Il 6 ottobre 1987 la trasmissione della sera Telefono Giallo, sul canale RAITRE, condotta da Corrado Augias e Donatella Raffai, si occupa del caso del MdF. Nella trasmissione compaiono: Sandro Federico, Mauro Maurri, Mario Rotella, Giorgio Abraham, Nino Filastò, Pier Luigi Vigna, Mario Spezi, Damiano Damiani, Giovanni Iadevito.
Questa la puntata.
Queste le singole interviste all’interno della puntata:
Trascrizione dell’analisi del professore Giorgio Abraham: psichiatra.
Dalla trasmissione televisiva “ telefono giallo” del 1987 di Corrado Augias e Donatella Raffai
Prima parte
Corrado Augias: accanto a me c’è il professor Giorgio Abraham, psichiatra, che insegna alla facoltà di Ginevra e di Torino. Come descrive dal punto di vista psichiatrico il mostro di Firenze?
Giorgio Abraham: non voglio sollevare certo delle polemiche, ma mi sembra che ci sia una matematica dal lato della cosa: dal punto di vista psichiatrico possiamo tener conto di tre eventualità:
– che sia uno schizofrenico la cui personalità si dovrebbe deteriorare e ad un certo momento non potrebbe più possedere questa lucidità che l’ha portato, dopo tanti anni, ad uccidere ancora nell’85, dopo 17 anni: per cui lo escluderei
– la seconda possibilità: quelli che si chiamano di psicosi acuta. Ci sarebbero delle crisi in cui lui potrebbe avere dei comportamenti incontrollabili. Però nel caso di queste crisi non ci può essere di nuovo questa lucidità e questa sistematicità, lo psicotico non ha questi momenti di lucidità , e poi nei momenti di inter-crisi entrerebbe in contraddizione con se stesso e quindi finirebbe per farsi scoprire.
– per esclusione si arriva al paranoico: quello che si chiama il delirio lucido: La persona può avere un comportamento normale, ma in genere, ha un delirio di persecuzione che quando si tocca viene fuori. Però il paranoico non attacca mai delle persone così, anonime. Attacca sempre delle persone da cui si sente perseguitato. Per cui mi sembra un po’ strano che questa persona si sentisse perseguitata da tutte le persone così diverse.
Corrado Augias: che cosa dice a voi psichiatri il fatto che quest’uomo agisce, come ha detto anche il medico legale, spinto da una pulsione sessuale, però non stupra le sue vittime. Perché non lo fa? io non so rendermi conto se è un dato caratteristico, o no.
Giorgio Abraham: vi sono nel campo di quelli che si chiamano i perversi sessuali, termine ottocentesco, maniaco per l’uomo della strada, noi preferiamo perverso, due tipi:
– Il perverso vero e proprio, che ha il suo rito sistematico, ma non può essere questo caso perché i tempi non corrispondono, difatti è stato detto che non esistono casi simili nella letteratura mondiale: non è possibile che uno soddisfi la sua voglia sessuale con dei tempi così distanziati: è assolutamente escluso!
– Poi ci sono delle tendenze perverse che possono essere lo starter della cosa: cioè è possibile che questo avesse delle tendenze da guardone alla partenza, poi qualcosa è successo che l ‘ha spinto la prima volta a uccidere e di lì è venuto il seguito: la reiterazione!
Corrado Augias: il fatto che lui non consumi la violenza, a parte infliggere la morte, ma non consumi nessun tipo di violenza: non ha un particolato significato?
Giorgio Abraham: no, anzi per esempio: ci sono dei guardoni che possono attaccare quelli che guardano, senza poi fare violenza sessuale insieme.
Corrado Augias: perché la letteratura di questo tipo, penso a Jack lo squartatore, oppure al caso recente dell’omicida di Torino, che poi si è costituito, che poi era un omicida di prostitute, perchè la letteratura vuole che, non soltanto ci sia l’omicidio, ma che ci sia anche un contatto fisico con la vittima? L’amputazione è un sostitutivo?
Giorgio Abraham: l’amputazione esiste nella storia della cosa, però io penso che l’amputazione serva ad altre cose, che per uno scopo prettamente sessuale.
Seconda parte
Corrado Augias: Dott Abraham lei ha sentito l’appello che la madre di Pia Rontini ha rivolto al possibile assassino e cioè:
” io dopo sei mesi dalla morte di Claudio e Pia; dopo un silenzio giornalistico, anche; ho fatto una lettera aperta al mostro di smettere, di lasciare che Pia e Claudio fossero gli ultimi della sua tragica storia che sta facendo. Purtroppo l’appello non fu corrisposto perché ha ucciso i francesi. Ora fo’ l’invito : fatti vivo! Facci sapere chi sei! Fatti prendere!”
Lei a questo proposito, non dell’appello, ma della personalità dell’assassino ha espresso una tesi particolare, vorrei che la esprimesse anche agli ascoltatori.
Giorgio Abraham: escludendo che sia un maniaco sessuale in azione sistematica e persistente, quest’uomo, penso che sia partito da motivi simil-sessuali, per esempio voyeuristici, poi si è costruito un personaggio e bisogna dire ci è riuscito egregiamente. Se siamo qui stasera è perché questo personaggio è diventato importante! Minaccioso! Sinistro! Dunque si è costruito un personaggio e adesso ha tutto l’ interesse a mantenerlo vivo. Ora, naturalmente per lui, secondo me, diventa sempre più difficile poter mantenere questa fama, diciamo sinistra, che si è conquistato, per cui deve trovarsi ad un bivio, deve trovarsi di fronte ad una scelta, che forse per lui è drammatica e cioè:
– o cercare di continuare ad uccidere, cosa che potrebbe voler fare, ma forse non riuscirà più a fare.
– oppure costituirsi!
Però non costituirsi semplicemente per essere punito, perché, lo capisco io l’appello di questa donna, ma non penso che questo, che chiamiamo mostro, si costituirebbe dicendo:
-“mi pento e adesso voglio espiare!”
– ma dicendo che: lui effettivamente essendo riuscito ad essere un personaggio, può continuare ad esserlo direi per tutta la storia della criminologia, cioè: sarebbe la prima volta che un personaggio inafferrabile, bisogna riconoscerlo, verrebbe a spiegarci un po’ davvero cosa è successo dentro di lui, perché noi siamo tutti, anche i cosiddetti esperti, di fronte ad un mistero e quindi sarebbe la prima volta che un assassino collaborerebbe, in fondo, con la scienza per spiegare come è arrivato a questa situazione. In questo senso qui, direi che la sua perennità sarebbe assicurata.
Corrado Augias: Ecco, nella logica ricostruzione dal punto di vista psichiatrico del professor Abraham, il mostro di Firenze è stato equiparato, se così posso dire, quasi ad un artista, nel senso deteriorato della parola, ma ad un artista! A questo artista il professore chiede di apporre sotto il proprio quadro, il quadro che ha saputo costruire in diciannove anni con le sue mani, con le sue armi: la firma! Uscendo allo scoperto! Questo è il senso del suo appello, cioè: non costituirsi per passare il resto della sua vita in carcere come punizione, ma costituirsi per rivelare la molla della sua personalità! E’ così? Ho capito bene quello che ha detto?
Giorgio Abraham: si, per scrivere le sue memorie!
Terza parte
Corrado Augias: Uno spettatore ci ha chiesto di chiederle: perché effettivamente il mostro avrebbe dovuto chiamarci? Perché fino ad ora, mezzanotte e quattordici, non lo ha fatto?
Giorgio Abraham: Io penso che se ci chiamasse, probabilmente lo farebbe, secondo me, per dirci che: non ha ucciso per il gusto di uccidere, è che lui ha un’altra motivazione, non così: un omicidio gratuito.
Perché non ci ha chiamato? Io penso che lui tema una specie di tranello psicologico, cioè: che noi vogliamo mostragli che lui è colpevole di qualche cosa. Finche lui crede questo, penso che no, non ci chiamerà. Ci sono delle condizioni forse ancora, io penso che questa trasmissione prepara forse qualche cosa, non lo so…
Corrado Augias: Quale, contro questo tranello psicologico che lui può temere, quale contromossa lei, proprio lei, può fare? Cosa gli può dire, prima di congedarci dagli spettatori tra i quali probabilmente c’è lui: l’uomo di cui abbiamo parlato tutta la sera. Quale contromossa lei professor Abraham può offrirgli?
Giorgio Abraham: la contromossa è quella che del resto abbiamo già discusso: secondo me, questa persona si trova ormai alle strette, psicologicamente parlando. Lui deve sopravvivere, deve rinnovare i motivi della sua azione: spiegarseli. Non è solo lui che in fondo ci può spiegare quello che è successo, ma anche noi possiamo aiutarlo a capire lui stesso, per cui direi le cose restano ancora aperte. Le possibilità restano aperte: finche lui pensa che ci sia un tranello psicologico che lo vorrebbe in fondo colpevolizzare, rendere colpevole, non chiamerà, ma può darsi che si convinca che non è la nostra intenzione.
Corrado Augias: Vorrei chiudere qui, ripetendo un altro ragionamento che ha fatto il professor Abraham prima: paradossalmente noi ci troviamo davanti ad un uomo il cui comportamento strutturale è di un artista, un artista sconosciuto, un artista che non ha lasciato la sua firma e che solo svelandosi potrebbe fare conoscere la sua identità: eternizzarsi in una storia, se pur una storia criminale.
Telefono giallo finisce qui ma non finisce qui, come ha detto Abraham il suo senso: forse abbiamo gettato stasera una pietra che potrà continuare a rotolare.
Grazie per essere venuti. Grazie per averci ascoltato.
Trascritto da: Claudio Costa.