Il 22 giugno 1992 l’Ispettore Ruggero Perugini assieme al Maggiore Alfredo Salvi e al Maresciallo Pietro Frillici (ed una interprete) partirono alla volta di Osnabrück per raggiungere gli uffici della polizia criminale tedesca. Il loro scopo era fare degli accertamenti e assumere informazioni attraverso i familiari di Wilhelm Friedrich Horst Meyer.
Prima di affrontare il viaggio, la SAM, attraverso il Consolato di Germania in Firenze, aveva fatto richiesta alla polizia tedesca di verificare informazioni con i familiari del Wilhelm Friedrich Horst Meyer (Vedi 14 giugno 1992 e 15 giugno 1992) e avute queste di accertare dove era possibile acquistare nella cittadina di Osnabrück il blocco da disegno marca Skizzen Brunnen dello stesso tipo sequestrato Pietro Pacciani il 2 giugno 1992.
Il signor Bernot Klose, ufficiale della polizia tedesca, aveva svolto le sue indagini individuando un negozio sito in Krahandtrasse 43/45 dal nome Prelle Shop. Questo è il negozio dove si era recato Horst Meyer per l’acquisto del materiale da cancelleria necessaria per la scuola di disegno e grafica che frequentava.
Fu sentito il titolare della ditta, Westerholt Franz Josef, dopo aver dichiarato che fino al maggio 1985 ogni singolo articolo veniva contrassegnato col c.d. “numero di merci” al quale esso apparteneva (ad es.: 2b e così via), ebbe ad escludere l’esistenza di un codice cifrato o qualcosa di simile che si riferisse alla ditta di produzione o di distribuzione. Il numero del gruppo di merci indicava soltanto di che tipo di articoli si trattasse. Ad esempio, il numero 4 designava materiale da disegno, carta, cartonaggio etc.). Peraltro il Westerholt, dopo aver riflettuto, ebbe a ricordare che, in un periodo di transizione, a partire dal 1982 circa, si era incominciato a formulare nuovi codici, al fine di adeguare al linguaggio del computer le etichette dei prezzi e le operazioni di gestione magazzino. Era quindi possibile che in quel periodo potesse essersi iniziato ad introdurre determinati numeri di contrassegno, in accordo con la ditta commissionata, cosa poi divenuta normale successivamente. La cifra “424” poteva dunque avere il seguente significato: il 4 all’ultimo posto avrebbe potuto indicare il tipo di articoli (articoli da disegno); il numero centrale ed il primo, rispettivamente 2 e 4, avrebbero potuto indicare il momento in cui la merce era pervenuta alla ditta Prelle (nel caso specifico aprile 1982). Vedi Sentenza Pacciani 1 novembre 1994 pag. 268/269
Il Signor Westerholt Franz Josef fu poi ascoltato nuovamente in data 16 giugno 1993.
Venne ascoltata Angelika Becker Hagensieker, che ebbe a lavorare come commessa dal 1980 al 1985, ha precisato che il primo piano del negozio era destinato alla cancelleria ed era diviso in tre reparti: articoli da ufficio, articoli scolastici, articoli da disegno, ma le commesse del piano erano solite darsi il cambio, lei lavorava al reparto articoli scolastici, la Stellmacher Etgeton Annegret al reparto articoli da ufficio, mentre la Klenner Hennig Lohmann era al reparto articoli da disegno. La teste ha riferito che la cifra “424” sul momento non le diceva nulla, mentre la cifra “4.60” avrebbe potuto essere il prezzo. Aggiungeva però una circostanza interessante, che integrava quanto riferito dal Westerholt: costui faceva molta attenzione a che tutti i prodotti fossero contrassegnati con l’apposita etichetta recante il prezzo, però spesso, per via della fretta, non avendo a portata di mano l’etichettatrice, le merci venivano contrassegnate a matita. Vedi Sentenza Pacciani 1 novembre 1994 pag. 269/270
Fu quindi ascoltata Annegret Magda Etgeton Stellmacher che per 11 anni, dal 1976 al 1987, aveva lavorato presso il Prelle Shop. Nell’osservare la doppia cifra “424/4.60” rilevava immediatamente trattarsi di cifre scritte da mani diverse, la prima delle quali ella non era in grado di individuare, mentre per la seconda si dichiarava quasi completamente certa, al 95%, che si trattasse della propria calligrafia. La teste poi, pur non sapendosi spiegare il significato preciso della cifra “424”, pur ritenendola non un prezzo ma un numero di merce e rimandando per competenza al titolare Westerholt, aggiungeva una circostanza che confermava ed integrava quanto riferito dalla Hagensieker: in condizioni normali solo alcuni singoli articoli, come i registri, venivano di regola contrassegnati a mano, mentre sia il prezzo che il numero di merce venivano applicati a tutti gli altri con un’etichettatrice, ma il sistema manuale poteva trovare comunque occasionale applicazione anche ad articoli diversi nel caso in cui l’etichettatrice fosse difettosa o non se ne potesse disporre in quel preciso momento. Vedi Sentenza Pacciani 1 novembre 1994 pag. 270
Sia la Stellmacher che la Lohmann rilasciavano scritture di comparazione, e la Stellmacher faceva anche pervenire suoi scritti risalenti al 1981. Nessuna delle impiegate sentite ricordava di aver visto nel negozio un giovane con le sembianze del Meyer, la cui fotografia era stata loro mostrata. Vedi Sentenza d’appello Pietro Pacciani pag: 13
La Signora Stellmacher fu poi ascoltata nuovamente in data 16 giugno 1993.
Gli uomini della SAM si spostarono poi prezzo Lemforde dove risiedevano i familiari di Horst Meyer, qui la famiglia aveva radunato anche degli amici del figlio, e a tutti furono mostrati una serie di oggetti sequestrati nel corso delle varie perquisizioni nelle case di Pietro Pacciani. Furono mostrati:
Una giacca di produzione bavarese
Il blocco da disegno schizzo Bruno
Un taglierino
Una penna marca Gwinner
Una trousse da bagno
Un dizionario italiano-tedesco
Un set di 12 cartoline dal titolo Der Rhein
Un set di 10 cartoline della città di Amsterdam
Un portasapone marca DIES
Un orologio da tasca e tre catene da orologio
Una fotocopia di una foto di due rasoi marca Braun
Alcune fotografie di monili conservati da Pacciani
Alcune foto di una giacca di velluto rosso e raso nero e di una giacca chiara a Point scuri
Heidemarie Mayer riferì che il blocco da disegno Skizzen era fra i preferiti del fratello Wilhelm e che ne aveva acquistati di diversi formati o nel negozio Heintzmann o nel negozio PrelleShop di Osnabrück. Recuperò e il mostrò gli agenti della SAM uno di questi blocchi da disegno Skizzen nel formato 24 x 33 recante annotato sul retro il prezzo di 10 20 marchi, apposte sempre a lapis, asserendo che fosse appartenuto ad Horst e che essa vi avesse eseguito all’interno dei disegni. Da notare che tale doppia cifra, separata da una spaziatura invece che dal trattino trasversale, non solo è scritta anch’essa a matita, ma è apposta anche nello stesso punto, all’estrema sinistra in alto, in cui figura quella analoga sul blocco sequestrato al Pacciani. Specificò che normalmente il fratello quando era in viaggio faceva fotografie e non si portava dietro il materiale da disegno. Tuttavia ella affermava che il giorno prima della sua partenza da Lemforde per Firenze, si era trasferito a Munster in un nuovo appartamento: lei era lì quando suo fratello assieme al Rusch si era messo in viaggio e poteva confermare che nel furgone, al momento della partenza, c’erano ancora diverse cose rimaste da quel trasloco, come mensole e scatole di cartone. La Heidemarie Meyer, dopo aver attentamente osservato tutti gli oggetti che le erano stati mostrati, aveva detto che si ricordava solo di quel vecchio portasapone, pensava di averlo visto in casa dei suoi genitori, forse anche nella stanza del fratello. Vedi Sentenza Pacciani 1 novembre 1994 pag. 268/291/292/300
Da notare anche che blocco di formato più grande, 24x34cm., articolo 47450, quale quello, consegnato da Meyer Heidemarie. Ed appare, allora, una progressione di prezzi di vendita che va dai 9,20 marchi dell’8-5-82 ai 9,70 marchi del 22-8-83 (pochi giorni prima dell’omicidio dei due tedeschi) ai 10 marchi del 24-10-83 (un mese e mezzo dopo l’omicidio dei tedeschi). Sennonché, il blocco consegnato dalla Meyer porta sul retro l’annotazione di un prezzo di vendita di 10,20 marchi, che, essendo i prezzi lievitati sempre in aumento, sta ad indicare un acquisto effettuato in epoca successiva alla morte di Horst. Vedi Sentenza d’appello Pietro Pacciani pag: 78
Sarebbe opportuno leggere nelle motivazioni della sentenza d’appello da pagina 75 a pagina 79.
Essendo risultato che quel tipo di blocco non era stato mai venduto nel negozio Heintzmann, venivano concentrate le indagini sul negozio Prelle-Shop.
Georg Meyer, padre di Wilhelm parve riconoscere il portasapone come un oggetto visto in casa e medesima impressione ebbe anche Manfred Lemke, un amico di Wilhelm con cui aveva fatto alcuni viaggi. Manfred aveva notato sul davanzale della stanza che occupava Horst vi teneva poggiati molti oggettini, ed egli riteneva di poter dire che tra questi vi fosse anche un portasapone di quel tipo. Vedi Sentenza Pacciani 1 novembre 1994 pag. 300
Nessuno degli altri oggetti fu riconosciuto da parenti o da amici.