Uno scrittore sulle tracce del maniaco
E’ DAL 1968 che un sadico criminale si aggira nei dintorni di Firenze armato di una Beretta 22 e generalmente d’ estate, durante notti senza luna, uccide coppie isolate sottoponendone poi i corpi a macabri rituali. L’ uccisione, risalente all’ autunno scorso, di due campeggiatori francesi ha spinto alcuni cineasti a realizzare instant movie su questo tragico fenomeno. La cosa è stata oggetto di proteste, denunce e censure, ma intanto sui nostri schermi arriva Il mostro di Firenze, diretto da Cesare Ferrario che si è ispirato al libro di Mario Spezi. Da efferati crimini i cui meccanismi e dettagli sono stati divulgati dalle cronache dei giornali, è difficile trarre una vicenda che non dia fastidio ai parenti delle vittime, o condurre un’ indagine che aggiunga qualcosa ai dati noti. Cesare Ferrario lavorando su una sceneggiatura scritta insieme a Fulvio Ricciardi, si muove nel campo dell’ immaginazione, illustrando supposizioni e ricerche di un giovane scrittore che visita i luoghi dei delitti e tenta di risalire alla personalità del mostro analizzandone comportamenti e psicologia. Interpretato da Leonard Mann nei panni dello scrittore che tenta di venire a capo dell’ intricata vicenda, il film ha uno svolgimento lento e, in larga parte, notturno. Si traccia, quindi, il profilo di un giovane impotente, traumatizzato nell’ infanzia da quando sorprese la madre a letto con un estraneo e il padre in atteggiamento da voyeur. S’ intitola Il mostro di Firenze ma poteva essere, questo film, una storia qualsiasi di ordinaria follia, e basandosi su personaggi immaginari avrebbe potuto forse offrire al pubblico più tensione, mistero e colpi di scena. Ispirandosi a una realtà della quale si conoscono soltanto i dati terminali, il film si situa tra l’ esercitazione calligrafica e la diligente illustrazione di semplici congetture. (r.f.) ai cinema Eden e Quirinale di Roma, e Durini e Gloria di Milano.