Il 2 Giugno 1998 viene eseguita una perquisizione mirata a casa di Mario Spezi a seguito della pubblicazione del nuovo suo nuovo libro “Toscana nera”, che contiene il racconto di presunti retroscena delle indagini su Pietro Pacciani.
Nella perquisizione viene cercata una videocassetta che trovata viene sequestrata. Sulla videocassetta è registrata una conversazione fra Mario Spezi e il carabiniere Arturo Minoliti della stazione di San Casciano. Sembra che nella cassetta siano contenuti i retroscena sulla “costruzione” di prove usate contro Pietro Pacciani. Sembra che Minoliti, nella stessa cassetta, dica a Spezi di aver paura.
Il sequestro è stato disposto dal procuratore aggiunto Francesco Fleury.
Questo uno stralcio di quell’intervista registrata Tratto da “Toscana Nera“:
“Io mi sono incazzato per quanto riguarda il rinvenimento del proiettile. Rimproverai il commissario Perugini che metteva noi in difficoltà sulla verità. Eravamo nell’orto di Pacciani, io, il commissario e due agenti della squadra. Quei tre si stavano pulendo le suole sul paletto per le viti steso a terra e scherzavano sul fatto che due di loro avevano le scarpe uguali. A un certo punto, vicino alla scarpa di uno appare il fondello della cartuccia…
Perugini dice: “il fascio di luce ha fatto brillare la cartuccia…” Ma quale fascio di luce! Se ce l’hanno messa? È un’ipotesi. Anzi, più che un’ipotesi. Non dico di essere arrivato alla certezza. Ho dovuto considerare questo, mio malgrado. È una quasi certezza. Alla luce dei fatti non trovo altre spiegazioni.
Poi dico, Perugini fa quella testimonianza sul fascio di luce, io mi incazzo e dico: “commissario, lei mi sputtana. Se io vado in contraddizione con lei, mi fanno un culo così. Cioè: a chi devono credere i giudici? Al sottufficiale o al commissario? A un certo momento io sono costretto ad avvalorare la sua tesi, ma è chiaro che la bugia, io, non riesco a ricordarmela bene!“