“Quell’uomo maltrattava mia figlia”
CAGLIARI Il processo si riferisce a un solo omicidio. Salvatore Vinci compare davanti ai giudici della Corte d’ assise di Cagliari perché è accusato d’ avere ucciso, ventotto anni fa, sua moglie Barbarina Steri. La vicenda, in un primo tempo archiviata come suicidio, è stata solo di recente riesumata dalla magistratura. Ma, nell’ aula della Corte d’ assise, quel delitto del 1960 sembra interessare solo la Corte e gli avvocati. L’ attenzione del pubblico è concentrata su un altro aspetto della vicenda: benché mai rinviato a giudizio, Salvatore Vinci è sospettato degli omicidi commessi dal mostro di Firenze. L’ ombra del feroce omicida ieri è ricomparsa non appena un colonnello dei carabinieri, Nunziato Torrisi, rispondendo a una domanda del pubblico ministero Enrico Altieri, ha parlato delle inclinazioni sessuali di Vinci, così come sono emerse da alcuni pedinamenti e dalle testimonianze di donne che sono state con lui. L’ ufficiale ha fatto riferimento alle testimonianze dell’ ex seconda moglie Rosina Massa e della ex convivente Ada Pierini, che raccontarono ai carabinieri d’ essere state costrette da Vinci ad avere, in sua presenza, rapporti sessuali con estranei. L’ imputato, dietro le sbarre, ha ascoltato senza batter ciglio. Né ha reagito di fronte alla testimonianza di Maria Luigia Tibet, 72 anni, la madre di Barbarina Steri. In lacrime la donna ha detto che Vinci costringeva la figlia a una vita di stenti e la maltrattava. L’ atteso confronto tra l’ imputato e il suo principale accusatore non è avvenuto. Stefano Mele, marito di Barbara Locci, la prima vittima, con Antonio Lo Bianco, del mostro di Firenze, ha inviato un telegramma nel quale diceva di non potersi presentare per problemi di salute. La Corte ha accertato che in realtà Mele è in grado di presenziare al processo. Lunedì verrà accompagnato in aula dai carabinieri.