Firenze, quel mostro rimarrà senza volto i giudici s’arrendono

FIRENZE Dopo sette lunghissimi anni l’ istruttoria sul mostro di Firenze, l’ inafferrabile assassino che ha ucciso otto giovani coppie, si incammina verso una prima e amara conclusione. Il maniaco resta sempre in libertà, pronto a colpire, ma la magistratura si avvia a prosciogliere molte di quelle persone che in passato sono state arrestate o indiziate. Il procuratore aggiunto Pier Luigi Vigna e il sostituto procuratore Paolo Canessa hanno infatti depositato una requisitoria che in qualche modo segna la fine di molte ipotesi e congetture, una requisitoria che lascia il caso senza una soluzione certa. Si va verso la chiusura dell’ inchiesta per l’ arrivo di nuove norme procedurali. Il maniaco è ancora senza volto, non è stato identificato. Forse per questo non ci sono state dichiarazioni o conferenze stampa e dal palazzo di giustizia sono uscite pochissime e scarne notizie. La procura ha chiesto al giudice istruttore Mario Rotella di prosciogliere dalle accuse di omicidio Enzo Spalletti, infermiere di Montelupo Fiorentino, arrestato il 17 giugno del 1981 e rilasciato il 23 settembre, il primo mostro affacciatosi in questa dificile indagine, Francesco Vinci finito in carcere nell’ agosto del 1982 e liberato nell’ ottobre del 1983, Giovanni Mele e Piero Mucciarini, i due cognati chiusi in cella tra il gennaio e l’ ottobre del 1984. E’ un non colpevole che sicuramente non ripara anni di sofferenze, di dubbi, di sospetti. Escono dall’ inchiesta anche altre sei persone medici, artigiani, pensionati individuate nel corso delle indagini sul mostro, persone di cui non è mai stata rivelata l’ identità ma che hanno ricevuto regolari comunicazioni giudiziarie. Resta invece un protagonista, Salvatore Vinci, fratello di Francesco, indiziato di tutti gli otto delitti, processato e assolto a Cagliari per l’ omicidio della moglie, Barbarina Steri. Per lui la procura della Repubblica di Firenze si è riservata di decidere dopo ulteriori atti istruttori che viene chiesto di compiere velocemente. Un’ ombra, un sospetto, aleggia ancora sopra Salvatore che si è sempre proclamato innocente ma che è stato pesantemente accusato da Stefano Mele, che nell’ agosto del 1968 uccise la moglie, Barbara Locci, ed il suo amante, Antonio Lo Bianco. La coppia fu ammazzata con una Beretta calibro 22, l’ arma hanno poi dimostrato le perizie che è diventata il marchio del mostro di Firenze. Fu Salvatore a darmi la pistola, ha raccontato Mele. E’ un groviglio che, almeno in parte, è ancora da districare. La Locci aveva un flirt anche con Salvatore ed un altro con Francesco Vinci. Quest’ ultimo esce dalla scena dei delitti ma contro di lui ci sono procedimenti per maltrattamenti mentre due sue amiche a giudizio della procura dovranno essere processate per calunnia. Poca cosa per questo spaventoso caso che però non sarà archiviato come opera di ignoti. Chiusa l’ istruttoria presso la Procura resterà aperto un procedimento, quello avviato l’ 8 settembre del 1985 dopo l’ assassinio di Nadine Mauriot e Jean Kraveichli, due turisti francesi, le ultime due vittime del maniaco. Da allora del mostro non si è più sentito parlare. All’ indomani del duplice delitto aveva inviato ai magistrati un pezzo del seno di Nadine e tre proiettili calibro 22. Al palazzo di giustizia arrivarono lettere che avevano il sapore della sfida. Poi è sceso il silenzio, un cupo silenzio che non fa star tranquilli gli inquirenti tanto che, ancor oggi, le coppiette vengono invitate a non frequentare i luoghi isolati. Salvatore Vinci, l’ ultimo personaggio apparso su questa scena insanguinata, non riempie tutte le caselle che ha lasciato libere il mostro di Firenze ed è uscito a testa alta anche dal processo per la morte della moglie istruito a seguito delle dichiarazioni di Stefano Mele. Ma c’ è ancora qualcosa di cui i magistrati non vogliono parlare, un dubbio da cancellare anche se Vinci è da mesi un uomo libero. Per gli altri invece sta per finire un lungo incubo e qualcuno si prepara alla riscossa. Enzo Spalletti, fermato per alcune confuse dichiarazioni (pareva che sapesse di un duplice delitto prima ancora dell’ arrivo dei carabinieri) non nasconde che ha intenzione di promuovere una causa civile, vuole i danni. Riconosce di esser stato un guardone, di aver spiato le coppiette. Andare a dare una guardata è da bischero ammette ho sbagliato, va bene. Ma ammazzare la gente è un’ altra cosa. E poi con voce carica di emozione aggiunge: Non si mette uno in gabbia per delle contraddizioni. Quando ero in carcere ogni giorno mi aggiungevano un omicidio. A quelli che hanno fatto le indagini non affiderei un campo da zappare. Non ho perso il lavoro perchè a Montelupo Fiorentino mi conoscono tutti, sanno chi sono, conclude Enzo Spalletti. E da tempo hanno ripreso a lavorare anche gli altri imputati. Francesco Vinci a quanto pare è in Francia, Giovanni Mele si gode la pensione e Piero Mucciarini è tornato nel suo forno. Assicura di non provare risentimenti. I magistrati hanno fatto il loro dovere, mormora mentre impasta il pane.

di PAOLO VAGHEGGI

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1 Marzo 1989 Stampa: La Repubblica – Firenze, quel mostro rimarrà senza volto i giudici s’arrendono
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