AMORE E PERVERSIONE ATTENTI ALLA VIOLENZA

MODENA – Difficile definire il piacere, spesso temuto e associato al suo opposto, il dolore. Se coniughiamo piacere e sessualità, e ambedue alla violenza, eccoci arrivati ad un altro mistero: la perversione. Facili i giudizi quando abbiamo a che fare con un “mostro”, ma che dire se, guardandoci bene in profondità, ci accorgiamo che i pervertiti siamo noi? Ad ascoltare le relazioni al congresso nazionale congiunto della società italiana di sessuologia clinica e della società per la ricerca e la formazione in sessuologia, iniziato ieri a Modena, sul tema “Sessualità, Piacere e Violenza”, (tutti e tre con la iniziale maiuscola) si trapassa volentieri da un termine all’ altro, perdendo la bussola, salvo poi avvertire un brivido alla schiena quando parla il criminologo Francesco De Fazio, consulente della procura della Repubblica di Firenze. “Il cosiddetto “mostro” di Firenze è da noi un caso unico – ha spiegato De Fazio – ecco perchè non funziona da noi l’ indagine basata su elaborazioni informatiche che tanti successi ha dato negli Stati Uniti, dove la casistica è ricchissima. Quando verrà arrestato, si scoprirà che è un individuo del tutto normale, magari un po’ introverso, con una sola, personale perversione…”. Già, perchè il perverso non è un malato psichiatrico, e così il perverso pericoloso, che si confonde tranquillamente nella massa. Ed ecco il professor De Fazio che racconta di quel detenuto in semi-libertà che, nel corso di una rapina ad una prostituta le spaccò la testa, la strangolò, la annegò nella vasca da bagno poi la violentò con il manico della scopa. Fu scoperto perchè già in passato aveva violentato una donna introducendole nella vagina corpi estranei. La “perversione” quale tallone d’ Achille del rapinatore. O di quell’ altro, per vendicare simbolicamente la rovina del proprio matrimonio, ammazzò la suocera, con la quale aveva continui ed inappagati rapporti sessuali, tagliandola a pezzi per farla stare dentro un bidone. Dai sessuologi, comunque, non arrivano messaggi morali e categorici. In sostanza, dicono, la cosiddetta perversione ha i suoi bravi motivi e la sua utilità, purchè non nuoccia a qualcuno. E’ anche importante conoscerla, per liberarla e renderla fruttuosa. Uno degli scopi più nobili è rompere la monotonia, stimolare la coppia, rendere fantasioso il rapporto “I perversi – ha detto nella sua introduzione lo psicoterapeuta Francesco Boldrini – non vanno curati. Va soltanto fatta chiarezza quando c’ è confusione tra i vari piani di perversione”. Di certo, il ruolo della famiglia e della società è grande, quali creatrici e insieme repressori della perversione. “Finchè ci saranno bambini, e la società plasmerà la loro sessualità, si inventeranno nuovi perversi”, ha sostenuto Boldrini. La Storia, da parte sua, ha regalato in diverse epoche la patente di perversione a pratiche in altri tempi giudicate normali, se non raccomandabili. Esempio classico l’ omosessualità che, come hanno ricordato diversi relatori, dopo la beatificazione nella Grecia antica e le disgrazie moderne, ormai nessuno si sente di associare scientificamente alla perversione. Non solo di questo si è parlato e si discuterà oggi e domani al convegno. Si confronteranno psicologi, sociologi e organicisti, troveranno posto temi come il cibo, le endorfine e i farmaci stimolanti il piacere. Pare anche certo un intervento di Dora per il sindacato delle prostitute. E ci sarà – può sempre essere utile – uno sguardo anche agli animali, con l’ intervento di Danilo Mainardi, che parlerà del corteggiamento e dell’ aggressività nelle varie specie. Tre le tavole rotonde. “La violenza e i bambini”, moderatore il sessuologo svizzero Willi Pasini; “Piacere e dolore in ginecologia” dove verrà analizzato il rapporto medico-paziente e infine “La violenza e la donna”, con la partecipazione dell’ avvocato Anna Maria Magnani Noja e della giornalista Miriam Mafai.

dal nostro inviato ENRICO BONERANDI

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30 Novembre 1985 Stampa: La Repubblica – Amore e perversione attenti alla violenza
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