Il 9 Ottobre 1985 proseguono le ricerche del Dott. Francesco Narducci. Al mattino numerosi volontari e pescatori della zona partecipano alle ricerche con le proprie imbarcazioni. Intervengono i sommozzatori dei Vigili del Fuoco di Grosseto ed anche un elicottero che parte dalla base di Arezzo. Vengono perlustrati capillarmente i numerosi casolari abbandonati. I Carabinieri effettuano una ricerca a tappeto su tutta l’isola Polvese. Le ricerche, condotte con grande impiego di uomini e mezzi, durano tutto il giorno fino a sera senza avere nessun risultato.
Il padre di Francesco Narducci, Ugo Narducci, resta per tutto il tempo in stretto contatto col questore di Perugia, Francesco Trio. Lo stesso Ugo Narducci prega la consuocera (madre di Francesca Spagnoli) Maria Bona Franchini di stare vicina alla moglie e madre di Francesco Narducci Lisetta Valeri, che, sconsolata, ripete di vedere il figlio già in fondo al lago.
La Maria Bona Franchini rimane interdetta quando il consuocero Ugo Narducci le si avvicina e le sussurra: “Mi sono messo d’accordo con il questore per non fare l’autopsia a Francesco“.
Evidentemente per il padre Francesco Narducci è già morto o non avrebbe senso intercedere presso il Questore per non far effettuare l’autopsia al figlio, che ricordo è dovere di legge in casi del genere, quando del figlio ancora non sa assolutamente quale ne è stata la sorte.