La polizia “segrega” in casa il presunto mostro di Firenze
Le grane non finiscono mai per Pietro Pacciani, l’ agricoltore di Mercatale Val di Pesa sospettato di essere il “mostro di Firenze”. Fra aprile e maggio c’ è stata la maxiperquisizione che ha sconvolto la sua casa e il suo giardino (“il mio orticiuccio”, dice lui). Dopo ci sono state le lettere anonime che lo accusano, le indagini in Francia e in Germania, il sospetto che un block notes trovato nella sua casa appartenesse a una delle vittime del mostro. Poi la perizia collegiale, che non ha escluso che il proiettile calibro 22 trovato nel suo orto possa essere stato introdotto nella Beretta a canna lunga che fra il ‘ 68 e l’ 85 ha firmato tutti e 16 i delitti del mostro. Infine, da ieri, le misure di prevenzione. D’ ora in poi Pietro Pacciani, 67 anni con qualche malanno e molta vitalità, dovrà rinunciare alle passeggiate notturne nei boschi, alle chiacchierate al bar, alle escursioni in motorino. Per i prossimi tre anni, ogni volta che vorrà allontanarsi da casa dovrà avvisare l’ autorità di pubblica sicurezza, e comunque dovrà chiudersi in casa alle sei di sera e non mettere il naso fuori prima delle sette del mattino. Secondo i giudici Armando Sechi, Claudio Lo Curto e Nicoletta Donini della sezione per le misure di prevenzione, Pietro Pacciani è un soggetto “ad alta pericolosità sociale” e “ad elevato spessore criminale” e “una personalità proiettata verso una forte predisposizione al delitto”. Perciò per i prossimi tre anni, secondo il decalogo stabilito nel decreto, Pacciani dovrà “vivere onestamente”, “rispettare le leggi”, “non dare ragioni di sospetto”, “non detenere o portare armi”, “non partecipare a pubbliche riunioni”, “non frequentare abitualmente locali pubblici” e “non avere contatti con persone che hanno subìto condanne o che sono sottoposte a misure di prevenzione o di sicurezza”. Le ragioni del provvedimento nascono dal passato di Pacciani, passato che i pubblici ministeri Pier Luigi Vigna e Paolo Canessa hanno ricostruito nella loro richiesta. Nel ‘ 51, a 26 anni, Pacciani uccise a coltellate un rivale in amore. Uscì dal carcere nel ‘ 64, si sposò, ebbe due figlie. Cominciò a violentarle fin da quando erano piccole. Continuò per dieci anni, bastonandole quando si rifiutavano. Nell’ 86 fu denunciato e arrestato. E’ rimasto in carcere fino al dicembre ‘ 91. Intanto il suo nome era emerso nel computer della Squadra antimostro accanto a quello di pochissimi supersospettati. La polizia aveva scoperto che prima di essere arrestato aveva maneggiato pistole e fucili. Da quando è uscito dal carcere non è mai stato perso di vista e la pressione investigativa intorno a lui è apparsa qualche volta molto vicina a una persecuzione. Pacciani sembra un vecchietto inoffensivo e un po’ patetico. Ma i giudici sostengono che in realtà è un uomo “di natura violenta, di crudeltà inaudita, di temperamento feroce, di azioni e reazioni gratuitamente sproporzionate condotte con agghiacciante freddezza, di istinti rozzi e bestiali, di contegno selvaggio e di indole estremamente perversa”. Ne è riprova il fatto che dopo il ritorno dal carcere Pacciani ha continuato a terrorizzare le figlie (che vivono nel suo stesso paese), “paventando propositi di bieca vendetta”. Se la situazione è così grave – obiettano i difensori di Pacciani, gli avvocati Renzo Ventura e Pietro Fioravanti, preannunciando appello – se la sua pericolosità è così grande, perchè la sorveglianza speciale non è stata chiesta un anno fa, quando Pacciani è uscito dal carcere? La sensazione è che – in questa situazione – le misure di prevenzione siano qualcosa di molto vicino ad un arresto. L’ inchiesta sui sedici delitti del mostro è prossima alla conclusione. Contro Pacciani non ci sono prove schiaccianti, ma una serie di indizi che impediscono di concludere tranquillamente: “No, lui non c’ entra niente con i delitti del mostro”. Potrebbe profilarsi una richiesta di rinvio a giudizio.
di FRANCA SELVATICI