Il 13 Ottobre 1985, circa alle 7.00, due pescatori di Sant’Arcangelo, Ugo Baiocco e suo cognato Arnaldo Budelli, lasciano il molo e dopo breve tempo, ad una distanza di circa cento metri, scorgono qualcosa di strano che affiora dall’acqua, come si trattasse di un grosso mucchio di erba che spunta dalla superficie del lago. La profondità del lago in quel punto è circa di un paio di metri.

Non distante un’altra imbarcazione con a bordo due cacciatori, Angelo Bernacchia detto Giancarlo e Elio Morosi avvistano il corpo e rientrano verso il Bar Gosti di Sant’Arcangelo, dove c’era il telefono pubblico, per avvertire i Carabinieri che c’era un cadavere nel lago.

I due pescatori si avvicinano lentamente e si rendono subito conto che sotto uno strato di alghe, in posizione supina, c’è un corpo completamente vestito. Baiocco è sconvolto, si mette a sedere sulla cassetta del pesce e lascia la barca al cognato, il quale con un remo inizia a toccare il corpo per sincerarsi che l’uomo sia davvero morto.

La testimonianza del 24 ottobre 2001 del Baiocco riporta: “Vidi un monte di erba e sotto un corpo grosso, fuori del normale. Esclamai: “Non sarà mica il corpo del professore?” Era come se fosse seduto sull’acqua, affiorava dallo sterno in su, leggermente pendente all’indietro. Il volto era nero, tumefatto e gonfio, tanto che quasi non si vedevano gli occhi. La mano sinistra è poggiata sullo stomaco, particolarmente gonfia, deforme e scura, ricoperta da qualche alga, mentre l’altra è sotto il livello dell’acqua.

Avvertite le forze dell’ordine nel giro di poco arriva la pilotina dei Carabinieri dall’isola Polvese e una piccola imbarcazione con due guardie lacustri, tra cui anche il Maresciallo Piero Bricca che dirà: “Non sembrava Narducci, non sembrava nemmeno un uomo bianco. Aveva labbra tumefatte, molto grosse e la pelle scurissima. Aveva una camicia e, attorno al collo, una cravatta allacciata molto stretta, tanto che pensai che il colore scuro dipendesse dalla strozzatura della cravatta, gli uscì un rivolo di sangue dal naso di circa 2 cm, mai visto prima un affogato perdere sangue“. Testimonianza dell’11 giugno 2002 e del 27 settembre 2004.

Con l’aiuto di alcuni bastoni i Carabinieri fanno passare un telo sotto il corpo e lo issano a bordo. Appena poggiato sul motoscafo dei Carabinieri dal cadavere uscì qualcosa che sprigionò un fetore terribile. Baiocco: “Non so se dalla bocca o dal ventre, vi fu una puzza indescrivibile, tanto che i carabinieri dovettero mettersi una garza al naso e alla bocca.

L’uomo senza vita era vestito con un giubbetto aperto, una camicia, una cravatta allacciata attorno al collo, un paio di pantaloni e dei mocassini marroni.

Quando la pilotina raggiunge il pontile di Sant’Arcangelo, Baiocco rimane subito colpito dall’insolito spiegamento di forze che si trova sul molo, oltre alla Polizia e ai Carabinieri presenti in gran numero, c’erano anche il Questore di Perugia Francesco Trio e altre personalità. Una folla che, secondo lui che aveva trascorso tutta la vita sul lago dove ogni anno si verificavano tre o quattro annegamenti, era del tutto anomala.

Con fonogramma i CC. di Magione comunicano che alle 7,20 del 13 ottobre 1985, su segnalazione dei pescatori della Coop.va “Alba”, era stato rinvenuto il corpo del Narducci. Indossava jeans con giubbotto di pelle, camicia (ma il Ferri, che afferma di aver visto il cadavere del 9, dice che ha una maglietta e lo dice anche la moglie) e mocassini marrone. Aveva macchie ipostatiche e segni di macerazione nella cute delle mucose. Non aveva lesioni al tronco. Agli arti superiori aveva segni di macerazione della cute, agli arti inferiori non aveva lesioni. Nel rapporto, i Carabinieri riferiscono che il 12 era stata battuta inutilmente la Polvese e che interviene il natante dei CC. di Castiglione del Lago “Perugia”. Vedi Richiesta decisione di competenza 15 luglio 2005 pag. 5

13 Ottobre 1985 Il ritrovamento di un corpo nel lago Trasimeno

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