della porta in mano e lui ha visto la chiave per terra vicino alla mano.
Venne quindi sentito Antonio Pili che oltre a confermare quanto affermato il 26 novembre 1984 aggiunge: “che la donna gli ha spesso detto che anche nell’eventualità che lui la lasciasse, si sarebbe sicuramente separata dal marito, e di essere venuto a conoscenza da “zia Pilimedda”, defunta, che la Barbarina aveva in animo di andare a lavorare in un asilo di suore. Egli riferisce che il matrimonio di Salvatore VINCI con la STERI Barbarina è stato imposto dalla famiglia di lei, in particolare dal fratello Salvatore, che da tempo era intimo amico di VINCI Salvatore. Il PILI, infine, conclude evidenziando che l’atteggiamento dei due cognati, il loro modo di fare, il loro affiatamento, manifesta chiaramente un tipo di rapporto diverso dalla comune amicizia, tanto che tra loro giovani, più o meno seriamente, si è pensato che fossero omosessuali, soprattutto il VINCI.“
Anna Maria Tibet, la madre di Barbarina, dichiara di essere venuta a conoscenza dagli inquirenti che la figlia è morta suicida con il gas, ma di non aver avuto mai una risposta sicura, e “per questo li ha perdonati”, e precisa che tutti hanno pensato che la Barbarina era stata uccisa e che il marito era cattivo”. La stessa prosegue chiarendo di non essere vero che essa abbia rifiutato di accogliere il bambino in casa, ma di avere avuto paura che Salvatore frequentando la sua casa avrebbe potuto dare fastidio alle sue figlie, visto che la Barbarina èstata violentata e messa incinta da VINCI Salvatore.
Usula Francesco, vicino di casa Vinci e chiamato da Salvatore Steri la sera della morte di Barbarina dichiara: “di ricordarsi perfettamente di non aver avvertito, entrando, alcuna puzza di gas e di averne sentita solo un po’ non appena entrati nella camera da letto. Lo stesso, poi, contrariamente a quanto riferito a suo tempo (“notammo ai piedi del letto il cadavere della STERI Barbarina”) descrive minuziosamente la posizione del cadavere della donna stesa sul letto, nuda, senza reggiseno e con le sole mutandine, alla quale ha toccato anche il corpo, per vedere se fosse ancora viva. Chiestogli i motivi della diversità della versione, avendo allora precisato che il cadavere della STERI stava bocconi ai piedi del letto, egli non è in grado di dare una spiegazione, confermando l’ultima dichiarazione. Lo stesso conclude dicendo che all’epoca si è sospettato che in questa vicenda si inserisse la responsabilità del marito e del fratello della Barbarina.“
Vengono ascoltati anche altri testi, il Dott. Antioco Vacca, medico, Mario Sale, Maresciallo in pensione, all’epoca Vicebrigadiere in servizio a Villacidro, entrambi intervenuti sul posto, non sono stati in grado di riferire alcun elemento utile alle indagini, perché dicono di non ricordare l’episodio. Il Maresciallo in congedo Delio Pisano, che ha comandato la Stazione di Villacidro, redattore del relativo Rapporto Giudiziario, sentito in merito, dopo un vuoto di memoria protrattosi per alcune ore, si è poi ricordato vagamente dell’episodio, precisando che, pur essendosi recato sul posto, è stato esentato dal Pretore a presenziare al sopralluogo, perché la vista dei cadaveri lo sconvolge. Lo stesso precisa, infine, di non sapersi spiegare come faccia a dire il perito di aver appurato da informazioni di polizia, che in casa STERI era stata acquistata una bombola nuova di kg. 10, qualche giorno prima della morte, e di ricordarsi delle perplessità sorte, di cui ha parlato col Pretore.
Vedi Rapporto Torrisi del 22 aprile 1986.