Il 21 marzo 1991 – ore 10,45 – si presenta agli uffici della SAM la signora Mariella Ciulli dichiarando di essere a conoscenza di particolari utili alle indagini e rilasciava dichiarazioni alla stessa SAM, alla quale consegnava nella circostanza un memoriale di 10 pagine autografe che firmava una per una e che leggeva per essere registrate su nastro magnetico.
Le citate dichiarazioni si possono così sintetizzare:
a) nel 1968, a fine estate, si trovava in auto col marito ferma per discutere in un viottolo nelle vicinanze di “Castelletti” di Signa dopo che erano stati da un’amica del giornalista de “La Nazione”, Piero Magi a Castelletti di Signa dove le era stata data una polvere bianca per toglierle il malocchio (diceva: mi sembra che eravamo stati a cena da una nostra amica di Signa che mi aveva dato una “porzione” di polvere bianca contro il malocchio. Non ricordo come si chiami né dove abiti esattamente, ma mi disse che aveva una relazione con il giornalista de “La Nazione” Piero Magi). Mentre erano in auto avevano sentito alcuni spari e poco dopo avevano visto un bambino che piangeva accanto alla loro auto e che li aveva invitati a andare verso un’auto che era coperta da una siepe. Il marito era andato verso quell’auto dicendo al suo ritorno che all’interno non c’era nessuno. Quindi, prendendo una bicicletta che si trovava appoggiata a un cespuglio, il marito si era allontanato con bambino seduto sulla canna per accompagnarlo a casa. Nell’attesa aveva visto passare un tipo strano in bicicletta che indossava una mantella scura e un cappello che, dopo essersi fermato un attimo accanto a lei per osservarla, si era diretto verso l’auto dove lo aveva visto fermarsi per osservarla prima di riprendere la corsa girando sopra un ponticino. Si era poi recata vicino all’auto, che era grande, e al suo interno aveva notato le figure di due persone di cui una aveva la testa un po’ più eretta e l’altra la testa reclinata verso la prima. In quel momento era tornato il marito senza il bambino e senza la bicicletta e gli aveva raccontato di aver notato nell’auto due persone. Il marito, che le aveva spiegato di aver accompagnato il bambino a casa sua secondo le indicazioni fornitegli, si era poi avvicinato a quell’auto e poi l’aveva assicurata che non c’era nessuno. Quindi erano tornati nella casa dell’amica di Signa dove era stata fatta stendere su un letto di una camera al secondo piano (si trattava di una villetta con giardino dove in quella stanza dormiva, vestito, un uomo che le fu spiegato era il fratello della proprietaria). Al suo risveglio era tornata a casa per conto suo perché il marito nel frattempo era andato via. Il giorno seguente il marito (che all’epoca era semplicemente un amico) tutto agitato le aveva telefonato pregandola di accompagnarla in un posto dove a suo dire aveva perso il mulinello della sua canna da pesca. Lo aveva così accompagnato nel pomeriggio nello stesso luogo della sera precedente e, mentre il marito stava rovistando nell’erba, aveva visto passare tre uomini in divisa, forse tre carabinieri, che avevano riferito loro che non era possibile stare in quel posto. Il marito l’aveva abbracciato volendo far credere che fossero due innamorati, ma in effetti per non farle spiegare i motivi per i quali si trovavano lì. Quando i carabinieri poi si era allontanati il marito si era avvicinato all’auto della sera prima che si presentava all’interno tutta in disordine e le sembra che stesse cercando qualcosa. Quindi le aveva chiesto di condurla alla casa del bambino e così aveva visto che si trattava di una casa mal ridotta dove aveva suonato un campanello a corda e dove dopo un po’ si era affacciata da una finestra una tipa strana alla quale aveva domandato del bambino ma senza ricevere risposta perché la tipa aveva chiuso la finestra. Aveva capito che non si trattava di gente del posto. Il giorno dopo erano andati a mare con una tizia che forse era ospite di Piero Magi. Poi aveva cercato un amico, Massimo Croci, forse conosciuto nel corso di una festa che il marito aveva fatto nel suo pied a terre del viale Machiavelli che aveva insieme al Prof. Achille Sertoli, per raccontargli tutto e lo aveva trovato nella sua fabbrica;
b) il marito possedeva una pistola, che le aveva detto era stata di proprietà del padre e che lei aveva visto sia nel cruscotto dell’auto Mercedes Pagota bianca del marito sia nel pied a terre che aveva con l’amico Sertoli nel viale Macchiavelli e che qui teneva in un cofanetto di velluto rosso nel cassettone della camera da letto. Dopo la morte del suocero, avvenuta nel 1971, aveva visto un’altra pistola semi automatica nel citato cofanetto. In un’occasione aveva accompagnato il marito in un’armeria di via dei Serragli per acquistare le cartucce e era stata lei a lasciare la carta d’identità perché il marito non aveva con sé i documenti;
c) nel 1985, subito dopo il delitto degli Scopeti, il marito inspiegabilmente, di fronte alla manifestazione del pensiero che si augurava che l’assassino venisse catturato, aveva reagito stringendole forte la gola. Poco tempo dopo le aveva spiegato che si era disfatto delle due pistole gettandole in mare a Punta Ala;
d) le frequentazioni del marito in quel periodo erano: suo cugino Alberto Corsi, Piero Mancini, Mario Spezi, Enrico Puliti, Mauro Baracchi, Achille Sertoli, Lucio Angeli, Sandra Giani, Roberto Vanni, Raffaele Dongarrà, Giancarlo De Juliis, Pacini (proprietario di night club “Moulin Rouge”), Nayhanel e Johanan Vitta, Filippo De Simone, Baglione Bruno, Fabrizio Riccardi (cognato), Margherita Calamandrei (sorella), Florenzano (figlio di un dentista), Lucio Angeli, Antonio Jorio (Cosenza), Mino Sibieri (Prato);
e) la parentela della madre del marito proveniva da Signa e Campi;
Estratto GIDES 2 marzo 2005 Pag.80/81/82/83
Ciulli Mariella in data 21.3.91 si presentava presso la Questura di Firenze, e rendeva alcune dichiarazioni, allegando un memoriale (allegato agli atti del presente proc. pen.). Nelle dichiarazioni la Ciulli riferiva sostanzialmente quanto segue: a fine estate ’68, dopo essersi recata col Calamandrei (allora per lei soltanto un amico, conosciuto attraverso il giornalista della “Nazione” Piero Magi) a casa di una signora che “toglieva il malocchio”, si era appartata in auto con lui in campagna in località “Castelletti”, quando avvertì alcuni spari; dopo pochi istanti videro un bambino, il quale piangeva dicendo che la mamma era morta, indicando, un’altra auto parcheggiata nei pressi; il Calamandrei andava a vedere e tornava dicendo che nell’auto non c’era nessuno, poi accompagnava il bambino con una bicicletta che si trovava nei pressi, attraversando un ponticino; mentre attendeva il ritorno del Calamandrei, vedeva passare “un uomo in bicicletta…indossava una mantella scura ed un cappello ed era di corporatura piccola, si soffermò un attimo a guardarmi ma proseguì verso l’auto più grande dove si fermò ad osservarla per poi proseguire…”; osservando meglio vide nella vettura due persone “una con la testa più eretta, l’altra con la testa reclinata verso la prima…”; poiché lei si sentiva male, tornarono a casa dell’amica, dove la Ciulli fu fatta stendere su un letto. Il giorno seguente il Calamandrei, agitato, le chiese telefonicamente di accompagnarlo in un luogo dove era stato a pescare in precedenza, e dove aveva perso il mulinello; la portò nello stesso luogo della sera precedente; mentre lui rovistava nell’erba passarono tre uomini in divisa, forse Carabinieri, ed il Calamandrei, nel vederli, inaspettatamente l’abbracciò “per impedirmi di rispondere alle loro domande”; quindi il Calamandrei si diresse verso l’auto della sera precedente, prese qualcosa e, subito dopo, la portò via. La Ciulli riferiva, altresì, che il marito era stato possessore di armi (una propria, una ereditata dal padre), che gettò in mare a Punta Ala dopo il delitto degli Scopeti; che il marito, dopo il delitto degli Scopeti, reagì stringendola al collo solo perché “io manifestavo il desiderio che il delitto venisse scoperto”; che lei, dopo essersi consigliata con una amica, aveva deciso di parlare delle sue “perplessità” ai Carabinieri di Borgo Ognissanti; che lei stessa, nei dicembre 1990, aveva consegnato un memoriale su questi punti all’avvocato Lena. Il memoriale veniva fatto leggere alla Ciulli, e la lettura veniva registrata su nastro magnetico. Vedi 22 dicembre 2008 motivazioni sentenza Silvio De Luca processo a Francesco Calamandrei Pag: 132