Una ridda di illazioni e dicerie ha coinvolto il medico perugino morto nel Trasimeno nel giallo del maniaco di Firenze.
Parte dell’articolo:
I cacciatori del mostro hanno indagato sulla morte di Francesco Narducci. Un accostamento, nonostante l’esplicita ammissione di magistrati e polizia, che ha fatto ipocritamente inorridire anche quelli che con gli stessi argomenti imperversavano nei bar, nei salotti e nelle redazioni dei giornali appena due ore dopo il ritrovamento del corpo di Francesco Narducci. […] Da quel giorno non si è smesso di parlare di quella morte misteriosa perché legata ad una scomparsa misteriosa. Accanto a testimonianze più o meno fasulle arrivano le voci incontrollate. E la spiegazione di questi funerali frettolosi: hanno nascosto le prove del suicidio, la famiglia sapeva tutto, Narducci aveva lasciato un messaggio. Poteva bastare. Il resto serviva solo alla fantasia che rimane tale anche dopo la sortita di magistrati e polizia che indagano sul mostro di Firenze, i quali fanno intendere soltanto ora di aver investigato inutilmente sulla morte (anzi si parla esplicitamente per la prima volta di suicidio) di Francesco Narducci.
Parte dell’articolo:
Ma il folle si è nuovamente fatto vivo. Il mostro, un suicidio, i sospetti. Inviata un’altra lettera al magistrato che indaga sull’assassinio delle coppie” di Mino de Masi. “Si uccise nel lago ma nessuno volle sapere in che modo”. E’ il primo articolo in cui si parla del coinvolgimento del Narducci. Vi si dice che “dalle parti di Lastra a Signa, alla periferia di Firenze, avesse affittato un appartamento in cui la polizia, dopo la sua morte, avrebbe rinvenuto alcune sezioni di tessuto umano conservato in teche colme di formalina”. Si dice anche che Canessa è andato al Trasimeno e a Perugia ma non ha raccolto elementi (all’epoca dell’articolo).
Le tappe degli agguati nelle campagne di Firenze. Sedici vittime in 17 anni poi l’improvviso silenzio