Il 5 Marzo 1992 l’Anonimo Fiorentino spedisce ben cinque lettere, una all’On. Claudio Martelli, una al direttore del quotidiano del “La Nazione” e ben tre al Procuratore della Repubblica di Firenze Pier Luigi Vigna.
La Lettera all’On. Martelli è un muovo invito ad intervenire nell’annosa vicenda del MdF a fronte di un Pietro Pacciani innocente. Il tono della lettera si distingue molto da quello delle altre, appare ossequioso ma non per piaggeria, riconosce in Martelli una persona corretta. Alla stessa maniera spiega che il suo anonimato non è viltà, ma protezione e che sarà disponibile a rivelarsi alla fine di tutto ed anche a subire un regolare processo.
(NdR: uesto non avverrà in futuro, l’anonimo fiorentino non sarà scoperto ne lui stesso si rivelerà. Lui stesso anticipa che se non accadrà è perché sarà stato ucciso, quindi un’ipotesi di cui tenere conto.)
La seconda lettera spedita, di una sola pagina, è indirizzata al direttore del “La Nazione”. Nella lettera accusa il direttore stesso di non avere il coraggio di pubblicare le sue lettere anonime in cui denuncia pubblicamente Vigna. Accusa il direttore del quotidiano di viltà o opportunismo e lo invita a farsi da parte. Puntualizza che non solo non si è pubblicato le sue lettere ma nemmeno dato notizia di due cartelli esposti presso un’edicola (sempre la stessa) di cui l’ultimo in data 1 marzo 1992. Infine accusa il direttore di aver ricevuto dei soldi su un conto svizzero.
Le lettere spedite al Procuratore Vigna sono addirittura tre, ognuna indipendente dall’altra e ciascuna composta di un solo foglio.
In una, dopo offese varie accusa lo stesso Procuratore Vigna di ventilare ipotesi assurde (riferendosi ad un articolo di giornale del “La Nazione” del 3 marzo 1992), rispetto alla manipolazione di colpi a salve per adattarli alla 22. Lo accusa di ventilare un’ipotesi assurda affermando che eventualmente,il Pacciani avrebbe potuto procurarsi facilmente quanti proiettili voleva calibro 22. Lo accusa inoltre che l’ordine di mettere i bossoli in casa Pacciani è partiva da lui o dal capo della mobile Cimmino. Infine minaccia di rivelare fatti inerenti a Gladio, al treno 904, alla droga, al rapine e sequestri (nomina Mario Sale come al tempo del Questore Mario Grasso). Promette di sputtanare tutti e ammette una comunanza di amicizie in cui lui stesso è presente, tutto questo se non liberano Pacciani.
Nella seconda lettera ci sono due, dall’anonimo definite analogie, che dovevano essere inviate al direttore del “La Nazione”. Non sono state inviate perchè il direttore si dimostra succube di Vigna. Il primo messaggio dice:
“PIERLUIGI! VIGNA! LIBERA PACCIANI, LO SAI CHE E’ INNOCENTE! ESCI ALLO SCOPERTO, CONFESSA! NON FARE IL VIGLIACCO COME QUANDO ERAVAMO RAGAZZI!!”
Il secondo dice: “ PIERLUIGI VIGNA!! VOLEVO RICORDARTI CHE NEL GIORNALE “LA NAZIONE” DEL 7 AGOSTO 1984 DOVE SI FACEVANO I NOMI DI GUARDONI E PEDERASTI ANCHE ILLUSTRI, MI SONO MERAVIGLIATO NON LEGGENDO IL TUO”
E’ evidente che l’anonimo fiorentino e il Procuratore Vigna si conoscevano fin da ragazzi.
Nella terza lettera rinnova le accuse rispetto alla manipolazione dei proiettili e cita un articolo che è apparso su “La Nazione” del 4 marzo 1992. Evidenzia che il possesso di proiettili winchester calibro 22 non sono prova di colpevolezza. Ventila l’ipotesi che la famigerata pistola 22 sia detenuta proprio dal procuratore Vigna. Nel ridicolizzare gli elementi di prova, come la sottoveste a fiorellini, ridicolizza lo stesso Vigna affermando che doveva essere la stessa sottoveste da lui adoperata per fare gli spogliarelli. Afferma di aver trovato alla Boschetta un proiettile calibro 22 winchester con sul fondello la H e propone a Vigna di fargliela recapitare se ha bisogno di nuovi prove da falsificare. Infine, dopo aver rinnovato gli insulti al direttore del “La Nazione” afferma di aver preparato una sorpresa finale per Vigna.
Materiale fornito dall’Avv. Alessio Fioravanti.