Mostro di Firenze, nuovo avviso di reato per Salvatore Vinci
FIRENZE Nell’ inchiesta sul mostro di Firenze torna alla ribalta Salvatore Vinci. E’ stato indiziato, dal giudice istruttore Mario Rotella, che si occupa di questa difficile indagine, di due degli otto duplici assassinii. Le comunicazioni giudiziarie per omicidio sono riferite al primo e al sesto delitto. Vinci, che si trova nel carcere sardo di Tempio Pausania, è attualmente detenuto per l’ omicidio della moglie, Barbarina Steri. Ora è coinvolto pesantemente anche nelle vicende del mostro per l’ uccisione di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, ammazzati nell’ agosto del 1968 e per l’ assassinio di due turisti tedeschi, due uomini, Horst Meyer e Uwe Rusch Sens, i cui cadaveri furono scoperti dentro un camper parcheggiato alle porte di Firenze. Salvatore Vinci è stato interrogato l’ altra sera dal giudice Rotella. E’ stato ascoltato molto a lungo, quasi dodici ore. Sul come e sul perché Salvatore Vinci sia coinvolto nella vicenda non ci sono dichiarazioni ufficiali. Dallo sviluppo dell’ inchiesta è però facile ricostruire la strada imboccata dal giudice istruttore. Salvatore Vinci è il fratello di quel Francesco che fu a lungo indiziato di tutti gli omicidi del mostro di Firenze e che fu successivamente scarcerato. Attualmente è latitante. Francesco Vinci fu liberato proprio dopo l’ uccisione dei due giovani tedeschi. Quando furono assassinati, il 9 settembre del 1983, era detenuto. Fu dimostrata in questo modo la sua estraneità alla lunga catena dei delitti. Ora sembra di intuire che a parere del giudice si tratta di un delitto su commissione. I due furono uccisi per liberare Francesco. E’ una tesi abbastanza ardua. Nel primo omicidio Salvatore Vinci fu invece coinvolto fin dall’ agosto 1968. Dopo l’ uccisione di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, suo amante, fu arrestato il marito della donna, Stefano Mele, poi diventato un superteste dell’ inchiesta sul mostro. Mele, prima di confessare di essere l’ autore del delitto, accusò sia Francesco sia Salvatore Vinci che erano stati amanti della moglie. Disse che Salvatore l’ aveva accompagnato in auto vicino al cimitero di Signa dove Barbara si trovava in auto con Antonio Locci. Fu Salvatore disse Mele a consegnarmi l’ arma da usare per il delitto. Era una Beretta calibro 22, quella stessa che con il passar degli anni è diventata il marchio del mostro di Firenze. Quando Mele fu fermato dai carabinieri la Beretta non fu ritrovata e l’ uomo ha sempre dato versioni contrastanti sulla fine della pistola. Ed è la Beretta che il folle assassino di Firenze carica con proiettili Winchester serie H la prova principe di questo caso. Nessuno è riuscito a rintracciarla. Non è servita neppure la gigantesca campagna balistica ordinata dalla magistratura. In pratica sono state controllate tutte le pistole di questo tipo che si trovano nella provincia di Firenze. Ora c’ è evidentemente qualcosa che ha convinto il giudice istruttore Rotella a tornare, ancora una volta, su quella pista sarda che in passato ha provocato anche non poche polemiche. Nel 1984 erano finiti in carcere Piero Mucciarini e Giovanni Mele, fratelli di Stefano, ma entrambi furono scarcerati.