Il 28 dicembre 1990 il dott. Gennaro Monaco, all’epoca Primo Dirigente della Polizia di Stato della Questura romana redige una nota su Maria Consolata Corti. La nota poi è inoltrata dal dirigente pro tempore, Dott. Nicola Cavaliere, il 4 gennaio 1991, su richiesta della SAM del 13 novembre 1990.
Il dott. Monaco, nel citato atto, confermava l’avvenuto colloquio con la Corti, all’epoca in cui era Dirigente della squadra mobile, collocandolo temporalmente nel mese di gennaio 1987. Riferiva, quindi, di avere inviato, su richiesta del Questore dell’epoca, dott. Monarca, un proprio funzionario, il dott. Robert Nash, presso l’ospedale Filippo Neri, da dove la donna aveva telefonato al Questore. Qui, il dott. Nash aveva appreso dalla donna che alcuni comportamenti del dott. Angelo Mangano, Dirigente Superiore della Polizia di Stato a riposo, con cui da qualche mese intratteneva una relazione sentimentale, l’avevano impaurita avendo compreso che il funzionario potesse essere il cosiddetto “Mostro di Firenze”. Aggiungeva che la donna aveva precisato che “tale ipotesi le era nata dopo aver osservato alcuni comportamenti del suo amante nei momenti più intimi: si trattava in particolare del fatto che costui durante gli amplessi non diceva alcuna parola e che lo stesso era solito farsi la doccia con acqua gelida”. Quindi, il dott. Monaco proseguiva che il dott. Nash, nonostante “l’assoluta mancanza di credibilità della donna che peraltro appariva nel non pieno possesso delle sue capacità mentali” aveva accompagnato la Corti negli uffici della squadra mobile. Qui, la donna gli aveva manifestato i suoi convincimenti “con frasi sconnesse e senza alcun nesso logico”, per cui, dato l’evidente stato precario di salute psichica della Corti, aveva provveduto a contattare telefonicamente la di lei madre, Elena Del Dottore per affidargliela. Vedi: Nota informativa n°500/2001 del 3 dicembre 2001 pag. 47/48