“Per incastrare il mostro adesso abbiamo una prova”
OSANBRUCK – “Il viaggio in Germania? E’ andato bene, torniamo a casa con una prova oggettiva”. Finisce oggi la missione in Germania dei poliziotti italiani sulle tracce del mostro di Firenze, e il commissario Ruggero Perugini, commenta il lavoro di quattro giorni, senza nascondere la propria soddisfazione. “Sono veramente soddisfatto. E sono molto ottimista”. Ora, ha qualcosa di più in mano, rispetto a prima. Una prova oggettiva, dice, senza spiegare però di che tipo e contro che cosa. Di sicuro in questi giorni passati in Westfalia, ha incontrato i genitori dei due ragazzi tedeschi uccisi dal mostro nel settembre di nove anni fa. A Cuxhaven, vicino al mare del nord, ha visto la mamma e gli amici di Uwe Rusch. A Lemforde, duecento chilometri più a sud, ha parlato con i genitori dell’ altro tedesco: Horst Meyer. Proprio da Lemforde, invece, sarebbero arrivate indicazioni più utili. Perugini aveva con sé in una valigia un pugno di piccoli oggetti (matite, pastelli, un blocco da disegni) fabbricati in Germania e mai commercializzati in Italia: tutti trovati nella casa di Mercatale di Pietro Pacciani, l’ ultimo indiziato per i sedici delitti del maniaco. Probabilmente i genitori di Horst hanno riconosciuto qualcosa. Non solo, avrebbero dato altre indicazioni per aprire piste finora trascurate. Nello stesso momento la polizia tedesca avrebbe concluso alcuni accertamenti e molti di questi darebbero ragione agli uomini della Squadra antimostro. E’ in questi dettagli che nasce “la prova oggettiva” di Perugini? Forse. Di sicuro ci sono solo i prossimi appuntamenti del commissario che lo attendono appena rientrato in Italia: il poliziotto dovrà incontrare i magistrati per decidere le prossime mosse.
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